Di Alessandro Maria Bollettini

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Riviera Oggi ha incontrato e intervistato Andrea Bernardini, alias J-And, rapper sambenedettese che in questi giorni ha pubblicato il suo nuovo album: “Pecora Nera”!

Durante il giorno parrucchiere, poi vesti i panni da rapper: quando hai iniziato a seguire la tua passione?

“Diciamo che sono una versione rivisitata di Clark Kent (ride, ndr). Nei fumetti DC lui era un reporter che quando sentiva il pericolo entrava in una cabina e si trasformava in superman; ecco, io durante il giorno sono un parrucchiere, con pettine, forbici e tutto il resto…poi appena esco dal negozio mi trasformo in J-And! Una specie di Dr Jekil and Mr Hide. La mia passione per il rap è nata all’età di tre anni quando un mio cugino, inglese, mi fece ascoltare per la prima volta i “Run DMC”; da lì fui attratto da questo ritmo e da questa rima che scorreva e lì venni folgorato dal mondo del rap, nonostante io sia un grande, ma veramente grande, fan del cantautoriale italiano. Negli anni ho cercato sempre di mescolare le due fazioni: unire il rap al cantautoriale, cercando di portare una sferzata di italianità al rap, dato che oggi cerchiamo sempre di andare a copiare ciò che c’è dall’altra parte dell’Oceano, come il rap americano, lo stile gangsta o anche il raggaeton. Io ho cercato  di dare italianità a questa musica, con citazioni di cantautori come Rino Gaetano, De Andrè, Battiato. Ho messo il Made in Italy nella musica rap”.

Per quale motivo hai scelto il nome d’arte J-And?

“Sulla scelta del nome J-And non ho una storia particolarmente “fica” da raccontare su come è nato. All’età di 16 anni ho dovuto fare un passaggio dal pediatra al dottore finanziato dalla mutua, e quando sono andato a ufficializzarlo si sono sbagliati nel trascrivere il mio nome ed hanno scritto Bernardini Junior Andrea . E il “Junior” non c’entrava nulla anche perché mio padre ha tutt’altro nome…Da quel momento il “J” sta per “Junior”, e l’ “And” per Andrea. È una storia divertente, particolare, diversa dalle solite storie che raccontano i rapper su come hanno scelto il loro nome e su come si sono creati il personaggio”.

Nelle tue canzoni dai molta importanza al territorio sambenedettese, cui sei molto legato. Hai mai pensato di andare via da qui?

“Vorrei fare un esempio: prendiamo un aereo; sa da dove parte e sa dove deve andare, ma quando arriva sa sempre da dove è partito. Io sono come un aereo, San Benedetto è la mia città, è la mia terra, cercherò sempre e comunque di mettere un pezzo di San Benedetto in ogni mio video, in ogni mia canzone. Dall’altro lato so anche che la musica ti dà l’opportunità di girare il mondo, di andare fuori, in grandi città come Milano, Roma, però so che i miei rami potranno pure andare nelle altre città, ma le mie radici rimarranno sempre qui a San Benedetto. Il nettare del rap me l’ha dato questa città, il mio tronco, insieme ai miei rami, potrà andare a finire in qualsiasi parte del mondo, ma le mie radici resteranno sempre qui”.

In alcune canzoni usi il nostro dialetto: secondo te c’è la possibilità di creare un movimento artistico dialettale in rap a San Benedetto, come fatto ad esempio in Campania e a Roma? Da Bice Piacentini ad Andrea Bernardini and Co…

“Io sono dell’idea che il dialetto dovrebbe essere insegnato nelle scuole come una vera e propria materia, perché ogni posto ha la sua cultura, ed il dialetto ne è parte integrante. Ad esempio Bice Piacentini era una portatrice sana di San Benedetto, una delle donne che l’ha fatta conoscere, insieme alla sua cultura e al suo dialetto, grazie alle proprie poesie. Lei in questo modo è riuscita ad arrivare a molte persone e a far diffondere la nostra cultura. Nel mondo di oggi, in cui il rapper può essere definito come un poeta moderno, secondo me con le nostre canzoni, mettendoci più impegno e coinvolgendo più cantanti nel rap dialettale sambenedettese, possiamo riuscire ad arrivare a più persone. Molti non capirebbero la nostra forma di dialetto, però potrebbe essere una buona soluzione e soprattutto un buon metodo per diffondere la nostra cultura”.

Cosa pensi in generale della scena rap sambenedettese? Vedi nuove leve con un buon potenziale?

“Posso dire che secondo me la scena rap sambenedettese è molto propensa a farsi conoscere, a farsi vedere. Ci sono delle giovani leve che scrivono testi che non sono mai riuscito a scrivere quando avevo la loro età. Ci sono arrivato col tempo, andando avanti. Oggi tutti questi mezzi di informazione, come Facebook, YouTube e tutti gli altri social network, ti permettono di essere un passo avanti culturalmente. Tutte queste cose ai nostri tempi c’erano un po’ di meno. I ragazzi di oggi hanno una certa attitudine, sono molto sfrontati, hanno voglia di dire le cose come stanno. Ai nostri tempi forse facevamo un po’ più di fatica da questo punto di vista; adesso invece noto questa voglia di trasmettere la propria opinione. Devo dire che a San Benedetto la scena mi sembra molto promettente e questa è una cosa davvero positiva, perché se un giorno smetteremo o lasceremo il rap ci saranno dei successori a fare la cosiddetta “rivoluzione” anche in nome nostro”.

Cosa pensi della tua carriera musicale? Hai rimorsi per quanto riguarda il passato? Punti in alto per il futuro?

“Sono contentissimo della mia carriera musicale, ho ricevuto molti premi, targhe, riconoscimenti; ho sempre cercato di distinguermi dagli altri, facendo vedere chi era veramente Andrea, chi era J-And, mettendo in risalto le mie capacità. Ho sempre visto che le persone mi hanno corrisposto feed-back positivi e ciò mi ha reso sempre orgoglioso di quanto facevo, orgoglioso della musica che facevo. Per il mio futuro cerco sicuramente di puntare ai piani alti. Per adesso ho quasi sempre visto la partita dagli spalti e piano piano sono sceso nelle tribune d’onore, nelle tribune vip, fino ad arrivare a sognare di giocare in campo. Diciamo che ora non sono neanche in panchina, ma sto facendo il riscaldamento per entrare in campo e fare i miei dovuti goals”.

Punti molto sui video per quanto riguarda le tue canzoni: credi che un giorno riuscirai a creare un prodotto virale che porti visibilità a te e a San Benedetto? Il brano “Esta Noche” è partito col piede giusto da questo punto di vista…

“Come dicevo prima ho sempre cercato di mettere un po’ di San Benedetto in tutte le mie canzoni anche se YouTube delle volte mi ha fatto degli scherzetti, eliminandomi alcuni video e facendomi perdere tante visualizzazzioni. Però con “Sentina”, una canzone in dialetto per il nostro territorio, sono riuscito ad arrivare a 40mila views e sono riuscito ad emergere mostrando la bellezza di San Benedetto. Con un’altra canzone, “We are happy from San Benedetto” feci vedere la mia padronanza nelle rime e la città. Con la canzone “Lu mare” sono arrivato a 140mila visualizzazioni mettendo in evidenza il nostro litorale, cercherò sempre di fare del mio meglio se non direttamente almeno indirettamente”.

Miri a diventare un simbolo/vanto della nistra città?

“Rino Gaetano diceva che è la tua terra ad infangarti. Un altro detto recita “ non si è mai profeti in patria”. Io riguardo a queste frasi sono molto suscettibile, anche se sono molto vere. San Benedetto mi ha dato tanto e cercherò di portarla sempre nel cuore, la porterò sempre con me anche se dovesse arrivare la cosiddetta “botta di fortuna”. Vuoi o non vuoi, anche se non diventerò un simbolo per lei, preferisco che San Benedetto diventi un simbolo per me. Se la mia città diventerà un grande simbolo per me ed io dovessi diventare famoso, verrebbe sempre come simbolo con me; è una sorta di equazione”:

Cosa  pensi della scena rap-nazionale? Hai aperto i Dj-set di Fedez e Nesli in passato, due rapper che hanno preso “strade” differenti in seguito: a chi somigli di più?

“La scena rap nazionale oggi è molto ma molto avanti. Ci siamo distinti dalla solita minestra rap che cercavamo di copiare. Lo abbiamo fatto, come dicevo prima, facendo vedere il “made in italy”. In passato è vero: ho aperto le serate di Fedez e Nesli, che, come hai specificato, hanno poi preso strade diverse, ma tendo sempre a non immedesimarmi in un personaggio, cercho sempre di essere me stesso e soprattutto di creare un mio personaggio in modo che tutte le persone si possano immedesimare in me. È  questo quello che dovrebbe fare la musica: dovrebbe raccontare episodi di vita o storie in cui chi la ascolta si possa immedesimare. Chi ascolta dovrebbe dirsi: “Vedi, J-And ha avuto il mio stesso problema e lo ha risolto così…cadendo, rialzandosi, combattendo”. Questi sono i messaggi che chi ascolta deve ricevere. Nella vita bisogna cercare di essere sempre se stessi, questa è la mia filosofia, ho sempre cercato di non copiare nessuno e di fare del mio stile un punto di aggancio cui molti possano ispirarsi. In una canzone dedicata a mio fratello dicevo “cerca di fare i tuoi sbagli, ma non per sbagliare come me, ma per cercare di non fare gli stessi sbagli e fare di meglio”. Questa è la classica frase che potrebbe risultare banale ma che riassume il tutto. Io devo dare un messaggio alle persone, voglio dare consigli, e questo vuoi o non vuoi lo fa qualsiasi personaggio della scena rap: ognuno lancia un messaggio, in cui tutti possano trovare ispirazione. Tutti hanno una propria personalità, un proprio modo di fare, quindi non c’è mai uno che assomiglia a qualcun altro. Non c’è mai il personaggio che viene assemblato o riprodotto nello stesso modo, ognuno prova ad aiutare chi lo ascolta a modo suo”.

Non appartieni a nessun genere particolare, per questo hai chiamato il tuo primo album “Pecora Nera”: pensi che questa possa essere la chiave del tuo successo in futuro?

“Sono stato sempre la Pecora Nera, perché ho sempre avuto la mia visione, proprio perché non sono uguale a nessuno e mi distinguo dalla massa. Sono sempre stato contro-corrente, uno di quelli che quando andava di moda vestirsi stretti vestiva largo e viceversa, sono sempre stato in contro-tendenza, ma questa attitudine mi ha fatto essere diverso dagli altri e mi ha fatto vedere il mondo da un altro punto di vista. L’idea di “Pecora Nera” è molto avanzata perché tutti amiamo essere pecore nere, sentirci diversi, però molte volte, quasi sempre, siamo delle pecore bianco-nere perché cerchiamo di seguire la massa, soprattutto riguardo le mode del momento ci omologhiamo agli altri. Io invece mi sono sempre distinto, mettendomi le maglie larghe di mio padre quando mi andava di vestire largo, oppure indossavo giubbetti non firmati perché volevo essere io stesso la moda. Ho sempre avuto questa ottica di diversità ed ho sempre cercato di approndirla, distinguendomi dalla massa e facendo la “Pecora Nera”.

In passato ti sei posto contro la centrale di stoccaggio del gas a San Benedetto. Ho curato recentemente un’inchiesta sulla Ferrovia Salaria: pensi che un giorno potresti cantare a riguardo? Mi offrirei come collaboratore, ma ho bisogno di un nome d’arte…

“Il mio territorio è il mio tesoro ed io voglio proteggerlo, proteggo la mia città. Dato che la mia  dote è quella di scrivere testi, canzoni, come potevo non scrivere un pezzo sulla centrale di stoccaggio del gas? Volevo arrivare a tutti mostrando questo grande problema. Il rap è nato come una musica di protesta, quindi ho fuso le due situazioni. Ho difeso il mio territorio parlando di questa situazione grave e ho usato il rap come formula per arrivare a più persone possibile. In qualche modo, arrivando a 6mila persone, ho smosso un po’ la situazione. La gente si è chiesta “perché si parla di questo argomento, cos’è questo stoccaggio?”.  Le persone che hanno ascoltato quella canzone si sono informate. Se un giorno ci vorremo vedere con un bel caffè potremmo approfondire le problematiche della questione Ferrovia Salaria e potremmo benissimo scrivere una canzone! Il nome da rapper lo scegliamo insieme, te lo do io (ride, ndr)”.

Dedicheresti due strofe a Riviera Oggi per concludere l’intervista?

“Colgo l’occasione per ringraziare voi di Riviera Oggi per la disponibilità che mi avete dato e per ringraziare tutte le persone che hanno collaborato per il cd “Pecora Nera”: il producer Giulio Jay che si è occupato di creare tutte le basi musicali; Max 2D che si è occupato del mixaggio, del mastering e della registrazione; Yuri Falcioni, che ha elaborato la grafica del cd, e soprattutto chi ha collaborato nelle canzoni con i  featuring rendendo speciale ogni singola traccia.

E poi potrei dire:

Parto col free-style pura improvvisazione,                                                                                                                                    spendo un po’ di parole ve le dedico col cuore,                                                                                                                             tanto lo so fare mi metto a rappare,                                                                                                                                     a Riviera Oggi faccio gli auguri così in un modo un po’ speciale;                                                                                           e a voi porto tutto il mio rispetto,                                                                                                                                           come lo porto alla mitica San Benedetto,                                                                                                       io non faccio le truffe come Moggi,                                   e voglio ringraziare chi? Riviera Oggi.                                                                                                                                 Voglio ringraziare tutta quanta la redazione,                                                                                                                           la ringrazio con tutto il cuore,                                                                                                                                         con queste mie parole finisco così:                                                                                                                                                                    un saluto a Riviera Oggi da J-A-N-D!!!”.