SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Di comitato in comitato. Da quello per il Ballarin a quello per la piscina passando per le vicende politiche della primavera scorsa di cui sembra portare ancora i segni, nelle parole almeno. Abbiamo intervistato l’ex presidente del consiglio comunale Bruno Gabrielli che ci ha parlato della “questione” project (“con me non ci sarebbero stati questi silenzi”) e della strada che Piunti sembra voler prendere, a braccetto con Fedeli, per il Ballarin: “Avevo trovato la soluzione ma sono stato visto male perché facevo ombra al sindaco”.

Gabrielli, la piscina è un argomento sempre caldo. E lo è da mesi. La vostra posizione qual è anche nei confronti del comitato e della prospettiva di un consiglio comunale “aperto”?

“Non abbiamo nulla in contrario alla celebrazione di un consiglio sulla piscina, sin dalla prima ora ho detto che ero contrario a questo project financing e non ho problemi a firmare un’eventuale richiesta di consiglio “aperto”. Ho preferito però non aderire a “Stop Project” né andare alla riunione con i consiglieri di opposizione (nonostante lo abbiano invitato ndr.) perché qualcuno avrebbe potuto strumentalizzare la mia presenza. Sia nel bene che nel male.”

Nella partita inevitabilmente entra anche il parere negativo sul progetto espresso ad agosto da Germano Polidori, dirigente del settore Urbanistica. Un motivo per cui l’opposizione chiede anche una commissione proprio sull’Urbanistica.

“Un parere negativo di un dirigente non si può nascondere, quello c’è e rimane. Questo parere rafforza ulteriormente le responsabilità dei consiglieri che voteranno favorevolmente il project. Saranno responsabilità che si prenderanno loro. Perché se si dovessero ravvisare dei danni erariali in futuro, quei consiglieri non potranno dire “io non sapevo..”. Per fortuna la legge non ammette ignoranza. Io comunque mi guarderei bene dal votare qualcosa su cui c’è un parere negativo di un dirigente.”

Sui lavori di commissione invece?

“Le commissioni consiliari rappresentano uno strumento che dovrebbe facilitare i lavori del consiglio e se non vengono convocate non è solo colpa per del sindaco, è anche per colpa dei rispettivi presidenti che avrebbero l’autonomia per farle funzionare.”

Franco Fedeli sembra che voglia contribuire a riportare la Samb al Ballarin, anche se per gli allenamenti. Piunti giovedì lo incontrerà. Le dà fastidio vedere che si converge su un progetto forse simile al suo?

“Sì, il Ballarin è uno dei motivi che mi è costato la sfiducia. Io avevo trovato la soluzione per il Ballarin, così come avevo trovato la soluzione per il giardino sull’Albula. Questo ha fatto sì che io venissi visto male dal sindaco perché gli facevo ombra. Tutto è racchiuso nelle parole di Chiarini che in Consiglio disse “qui la gente si chiedeva chi fosse il vero sindaco tra Gabrielli e Piunti”. Sta tutto in quelle parole. Comunque mi fa piacere che Fedeli adesso prenda in mano la situazione, forse ha capito che dall’altra parte non c’è molta capacità di gestire la situazione.”

Lei andò anche a Torino per visitare il cantiere del nuovo Filadelfia. Ne scaturirono poi delle polemiche…

“Sì noi (comitato fondazione Ballarin) abbiamo ripreso l’idea dalla fondazione Filadelfia di Torino. Ma a San Benedetto non ci dimentichiamo che si è espressa anche la città. Più di tremila cittadini sono andati a votare con tanto di documento alla mano e hanno scelto il progetto migliore (Gabrielli si riferisce al referendum del 2016, che vinse il progetto “L’età del Verde” che prese 2488 voti su 3359 totali n.d.r.). Io sinceramente non mi aspettavo quei numeri per quello che è stato un referendum bello e buono e fatto nella maniera più trasparente possibile. Non erano, poi, solo le mie intenzioni. Non ci dimentichiamo che anche Piunti sposò in campagna elettorale quella soluzione e il progetto vincente.”

Parlavamo dell’incontro in programma fra Piunti e Fedeli. Secondo lei è fattibile arrivare a riqualificare il vecchio stadio col contributo della Samb?

“E’ fattibile se c’è una sinergia perché Fedeli non può fare tutto da solo, deve essere supportato da altri attori. A Torino hanno partecipato alla riqualificazione del Filadelfia la famiglia Cairo, la Regione, il Comune, i privati e anche i tifosi che hanno tirato su parecchi soldi con il crowdfounding. E adesso si godono un gioiello. C’è una tribuna con 4 mila posti venduti uno ad uno ai tifosi granata che si sono comprati per sempre un posto a sedere per vedere gli allenamenti della loro squadra . Tra l’altro stavo lavorando per cercare di coinvolgere, tramite la fondazione, anche il Torino per una sinergia fra le due squadre. I giovani calciatori del Torino potevano venir qui a farsi le ossa. Tutto questo in virtù di un legame forte che c’è fra le due città, visto che il nostro stadio porta il nome dei fratelli Ballarin, morti a Superga”.

Quest’ultima notizia di una partnership col Torino Calcio ci appare nuova. Ne parlò almeno con la Samb?

“Io quando sono rientrato da Torino ho visto che mi aspettava. In che modo potevo andare a parlare con la Samb visto che da quel momento mi sono stati tagliati tutti i ponti?”

Come ha accolto la proposta di un parcheggio nel campo del Ballarin, anche se temporaneo? I tifosi mi pare si siano espressi con chiarezza. 

Quando sento parlare di demolizione oppure di parcheggi rabbrividisco. Noi della fondazione ci attivammo per difendere quel luogo perché lì c’è la storia della nostra città ed è anche un sacrario se vogliamo, visto che ci sono morte due persone e tante altre ne portano ancora i segni sulla pelle. Il porto e lo stadio sono simboli di questa città che vanno a braccetto perché mentre la nostra Marineria, nella seconda metà del ‘900, portava alto il nome della città, lo stesso faceva la Samb in serie B, quando il resto delle squadre marchigiane non sapeva cos’era il calcio”.

Anche a sentire le sue parole in questa intervista, le ferite di quella sfiducia “primaverile” sembrano ancora vive. Lei, se non ci sbagliamo, decise anche di fare ricorso. Come è andata a finire?

“Io mi sono fermato, non sono andato avanti nel ricorso. In parte anche per delle mie riflessioni personali. Lì per lì la vedevo come una questione di orgoglio a caldo, ma poi ho capito che quella era un’esperienza politica finita per me. Ho comunque fatto degli esposti in Procura perché ritenevo e ritengo ancora oggi che certi comportamenti siano andati oltre il consentito.”

Lei è stato oggetto di diverse critiche dall’opposizione quando sedeva sulla poltrona di presidente del Consiglio. Altre, di diverso genere, ne sono piovute, anche pubblicamente in assise, sul suo successore: Giovanni Chiarini.

“Non sarei mai capace di fare il presidente del Consiglio come lo fa Chiarini, lui incarna una carica che di fatto non assolve e non esplica, tant’è che ha rinunciato all’ufficio. E’ di una gravità incredibile per me, è stato fatto un danno incredibile alla democrazia in questa città. Il presidente non è un consigliere comunale normale ma è una figura di garanzia per i consiglieri. Se ci fosse stato un presidente che incarnava a pieno i suoi poteri, molto probabilmente la questione della piscina sarebbe stata gestita diversamente”.

Quel presidente ipotetico è lei per caso?

“Guardi, posso dire che si ci fossi stato io non avrei permesso certe cose. A partire dai silenzi sul project financing e arrivando alle commissioni non convocate. Le commissioni si fanno se servono, perché servono ad aiutare i consiglieri a decidere e a prendersi le responsabilità civili e penali. Non è un gioco fare il consigliere comunale”.