SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Questione piscina. Due sono le domande fondamentali a questo punto. Se la maggioranza va avanti con il project ci rimetterà San Benedetto? E se invece ad andare avanti fossero l’opposizione e il comitato, a colpi di ricorsi, ci rimetterà San Benedetto? Il project financing sulla piscina, ormai questo fatto può essere gridato in ogni piazza, sta monopolizzando l’intera scena politica sambenedettese, sta diventando il simbolo di una profondissima spaccatura fra opposizione e maggioranza e, con ogni probabilità, sarà ricordato come uno dei principali scontri multilivello (amministrativo, politico e quasi sicuramente legale) della storia recente della città e della vita dell’amministrazione Piunti di sicuro. Uno scontro epico, quasi da fumetto.

Nella giornata di oggi la minoranza ha indetto, ed è almeno la quarta volta dall’estate, una conferenza stampa in cui tutte le forze di opposizione gridano il loro “No” alla finanza di progetto. La decisione nasce sicuramente in risposta alle dichiarazioni rilasciate da Piunti nel week-end (CLICCA QUI) e dopo la “super commissione” di mercoledì, che sembrava aver sancito il rallentamento anche dell’inter politico (di sicuro l’ha fatto a livello tecnico) del project, e che è invece stata ancora arena spettatrice dell’irremovibilità della maggioranza: il project si fa e si vota entro al fine dell’anno.

In realtà non c’è nessuna vera notizia che viene fuori da quest’ultima uscita della minoranza, nessuna azione oltre a quelle già compiute, se non il pacifico riconoscimento che il consiglio comunale, sulla faccenda si sta spaccando definitivamente. Un concetto esplicitato dal capogruppo Pd Antimo Di Francesco, alla seconda uscita sul tema in pochi giorni, che parla di “frattura insanabile e netto solco” fra i poli in assise e esasperato da quello che può considerarsi il “capitano” (Capitan America magari, continuando nella metafora) della spedizione anti-project Giorgio De Vecchis.

“Non si vede l’interesse pubblico nelle motivazioni di questo progetto e per esclusione rimangono solo quelli privati” ripete almeno quattro volte il consigliere, in un crescendo di toni da opera lirica. “Non si sta seguendo la legge, stanno distruggendo il nuoto sambenedettese, ci sono evidenti pressioni ai tecnici e non c’è convenienza economica” sono i punti principali di una inevitabile parafrasi del discorso di De Vecchis, per cui non basterebbe un’antologia col leader di Ripartiamo da Zero che tira dentro anche la sicurezza (“non conosciamo neanche l’indice di sismicità, una volta fatti i lavori, della struttura coperta in cui andranno anche i bambini delle scuole”).

La questione piscina diventa quindi l’occasione per riunire tutti gli “Avengers”. E ci sono proprio tutti dal Pd (presenti i consiglieri Di Francesco e Morganti e il segretario Alfonsi) ad Articolo Uno (Flavia Mandrelli) passando per l’Udc (col coordinatore Fabrizio Capriotti), il Psi (con Umberto Pasquali che vive uno scontro nello scontro per la posizione, tutta da decifrare del “suo” soldato Marco Curzi) e il già citato De Vecchis (con Andrea Sanguigni). Il messaggio che vuol far passare l’opposizione è sostanzialmente legato a quello che percepiscono come l’esercizio di un potere arbitrario (“finora hanno esercitato solo potere” dicono in tutte le salse tutti gli esponenti) che sembra quasi quello dei più classici “villain” dei comics (e ce ne sono a bizzeffe, potete sceglierli) per una questione piscina che ha, a tutti gli effetti. assunto l’iconografia, almeno dal punto di vista di chi si oppone al project, di lotta fra bene e male degna dell’universo Marvel. Una metafora questa, che prende quasi vita quando Flavia Mandrelli, a un certo punto si lascia andare a un: “Devono andare a casa, fanno solo il male di San Benedetto”.

Ma c’è un’ombra che forse aleggia attorno a tutta la questione. E che deborda dai confini del consiglio comunale. Perché possiamo anche trovare punti di incontro divertenti fra le saghe a fumetti e la realtà, ma questo resta uno scontro le cui ripercussioni rischiano (e gli indizi ci sono tutti fra diffide e esposti in Procura e alla Corte dei Conti del comitato) di finire in un’aula di tribunale con riverberi sulla vita stessa e sulla funzionalità di quello che la piscina rappresenta, ovvero un bene pubblico. E se questo bene pubblico, a colpi di ricorsi più che probabili a questo punto, dovesse restare ingabbiato di chi sarebbe la responsabilità? La minoranza, a precisa domanda del nostro giornale durante la conferenza di oggi, sembra convinta: “Noi abbiamo avvisato l’amministrazione in tutti i modi” risponde Flavia Mandrelli “ci dispiacerebbe se la piscina dovesse bloccarsi, ma la colpa non sarebbe nostra”.