SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Mentre la sua situazione spagnola si sta chiarendo, alleggerendo le sue responsabilità, il nostro concittadino Nobile Capuani (manager di settori giovanili calcistici per vocazione) non sta vivendo uno dei migliori periodi della sua vita anche se oggi è molto più sereno di qualche mese fa. Dopo essersi ‘spremuto’ molto per far valer le sue ragioni attraverso la stampa locale e nazionale ha deciso di fermarsi e affidarsi alla giustizia iberica, convinto che alla fine di tutto il suo nome verrà ‘ripulito’ dal fango che gli è stato gettato addosso. Già a vederlo si capisce che è un uomo diverso, pur segnato da vicende che lui definisce sfortunate ma consapevole che la lezione (non gli piace definirla così ma tale è) gli è servita. Ci ha confessato che certi errori, dettati più da ingenuità e superficialità che da sue precise volontà, non li commetterà più. Con grande sollievo di tutta la sua famiglia che lo ha pregato di cambiare vita (e lavoro) ma principalmente di tagliare con la sega certe compagnie.

Prima di passare all’intervista ricordiamo che Nobile Capuani è invischiato in una vicenda giudiziaria per scommesse illecite con la sua squadra spagnola di serie C. Subì anche un fermo di 20 ore in caserma e l’obbligo di non varcare per un certo periodo i confini nazionali.

Ciao Nobile, come va?

“Meglio. Oggi sono tranquillo perché, pur continuando a ritenere gratuite le accuse nei miei confronti, ho deciso di attendere i tempi della giustizia che sono certo mi sarà favorevole, lo si è già visto con gli ultimi avvenimenti. In realtà non ho ancora capito veramente cosa mi era successo. Il tutto complicato dalla lingua con traduzioni a volte inesatte che mi hanno impedito di far valere di più e meglio le mie ragioni”

Ok, non parliamone più. Che stai facendo adesso? Perché ci sono persone che sparlano di te anche per vicende diverse ma comunque negative, a L’Aquila, a Giulianova e anche a Grottammare…

“Adesso sto aiutando la mia famiglia che ha rilevato il negozio di Forno Moderno in piazza Garibaldi a San Benedetto. Faccio un lavoro umile ma abbastanza aderente a quello di rappresentante per il quale ritengo di avere una vocazione particolare. Lavoro che le ultime vicende hanno inquinato perché vengo oggi ritenuto una persona poco affidabile. Questa è la cosa che più mi dispiace perché prima di tentare avventure nel calcio l’ho sempre fatto con successo e nella massima soddisfazione dei miei datori di lavoro”

Nel calcio invece non tutto è filato liscio…

“Mi hai nominato tre località nelle quali ho lavorato come manager calcistico. In questo sport chi si prende certe responsabilità è sempre ritenuto un lampione che viene riconosciuto in una strada buia dove lampioni come me danno fastidio perché vogliono fare luce e pulizia.  Il settore giovanile de L’Aquila l’ho lasciato quasi in pareggio, oggi ha un debito di oltre 300 mila euro. Ritengo di avere grandi capacità manageriali ed una passione infinita per uno sport che ho praticato a buoni livelli. Sfido chi mi contesta a dimostrarmi il contrario”

Sei forse caduto in qualche trappola…

“Tante ma ne sono sempre uscito a testa alta. Mi sarebbe anche piaciuto lavorare qui a San Benedetto ma non mi è stata data la possibilità. A Giulianova e L’Aquila ho avuto tutti contro perché ho rotto il giocattolo ad altri mentre per me il settore giovanile è una cosa molto seria. I risultati sul piano tecnico mi hanno dato sempre ragione”

Un mea culpa?

“Sicuramente sì. Ho fatto gravi errori di valutazione e di generosità verso persone che non lo meritavano. Questo mio comportamento mi sta costando caro perché oltretutto ha creato dissapori nella mia famiglia. Mi sono trovato in una situazione umana devastante. Mi sono pentito ed ho deciso di lasciare un mondo come quello del calcio che mi ha creato tantissime delusioni e sofferenze. Non vedrò più le partite perché da adesso in poi il mio pensiero è solo per la mia famiglia, alla quale tengo più di ogni altra cosa. Ho visto i miei figli in ginocchio, mia moglie che non mi ha capito inizialmente per cui il mio impegno attuale è quello di recuperare credibilità all’interno delle mura di casa”

Confidavi ai tuoi tutto quello che stavi facendo?

“Sempre, sapevano tutto. Qualche dubbio mia moglie lo ha avuto dopo le vicende spagnole. Quando tornai mi disse tra il serio e il faceto: ” Se facevi scommesse così “importanti” potevi dircelo, visto che non hai mai avuto segreti con noi”. Mai nascosto nulla alla mia famiglia anche su decisioni che poi hanno procurato precarietà economiche. I miei business plan venivano vagliati anche da lei”

Quindi anche su quanto stavi facendo in Spagna?

“Visto che la vicenda è andata sul penale, presto mi ridaranno la squadra che dovrò vendere per recuperare parte degli investimenti che ho fatto. Sì ma il mio rammarico maggiore è la rilevanza mediatica che in campo nazionale è stata deformata, a livello locale forse non potevate fare di più. Quelle ferite a chi mi vuole bene ora sono state rimarginate ma mi hanno prostrato moltissimo. Per questo motivo mi ha fatto piacere che un giornale come Riviera Oggi ha voluto sentirmi, avendo capito che, vicende giudiziarie e lavorative a parte, sul piano umano sono stato penalizzato oltre misura. Ora tutto è finito e mi fa piacere comunicare che per Nobile Capuani è iniziata una seconda vita. Chi non vuole accorgersene adesso, lo capirà nel tempo. L’ho iniziata rinnegando gli errori del passato ma con la consapevolezza di aver dato ai miei figli, insieme a mia moglie, l’educazione giusta e un episodio recente lo ha dimostrato”.
L’episodio al quale Capuani fa riferimento è apparentemente irrilevante ma significativo, riguarda suo figlio Manuel, calciatore del Petritoli che durante una gara ha aiutato l’arbitro a pendere la decisione giusta seppur contraria alla sua squadra. Ne parliamo a parte.

Auguriamo a Nobile una ‘seconda’ vita diversa, visto che la ‘prima’, nel bene e nel male, non è stata una passeggiata. Nell’attesa che l’ultima vicenda spagnola trovi la sua naturale conclusione, ci sentiamo di chiudere così: non tutto il male vien per nuocere.
“Di fronte a queste tue parole mi sento uno scolaro e dico: sì”.