Una volta.

Due volte.

Tre volte.

Due sono state le leggi elettorali incostituzionali (in tutto o in parte, poco importa) approvate dal Parlamento negli ultimi dieci anni: il cosiddetto “Porcellum”, dal centrodestra, nel 2007; e l’Italicum, approvato dal Partito Democratico renziano e dai satelliti, con annesso grave voto di fiducia, nel 2015.

Ora, da una legislatura che vive di un Parlamento eletto con una legge incostituzionale, ci si sarebbe aspettati una sommessa ritrosia, quasi una timidezza nell’incedere dopo la conclamata elezione incostituzionale. Come un dipendente pubblico che vince un concorso poi annullato: mai gli sarebbe concesso di gridare e comandare, in ufficio. Invece in Parlamento, si è assistito a decisioni che ci hanno fatto davvero vergognare: al di là delle scelte economiche, l’attacco istituzionale è stato violento come mai prima. Violento e dilettantesco.

  1. Si è tentato di modificare la Costituzione a colpi di maggioranza;
  2. Si è scritta una legge elettorale soltanto per una delle due camere (!);
  3. La legge elettorale denominata Italicum è stata dichiarata incostituzionale, e in tal modo sono rimaste due leggi elettorali differenti per Camera e Senato.

Di fronte a questa tragedia istituzionale, questo Parlamento non ha cambiato pelle, anzi. Così sono già stati depositati, ancor prima dell’approvazione definitiva sul cosiddetto “Rosatellum”, dei ricorsi alla Corte Costituzionale e altri arriveranno. Sempre da parte del pool di avvocati che hanno animato i Comitati del No, come Felice Besostri, e che già hanno affossato Porcellum e Italicum.

La legge Rosato manifesta rischi di incostituzionalità per una serie di questioni:

  1. È stata approvata ponendo la questione di fiducia sulla legge elettorale, in contrasto col comma 4 dell’articolo 72 della Costituzione;
  2. Limita gravemente il voto libero del cittadino, imponendo due scelte diverse con un solo voto;
  3. Consente ai capi partito di scegliere almeno il 64% dei parlamentari;
  4. Garantisce l’elezione dei candidati desiderati dai capi, perché è possibile essere candidati in addirittura sei collegi tra uninominale (1) e proporzionale (5);
  5. Crea coalizioni elettorali svincolate del tutto dalle coalizioni parlamentari: ogni partito presenta un programma differente rispetto a quelli coalizzati, dai quali può distaccarsi immediatamente già un minuto dopo la chiusura dei seggi.

Di fronte a questo disastro, vi sono responsabilità non solo dei capi-partito che hanno deciso nelle segretissime stanze (Renzi, Berlusconi, Alfano e Salvini) ma anche di tutti quei parlamentari che avevano in passato già votato quanto sopra esposto senza neppure un mal di pancia.

Se avessero davvero il coraggio delle proprie idee – considerando che il voto favorevole a questa legge esige da parte loro la ricandidatura pluricollegiale come ricompensa, e gli sms renziani sono eloquenti – questi parlamentari dovrebbero giurare fin da ora che, nel caso venissero rieletti e la legge fosse dichiarata incostituzionale, si dimetterebbero subito dall’incarico ottenuto con una sorta di raggiro istituzionale ai danni del popolo italiano.

Per una questione di sintesi, elenco di seguito i nomi dei soli parlamentari marchigiani che stanno votando la legge Rosato e che si spera prendano carico su se stessi delle conseguenze del loro voto, senza invece scaricare la grave e potenziale inefficienza sui cittadini italiani.

Partito Democratico: Luciano Agostini, Stella Bianchi, Piergiorgio Carrescia, Emanuele Lodolini, Irene Manzi, Marco Marchetti, Alessia Morani, Paolo Petrini, Silvana Amati, Camilla Fabbri, Mario Morgoni, Francesco Verducci.

Forza Italia: Simone Baldelli, Remigio Ceroni.

Ala: Ignazio Abrignani, Valentina Vezzali.