SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un cittadino nigeriano di 27 anni è stato arrestato questa mattina a San Benedetto dalla polizia, che ha dato seguito a un’ordinanza emessa dal Gip in base alle risultanze di un’inchiesta di cui è titolare la Procura di Ascoli e che indaga su un giro di prostituzione.

Pesanti i contorni della storia che si potrebbero tradurre, in fase processuale in altrettanto pesanti capi d’imputazione per il nigeriano appena arrestato. Si parla di sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale ma anche di estorsione, appropriazione indebita e perfino di riti esoterici. Tutto ai danni di una ragazza, anche lei nigeriana, di 25 anni.

Proprio la giovane, a inizio novembre scorso, si è presentata accompagnata da una coppia di italiani al commissariato di San Benedetto per raccontare il suo incubo. La circostanza della denuncia, poi, è davvero degna della sceneggiatura di un film. La ragazza si è infatti imbattuta nella coppia mentre “fuggiva in maniera rocambolesca” dalla casa del suo connazionale (l’uomo oggi arrestato) in cui “era praticamente reclusa, prigioniera” spiega oggi la polizia.

Ma quello che davvero fa rimanere basiti, sono i contorni della storia. Che oggi la polizia è riuscita a ricostruire dopo quasi due mesi di indagini e che, purtroppo, non rappresentano una novità nel drammatico mondo in cui queste donne africane, vittime di abusi e di costrizioni psico-fisiche, vivono. La ragazza infatti, per mesi, avrebbe subito pressioni, lesioni e anche una violenza sessuale da parte del suo connazionale. Tutto mirato a costringerla a prostituirsi. Accanto all’abuso fisico, però, anche quello psicologico.

L’aguzzino della ragazza infatti  le avrebbe chiesto un somma enorme, 18 mila euro, per liberarsi dallo sfruttamento; una somma che ovviamente la vittima avrebbe potuto racimolare solo in un modo: ovvero vendendo il proprio corpo. Un circolo vizioso e criminale alimentato pure da riti esoterici, a giudicare dalle informazioni che oggi gli investigatori rendono note. La ragazza infatti sarebbe stata vittima di una sorta di ordalia religiosa tramite una pratica definita “Juju” dalle popolazioni centroafricane.

Ma un’altro aspetto grave, e che rende l’intera storia un incredibile incubo, sono forse le rivelazioni, sempre rese note oggi, sulle minacce che la giovane riceveva sistematicamente dal suo aguzzino e dal “clan” che gli inquirenti credono abbia agito dietro di lui. La ragazza infatti, nell’imbarcarsi nel viaggio della passione che l’ha portata in Italia, lascia nel suo paese di origine una famiglia e due bambini molto piccoli, in tutto otto persone. La giovane oggi racconta che, durante i mesi di prigionia e sfruttamento, avrebbe ricevuto continuamente pressioni da parte dei suoi sfruttatori, che avrebbero minacciato di uccidere i suoi due figli e che, come parziale pagamento del viaggio verso il nostro paese, si sarebbero anche impossessati della casa della giovane in Nigeria, buttando tutta la famiglia in mezzo alla strada.