SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La tragedia del Rodi rappresentò un momento di rottura generazionale tra i marittimi sambenedettesi in quanto una parte consistente della nuova leva di essi non accettarono il destino di andare per mare senza contratto di lavoro come i loro padri ma intraprese una lotta decennale per poterlo ottenere.

“La rivolta popolare dovuta ai ritardi per il recupero del relitto innestò un momento di unità tra i giovani marittimi con il movimento extraparlamentare Lotta Continua e fece acquisire loro una coscienza di classe, di ragionamento, di discussione – racconta Nazzareno Torquati –  Numerosi furono gli episodi di lotta intrapresi anche dal Comitato Pescatori rappresentato da Benedetto Voltattorni e Egidio Latini con la collaborazione attiva dei militanti di Lotta Continua Renato Novelli, Francesco Vagnoni, Tinello Zazzetta e soprattutto Antonio Pompei che diventò segretario del locale sindacato marittimi della CGIL. Una tra tutte la vittoria del sabato a terra”.

Torquati prosegue: “Ma il momento culminante per l’ azione risolutiva per l’ ottenimento del contratto nazionale e quindi il superamento della gestione delle Casse Marittime e quindi l’ iscrizione all’ AGO-Assicurazione  Generale Obbligatoria fu la vertenza detta del migliatico – aggiunge –  Nel  1974 scoppia il periodo dell’austerity. Sale il prezzo del gasolio, i pescatori vanno in crisi e il governo interviene con una legge ad hoc detta del “migliatico”: un rimborso per  ogni miglio percorso”.

“Essendo il contratto a compartecipazione, il rimborso non doveva andare solo all’armatore ma anche al personale imbarcato. Questo non venne dato  ai pescatori oceanici e come FilmCgil, nella quale ricoprivo il ruolo di segretario, iniziammo una  pesante azione con oltre 500 vertenze di rimborso – dichiara Torquati –  Quello che nel corso di decenni non abbiamo ottenuto permettendo ingiustizie nei confronti dei nostri anziani pescatori si è conquistato intimorendo il mondo armatoriale con  pesanti effetti economici e reati penali . Da qui anche grazie all’ attivissimo sindacalista anconetano della CGIL Enzo Grati, ottenemmo dapprima la tabella minima di contribuzione e poi  il contratto nazionale”.

“Alla firma del primo contratto ci furono due rappresentanti del nostro armamento: Giuseppe Romani e Danilo Guidotti – Torquati –  Da allora i nostri pescatori a differenza del passato hanno una pensione commisurata ai contributi versati e sufficiente al loro sostegno economico”.