SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Recentemente mi è capitato di rivedere un documentario sulla nostra città girato nel 1960.  Libero Bizzarri con grande maestria, lucidità e chiarezza, vi rappresenta come era San Benedetto del Tronto in quegli anni. Se il regista fosse ancora vivo si sdegnerebbe per come, a partire da 10 anni dopo, tutto l’annullabile è stato annullato. È rimasta la ‘scorsa dura’ ma di ulteriore progresso neanche a parlarne.

Di chi la colpa? Della classe politica e di chi sennò? Quando i cosiddetti comunisti e socialisti, dopo aver per anni attaccato il potere di una Democrazia Cristiana che stava degenerando, diventarono uguali o peggio appena entrati nelle “stanze dei bottoni”.

Senza controllo alcuno perché a quei tempi la stampa sambenedettese era inesistente, oggi è in gran parte ‘complice’ o impotente.

Il problema che più mi assilla in questo momento però è la stringente attualità a partire dal caso “F.lli Ballarin“, una struttura che più fatiscente non si può, oltre che pericolosa per chi vi passa accanto.

Così non può restare. È questo però l’unico punto sul quale tutti sono d’accordo, per il resto una caterva di opinioni ma nessun passo verso una soluzione che è ormai improcrastinabile. Il problema piscina “Gregori” non è uguale ma simile sì.

I pionieri del turismo, della pesca, dell’ortofrutticolo, dello sport sambenedettesi avrebbero preso il ‘toro per le corna’ e scelto la via da seguire. Non esiste più a San Benedetto una ‘testa’ come quella dell’ing. Laureati? Esistono e come, spetta a Pasqualino Piunti sceglierne almeno una, senza farsi condizionare da amici e nemici. Dal suo carisma, dal suo decisionismo dipende il futuro della città e anche del ricordo che vuol lasciare ai posteri. Se passa altro tempo i giudizi negativi ancora prematuri, diventeranno macigni.

Se fossi sindaco, per il vecchio stadio, tra le tante idee e opinioni, metterei una preclusione semplice, semplice. Dalla rotonda nord ideata dall’architetto Eusebi si deve poter vedere la rotonda Giorgini, per il resto facciano quello che vogliono, magari approfittando della disponibilità della famiglia Fedeli. Se non altro il loro legame con la città si rafforzerebbe quasi definitivamente.

Devo per forza tornare a parlare della stampa locale, di giornali storici come Resto del Carlino e Corriere Adriatico in particolare, dai quali ho sempre tenuto le distanze perché non mi sta bene che le sorti dell’informazione siano in mano ad Ancona, Ascoli o addirittura a Bologna e Roma. Le vicende degli ultimi giorni (ma gli esempi precedenti si sprecano) hanno generato in me rabbia ma anche un pizzico di ilarità.

La vicenda di Luca Fanesi, il tifoso sambenedettese coinvolto nei disordini del dopo partita a Vicenza, ora in prognosi riservata presso l’ospedale di Vicenza, è stata ignorata (tranne che da noi) per 4 giorni anche se, come testimonia il nostro servizio del giorno dopo, le condizioni di Luca non erano confortanti sin da subito. Se n’è accorto anche il giornalista Mediaset Remo Croci che ha fatto notare la ‘stranezza’ con una nota su Facebook.

Al contrario due giorni fa un episodio secondo noi assolutamente irrilevante (e forse nemmeno vero) è stato trattato come un caso eclatante, fomentando ancor più la discordia tra due tifoserie mai così vicine come in questo periodo. Nella scuola Manzoni in via Ferri un piccolo tifoso dell’Ascoli si sarebbe messo a piangere perché i suoi coetanei tifosi della Samb hanno cantato un ritornello in uso tra le tifoserie rivali di tutto il mondo. Se vero può ritenersi un episodio comprensibile ma una notizia proprio no.  Il Direttore Generale della Sambenedettese, Andrea Gianni, si è risentito con una lettera ‘pesantissima’ nei riguardi della redazione del quotidiano anconetano.

Mi è venuto da ridere quando alla fine dell’articolo ho letto “Riproduzione Riservata“. Stavolta non ce n’era proprio… bisogno.