Intervista tratta dal settimanale di Riviera Oggi numero 1144, in edicola dal 22 dicembre

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Proseguiamo nella nostra “giostra” di fine anno, una serie di interviste per tracciare un bilancio degli ultimi 12 mesi di politica all’ombra del Torrione. Siamo partiti dal Sindaco Piunti con cui abbiamo tracciato un bilancio dell’ultimo anno, assieme a qualche prospettiva per il prossimo. Qui invece vi proponiamo la nostra “chiacchierata” con Antimo Di Francesco. Il capogruppo del Pd si guarda indietro e ripercorre le tappe di un 2017 significativo per il Partito Democratico. Nel farlo tradisce una certa delusione per gli addii di Perazzoli (“non si abbandona la nave, sua esperienza poteva essere importante”) e Marzonetti (“Pd non è un autobus, mi assumo quota di responsabilità per la sua candidatura”) oltre a un giudizio netto nei confronti dell’amministrazione Piunti: “Inadeguati a governare la città”.

Il 2017 è stato un anno impegnativo per il Pd, sia a livello nazionale che a livello locale dove avete affrontato il rinnovo delle segreterie cittadine e di quella provinciale, ma avete anche perso per strada uomini, a partire da Perazzoli e per arrivare all’ultimo addio di Marzonetti. Qual è la situazione attuale del Pd? Avete la sensazione di aver perso qualcosa in termini di potenziale, e se sì, credete ci siano dei responsabili?

“E’ stato un anno denso di impegni, molto faticoso e non privo di difficoltà, ma la forza di un partito e di un gruppo dirigente si misura sulla capacità di riorganizzarsi e ripartire con slancio e determinazione mettendo al centro dell’azione politica, idee innovative, progettualità e programmazione, concretezza, confronto ed ascolto dei cittadini, continuando ad investire nel rinnovamento, nella formazione e nelle future generazioni per realizzare un progetto di prospettiva. Il partito provinciale e quello locale di San Benedetto ed i rispettivi circoli, a mio avviso, stanno lavorando molto bene in questa prima fase e di fatto si è aperta una nuova stagione con rinnovato impegno e protagonismo nel segno dell’unità. Abbiamo delle sfide importanti da vincere a partire dalle prossime elezioni politiche e la solidità del partito è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi prefissati.”

Per quanto riguarda Perazzoli e Marzonetti? Qual è il suo giudizio?

“A livello nazionale c’è stata una componente importante del partito che ha intrapreso un altro percorso, ha lasciato il partito ed ha formato un nuovo soggetto politico e questo ha avuto di conseguenza ripercussioni anche a livello regionale e locale. Perazzoli fa parte del nuovo partito Mdp e la strada era già segnata, tenuto conto che aveva preso da molto tempo le distanze dal Pd. Non ho condiviso nella maniera più  assoluta le sue dimissioni dal consiglio comunale perché la minoranza avrebbe avuto bisogno della sua esperienza, non si abbandona mai la nave perché si perdono le elezioni, non funziona così, si rimane in campo a combattere, in consiglio tutti i membri rappresentano la città. Per quanto riguarda Marzonetti sicuramente se non si fosse dimesso Perazzoli non sarebbe mai entrato in consiglio comunale, è di certo una grande delusione e mi assumo anche una quota di responsabilità insieme al partito per avere contribuito a farlo candidare. Il Pd non è un autobus dove si sale e si scende a piacimento e la coerenza politica non è un optional, inoltre le regole vanno rispettate e valgono per tutti, non si può pensare di fare il battitore libero quando si è parte integrante di un collettivo, prima viene il partito poi i destini personali.”

Il 2017 è stato il primo anno “intero” dell’amministrazione Piunti. Qual è il suo giudizio sulla gestione della città da parte del centrodestra? E in base a questo giudizio, il Pd che alternativa rappresenta ad oggi per San Benedetto?

“Il tratto distintivo e caratterizzante di Piunti  e di questa amministrazione è la totale incapacità amministrativa e l’inadeguatezza nel governare la città, una politica di corto respiro, tanti  buoni propositi e annunci spot, ma ad oggi solo ordinaria amministrazione ed anche a singhiozzo, probabilmente per timore di sbagliare e commettere errori. Sicuramente un commissario prefettizio avrebbe fatto molto meglio. Piunti ha vissuto questa prima esperienza politica di luce riflessa, avendo solo inaugurato opere della precedente amministrazione come ad esempio il lungomare. Il dato politico è che non ci sono idee, progettualità e programmazione ma solo una navigazione a vista. Basta vedere le condizioni di degrado del Ballarin che era stato un cavallo di battaglia elettorale di Piunti per avere una fotografia di questa giunta, non c’è inoltre un progetto organico di sicurezza per la città, è assente un piano strategico di sviluppo turistico, politiche culturali e sociali hanno visto solo interventi estemporanei, sulla sanità Piunti è subalterno al sindaco di Ascoli e quindi recita un ruolo molto marginale per la nostra città,  ma soprattutto non c’è il coinvolgimento dei cittadini e la partecipazione è rimasta solo sulla carta. Direi che manca il coraggio e l’entusiasmo ed i cittadini sono molto delusi, serpeggia un malessere diffuso in città. Il Pd dovrà costruire insieme alla città un nuovo progetto ed un’alternativa valida e credibile di governo, partendo innanzitutto dal nostro programma di centrosinistra che, ricordo, è stato sostenuto dal 51% dell’elettorato sambenedettese che ovviamente dovrà essere aggiornato e integrato con le nuove esigenze della città . il Pd è il primo partito della città ed ha i consiglieri più votati con il maggiore consenso elettorale e questo deve responsabilizzarci maggiormente per realizzare un progetto su solide basi.”

Il project financing per la piscina ha dominato la scena politica nella seconda parte del 2017 . Lei ha dichiarato che ha rappresentato una spaccatura insanabile fra maggioranza e opposizione e di sicuro è stato uno degli scontri più duri degli ultimi anni di politica sambenedettese. Secondo lei, perché il tema piscina ha assunto questa dimensione di scontro frontale?

“La piscina è un bene pubblico strategico per la città e noi non abbiamo condiviso fin dal principio metodo, percorso, procedura e contenuti di questo progetto, chiedendo più volte a Piunti ed Assenti di riaprire il dialogo con la città, con le componenti politiche della minoranza che rappresentano il 70% dell’elettorato,  con le società sportive che operano da tanti anni nella struttura, e valutare altre opzioni e strade da perseguire per riqualificare l’impianto natatorio ma non siamo stati presi in considerazione e i nostri consigli e proposte sono caduti nel vuoto. Non c’è alcuna convenienza economica per il comune, non emerge il beneficio pubblico e l’allocazione del rischio non è a carico esclusivo del privato. Inoltre il comune dovrà elargire un canone annuo di 30 mila euro per 30 anni, spesa che sarà a carico della collettività oltre a una passività di 145 mila euro all’anno, cifra certificata dal parere del dirigente del settore finanze, oltre alle molteplici criticità di carattere urbanistico. Si poteva fare un mutuo mantenendo la proprietà pubblica della piscina, tenuto conto di quanto costerà all’ente annualmente questo project. Oppure un’altra strada poteva essere quella di realizzare un nuovo impianto natatorio, sempre con lo strumento del project ma con altre condizioni e con un altro tipo di progettualità e di percorso. Questo atteggiamento arrogante dell’amministrazione e la prova muscolare messa in atto segnano una frattura istituzionale. Le prove muscolari sono sinonimo di debolezza politica e ci saranno inevitabili conseguenze. Il silenzio assordante nell’ultima commissione lavori pubblici prima del consiglio significa molto in termini di rapporti politici.”