SAN BENEDETTO DEL TRONTO  – Manca la tunica al posto di un pullover grigio e manca la folta barba, rimasta ancora allo stadio di un pizzetto adolescenziale, ma per il resto la “cacciata” (tentata) dei No-Project dal Comune richiama a un’iconografia evangelica in cui Stefano Muzi veste i panni di Gesù e il comitato quello dei mercanti del Tempio di Gerusalemme.

Peccato però che la doppia “gaffe” in cui è incorso il consigliere comunale mercoledì lo trasformi da purificatore in goffa matricola delle istituzioni, delle regole che le governano e dell’agire politico. Già, perché tutto nasce dal presunto rispetto dei regolamenti che Stefano “il Nazareno” così strenuamente difendeva. E da cui è puntualmente tradito.

Il vulnus della faccenda, ovvero l’illegittima (per Muzi) presenza dei No Project fra le sedie riservate al pubblico del Consiglio Comunale, non trova alcun fondamento nel vangelo da cui Muzi sembra prendere la sua vocazione da purificatore. Il disciplinare d’uso della sala consiliare (potete leggerlo qui) infatti prevede di sicuro che la sala vada prenotata (stesse indicazioni anche per la sala consiglieri e gli spazi di corridoio in cui spesso sono esposti quadri ad esempio) ma lo spazio riservato al pubblico difficilmente può considerarsi parte integrante della sala stessa, per il semplice fatto che la “ratio” del famoso regolamento è, testualmente, “la preservazione dell’integrità di uno spazio destinato alle attività istituzionali” e di certo nessuna attività istituzionale si consuma su quelle sedie. Ciò che invece negli anni si è consumato innumerevoli volte in quell’area sono i colloqui, anche improvvisati e non di certo prenotati, fra giornalisti, consiglieri e altri personaggi dell’ecosistema politico sambenedettese di ogni colore.

Accanto alla gaffe di diritto ce n’è anche una politica però. Il comportamento di Muzi dipinge infatti, tutto a un tratto, una vivida allegoria che finora era rimasta al massimo relegata nelle sensazioni e nelle critiche dell’opposizione. Ovvero che l’amministrazione, sul tema piscina, si voglia chiudere. Visto che fino a prova contraria la maggioranza non sta commettendo alcun illecito attorno al project piscina, il “blitz” del consigliere sa tanto di autogol che di regola sarebbe dovuto costare una lavata di capo pesante al giovane Muzi da parte dei vertici della sua amministrazione. Non sappiamo se lo shampoo ci sia stato. Sappiamo però, forse, perché è nato il “blitz”.

Un discorso simile si potrebbe fare per alcuni componenti del comitato contro il project, composto non di certo da vergini della politica, ma chiunque abbia un profilo Facebook in questa città ha notato sicuramente la prepotente presenza di Muzi sui social in questo ultimo anno. Praticamente la rubrica quotidiana “parchi e giardini” del Comune (a ognuno le sue competenze e i suoi gusti), Stefano Muzi ha un bel seguito virtuale attorno a sé, probabilmente costruito con l’intento di ampliare un consenso elettorale fermo al momento a una settantina di voti, più o meno il mandato amministrativo di un condominio di medie dimensioni. Ci sta, però, che nell’era digitale si scelgano certe strade per l’autodeterminazione politica, soprattutto se ogni volta che si stacca il naso dalla tastiera si collezionano figuracce.

E se, visti i precedenti e l’ecosistema social in cui vive, il famoso blitz contro i No-Project sembra decisamente studiato a tavolino per ampliare un po’ i canali di visibilità, meno studiate sono le “gaffe” di cui finora il Muzi in carne ed ossa (non il suo avatar) si è reso protagonista. Si va dalla telefonata ai vigili urbani per far “rimuovere” un artista di strada come fosse una Panda in doppia fila, all’epiteto usato verso una collega definita “surrogato” dall’azzurro, che poco tempo fa si è visto pure “affogare” dalla sua stessa maggioranza un’interrogazione in cui chiedeva perché un consigliere provinciale fosse salito su una barca. L’aperitivo prima della famosa “inchiesta” sul Maremoto, le cui risultanze istruttorie, udite udite, sono state la scoperta dei conti del festival che da anni erano pubblicamente fruibili sul sito stesso dell’evento.

Insomma il consigliere “online” con la delega al taglio del prato che con l’entusiasmo di un turista ama postare immagini amene di San Benedetto, ogni volta che fa “logout” dal suo profilo Facebook, turista si dimostra per davvero. Un turista delle istituzioni.