SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Nel primo pomeriggio del 9 novembre sono stati diramati ulteriori dettagli sul blitz nella notte a Porto d’Ascoli del personale della Squadra Mobile della Questura di Ascoli Piceno che faceva irruzione nel covo di una banda di rapinatori albanesi appena rientrati dall’ennesimo giro di furti nelle abitazioni delle zone limitrofe.

Il personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto, in flagranza di reato, quattro cittadini albanesi irregolarmente soggiornanti nel territorio nazionale: C. A., nato a Nezhej (Albania) con pregiudizi di polizia per ricettazione, già destinatario di espulsione,  G. M., nato a Durazzo (Albania) e incensurato, V. R., nato a Mumarras (Albania) con pregiudizi di polizia per furto in abitazione, V. A., nato a Durazzo (Albania) e incensurato.

L’attività che ha permesso l’arresto della banda nasceva diverse settimane fa quando, a seguito dell’analisi delle risultanze di alcuni furti in abitazione, gli investigatori della Squadra Mobile rilevavano diverse analogie nel modus operandi dei ladri che faceva ritenere che dietro i vari crimini ci fosse la stessa mano. In particolare in tutti questi furti i ladri avevano utilizzato una particolare tecnica per forzare le porte e le finestre. Tale tecnica è conosciuta come “tecnica del buco” in ragione della foratura che veniva effettuata nelle vicinanze della serratura.

Venivano quindi analizzate le modalità di tempo e luogo di tutti i furti in abitazione sia tentati che avvenuti negli ultimi mesi nelle provincie di Ascoli, Fermo e Teramo.

Incrociando quindi i dati della geo-localizzazione dei reati con gli orari con cui questi erano avvenuti, gli investigatori riuscivano a ricostruire sulla mappa gli spostamenti degli autori arrivando alla conclusione che il covo della banda dovesse essere localizzato nell’area di San Benedetto del Tronto.

In particolare veniva concentrata l’attenzione sul fatto che i ladri per spostarsi nella loro scia di furti utilizzassero delle automobili rubate e proprio dal rinvenimento della prima di queste auto partiva l’attività di osservazione e monitoraggio.

L’attività si protraeva ininterrottamente per alcuni giorni durante i quali veniva individuata la base che la banda utilizzava le attività criminose: un appartamento sul lungomare di Porto d’Ascoli.

Nel corso della attività si riusciva a recuperare ben cinque autovetture precedentemente rubate ed utilizzate per i furti.

Si sottolinea in questa fase l’importanza della collaborazione della popolazione che, comprendendo le problematiche dell’attività di indagine, permetteva agli agenti di accedere alle proprie abitazioni anche di notte e sfruttarle come punti di osservazione sicuri per monitorare, non visti, l’attività della banda.

Dopo aver ricostruito il modus operandi ed i movimenti della banda, nella giornata di ieri scattava il blitz: gli agenti, seguendo uno degli indagati, scoprivano che nel pomeriggio si era procurato una grossa mola e vari arnesi da scasso pesante che facevano presagire l’imminenza di un colpo importante.

I poliziotti si appostavano quindi in prossimità del covo dove, nella notte, i malviventi facevano rientro a bordo di Nissan Qashqai rubato poche ore prima a Monteprandone.

La banda veniva quindi circondata dal personale della Squadra Mobile e nonostante non avessero via di fuga cercavano comunque di sottrarsi all’arresto opponendo resistenza e ferendo nel tentativo di fuga uno degli agenti. Sono stati tutti arrestati e condotti al carcere di Marino del Tronto.

Nel corso delle successive perquisizioni del covo e delle abitazioni private dei ladri veniva recuperata varia refurtiva, attrezzi per lo scasso, telefoni “puliti” utilizzati per comunicare fra di loro, orologi, gioielli, denaro in contante, borse occhiali ed altri prodotti di marca frutto dei furti in appartamento.

E’ inoltre emerso che stavano rientrando da una serie di furti appena perpetrati nella provincia di Teramo e venivano pertanto arrestati in flagranza di reato e dovranno rispondere di tutta una serie reati che vanno dal furto aggravato, ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e una serie di altri reati connessi con l’attività predatoria.                       

L’attività, anche grazie ai telefoni rinvenuti ed alle prove raccolte, continuerà nei prossimi giorni al fine di identificare ulteriori partecipanti al sodalizio criminale: gli investigatori ritengono infatti che in varie occasioni si siano uniti ai quattro arrestati anche ulteriori elementi albanesi provenienti da fuori provincia.