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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una città immobile.  Talmente tanto immobile che nel lontano 1967 si pensava già a realizzare opere pubbliche e infrastrutture che dopo 50 anni stiamo ancora aspettando. Nel 1967 i Beatles pubblicarono Sgt. Pepper’s, l’uomo non aveva ancora messo piede sulla luna e Matteo Renzi non era neppure nato.

Eppure la Città di San Benedetto, in piena espansione, pensava già ad un nuovo stadio (sarebbe stato inaugurato nel 1985) e soprattutto alla “Bretella collinare”, chiamata “Variante Strada Adriatica” come da cartina che vi proponiamo sia in copertina che a fondo pagina.

Una “Bretella” che oggi resta forse la maggiore “incompiuta” cittadina anche se vedendo la mappa del 1967 si comprende anche che da allora l’evoluzione urbanistica sia stata minima, e quasi esclusivamente edilizia, se si eccettua il complesso sportivo di stadio, appunto, PalaSport, Piscina (1977) e pista d’atletica oltre che il Palacongressi, anch’esso opera non pienamente sfruttata come nelle intenzioni.

Nel nuovo Millennio ricordiamo appena la difficoltosa riqualificazione di una parte del lungomare e la pedonalizzazione e riqualificazione di alcune strade del centro (ci limitiamo a viale Secondo Moretti, Piazza Matteotti e via XX Settembre). Un po’ poco, anzi quasi nulla.

E soprattutto quello che manca è una idea di città, una sua evoluzione non solo urbanistica ma anche sociale ed economica. Si naviga a vista – si veda il Ballarin – ma il discorso potrebbe essere ampliato all’area portuale, ad un ripensamento del centro, e al ruolo di San Benedetto a livello provinciale.

Riflessioni che non possono essere demandate al rito quinquennale delle elezioni cittadine, che rappresentano un terno al lotto e che purtroppo non possono essere l’unico momento di selezione della classe dirigente cittadina.