LEGGI QUI L’elenco dei quartieri di San Benedetto nel 1967

SAN BENEDETTO DEL TRONTO –  Ospitiamo con grande piacere un intervento di Gianluca Traini il quale, a partire da una guida turistica edita dal Comune di San Benedetto del Tronto, ha ricavato un interessante approfondimento sulla nascita e la ripartizione della città in quartieri cittadini.

Abbiamo dedicato il nostro ultimo settimanale Riviera Oggi a questi argomenti. 

di Gianluca Traini

 

Nelle ultime settimane a San Benedetto del Tronto ha riscosso una certa attenzione pubblica l’approvazione del nuovo Regolamento comunale sull’istituzione, le funzioni e le prerogative  dei Comitati di Quartiere, i cui direttivi, tra l’altro, dovranno essere rinnovati il prossimo 17 dicembre.

Ma i quartieri di San Benedetto del Tronto sono stati sempre quelli indicati dal regolamento odierno?

E il territorio della città è sempre stato sentito dagli abitanti così come suddiviso e regolarizzato a livello comunale oggi?

La prima divisione in quartieri, se non ufficiale per lo meno ufficiosa, di San Benedetto del Tronto così come la conosciamo oggi (ossia con al suo interno il territorio di Porto d’Ascoli, annesso da Monteprandone nel 1935), è stata realizzata probabilmente cinquant’anni fa all’interno della prima guida turistica della città, l’ormai storica Guida della Città di San Benedetto del Tronto. Questa guida, stampata in occasione della Pasqua del 1967, venne realizzata su iniziativa dell’Amministrazione Comunale, allora presieduta dal Sindaco Alfredo Scipioni, e contò sulla direzione del dottor Carlo Giorgini, in quella amministrazione Assessore alla Pubblica Istruzione, e sulla collaborazione dell’ingegner Luigi Onorati, il tecnico comunale a cui si deve, tra le altre opere, la progettazione e la realizzazione del lungomare che ancora caratterizza e identifica San Benedetto del Tronto.

Nell’ultima parte di questa guida, il Titolo VIII, è possibile vedere la prima suddivisione in quartieri del territorio urbano di San Benedetto, che presumibilmente venne elaborata, o perlomeno visionata e approvata, appunto da Luigi Onorati, dato il suo ruolo di collaboratore della guida in qualità di Ingegnere Capo del Comune.

Questa pianta dei quartieri di San Benedetto del 1967  ci mostra una città, allora con una popolazione di circa 37 mila abitanti, suddivisa in 13 quartieri.

Di questi 13 quartieri alcuni sono presenti ancora oggi, seppure con nomi leggermente diversi e confini modificati, a iniziare dal Quartiere Castello (oggi Paese Alto), per arrivare al Quartiere Salario, passando per i Quartieri Belvedere di Santa Lucia e Ragnola, tutti quartieri che hanno ancora oggi la maggior parte se non tutto il loro territorio a ovest della Statale Adriatica, mentre, sempre a ovest della Statale, altri quartieri sono scomparsi, o meglio diluiti in nuove realtà, come il Quartiere Rialto e il Quartiere Col dei Pini.

Continuando il confronto tra questa prima pianta dei quartieri di San Benedetto e quella attuale, si nota anche che i maggiori cambiamenti sono avvenuti ad est della Statale Adriatica, interessata da una quasi totale ridefinizione dei quartieri e dei loro confini come pensati mezzo secolo fa, e questo, credo, non solo per lo sviluppo urbanistico che ha evidentemente modificato la città negli ultimi decenni, ma anche perché nel dividere il territorio nei regolamenti approvati dal 2000 in poi si è spesso privilegiata, a discapito di una divisione che seguisse innanzitutto la morfologia del territorio come nel 1967, una divisione che trovasse la sua ragione d’essere principale nell’individuare i centri maggiormente riconosciuti di aggregazione sociale presenti nella città, primi fra tutti le parrocchie, evidentemente considerate necessarie in diversi casi per poter identificare e quindi caratterizzare agli occhi dei cittadini i quartieri creati.

Infatti, in quella prima guida di San Benedetto si nota subito che nessun quartiere è definito con il nome di una parrocchia specifica, e anche che a fungere da confine sono sempre, a differenza di oggi e con la parziale eccezione del Quartiere Ragnola, i due principali assi viari che attraversano la città, la Strada Statale e la linea ferroviaria (essendo ancora da completare a quel tempo il terzo asse viario fondamentale del territorio, l’autostrada, non a caso oggi confine per due quartieri allora non segnalati, Fosso dei Galli e Ponterotto). Inoltre, un ruolo fondamentale nella suddivisione di allora lo giocano anche i torrenti che attraversano il territorio, a iniziare dal principale, l’Albula, per continuare con il torrente delle Fornaci e il torrente Ragnola.

Con i regolamenti approvati dal 2000 in poi, invece, si sono regolarizzati quartieri che oltrepassano questi confini viari e naturali, come i  Quartieri Albula Centro o Marina Centro, o, ancora, i Quartieri San Filippo Neri e Sant’Antonio, quest’ ultimo addirittura caratterizzato da un territorio che si estende dalla collina fino al mare e che risulta essere composto da parti di ben quattro diversi quartieri della San Benedetto suddivisa da Onorati cinquant’anni fa: il turistico Verde Riviera, i residenziali Giardino e Prati, e l’allora industriale Rialto, contraddistinto negli anni Sessanta dalla fornace Cerboni, oggi scomparsa a favore del parco omonimo.