SAN BENEDETTO DEL TRONTO – E’ passato poco più di un mese dall’insediamento del Comandante Alessio Morelli al comando della Capitaneria di Porto sambenedettese.

45 anni, di Modena e laureato in giurisprudenza, è nel corpo delle Capitanerie di Porto dal 1998. Ha comandato diverse unità navali per le Capitanerie di Genova, Messina, Catania e ha poi operato presso la sala operativa del Comando generale di Roma per l’emergenza determinata dai  flussi migratori provenienti dalle coste libiche. E’ tornato poi a comandare un’unità navale delle Capitanerie di Porto, la nave “Dattilo”,  in operazioni di controllo delle frontiere e di soccorso nel Mar Libico.

Infatti, nella cerimonia svoltasi il primo settembre a San Benedetto, il neo Comandante aveva affermato: “Vengo da mondi diversi e lontani rispetto alla bella realtà che in questi giorni ho già potuto apprezzare. Vengo da 11 anni trascorsi in mare sui pattugliatori della Guardia costiera. Dall’Albania a Lampedusa, dal confine greco-turco al Senegal fino, recentemente, alla Libia”.

Numerose le missioni europee svolte nell’ambito di Frontex (l’Agenzia Europea delle Frontiere) sia in Atlantico che in Mediterraneo, sempre sul fronte dell’emergenza migratoria. Una tematica molto sentita nell’ultimo periodo a livello nazionale.

Riviera Oggi ha incontrato il Comandante per le prime impressioni a San Benedetto e raccolto qualche pensiero sulle tematiche sambenedettesi, a partire dal dragaggio.

Comandante, conosceva la città di San Benedetto?

“Sinceramente no ma è stata una bella sorpresa fin dai primi giorni. E’ una città molto accogliente e ho constatato che le persone sono molto calorose e disponibile. Ho avuto una bella impressione”.

Ha avuto modo di confrontarsi con la marineria locale, fattore molto importante della collettività, qual è stato il suo pensiero?

“Ho avuto un buon riscontro. So che la marineria ha un ruolo molto importante in città e lo dimostra anche la storia cittadina. C’è disponibilità e stima reciproca. E’ importante per ottenere insieme buoni risultati in vari ambiti”.

Il dragaggio è stato un argomento molto sentito in Riviera. Dopo gli ultimi lavori, però, alla ripresa delle attività di pesca sono stati riscontrati alcuni disagi.

“Specialmente le imbarcazioni da pesca superiore ai tre metri hanno avuto qualche difficoltà. E’ stato fatto un buon lavoro con il dragaggio ma in un tratto dell’imboccatura persistono ancora alcuni problemi. In questi giorni abbiamo attivato il Nucleo Sub per tutte le verifiche necessarie e valuteremo con le unità interessate di individuare un canale per agevolare il transito”.

La gestione delle aree di demanio marittimo è un altro argomento che interessa la città.

“Sono in corso contatti costanti con l’amministrazione comunale a riguardo e anche incontri per delineare bene le zone interessate per il loro utilizzo civile, ludico e religioso. Le aree devono essere comunque messe a disposizione della collettività, nel rispetto delle regole naturalmente”.

Con la marineria locale, inoltre, si è discusso della sicurezza in mare durante la navigazione.

“Esattamente. Ho avuto un confronto per raccomandarmi sulle misure da attuare per lavorare in maniera idonea. Purtroppo si verificano spesso incidenti sul lavoro, a bordo dei pescherecci, ed è importante illustrare bene le regole le regole necessarie per non incappare in gravi problemi. Naturalmente anche per le metodologie di pesca. Conto molto sul dialogo, anche per il dragaggio e le aree di demanio marittimo, per trovare soluzioni che possono fare il bene dell’intera collettività. Stesso discorso per l’area della Fossa di Pomo, altra tematica che sta molto a cuore ai marittimi”.

Lei è stato, per tanti anni, in prima linea per l’emergenza migratoria. Un argomento molto attuale a livello nazionale e anche politicizzato. Che cosa vuol dire a riguardo?

“Nelle mie missioni mi sono trovato di fronte a situazioni molto difficili. Trovarsi in quaranta/cinquanta a soccorrere più di mille persone che viaggiano con imbarcazioni di fortuna, spaventati e intimorititi dalla tormentata traversata, non è affatto semplice. Purtroppo in tante occasioni ci sono stati dei morti. Ora la situazione, a quanto riportato dagli ultimi dati resi noti, sembra migliorata ma rimane una situazione difficile. Sia per chi compie queste traversate sia per chi deve gestire il flusso migratorio. Molti migranti hanno affermato di essere arrivati in Libia da altre aree africane e che inizialmente il loro intento era di rimanere lì. A causa, però, dell’instabilità del governo libico e delle infiltrazioni criminali e terroriste, in molti sono stati costretti ad andare via e ad affrontare le lunghe e pericolose traversate. Problemi ci sono anche per chi gestisce questo fenomeno: la burocrazia è molto complicata e tante sono le ‘controversie’ presenti in quel tratto di Mar Mediterraneo. Comunque la missione della Capitaneria di Porto è stata, e sempre sarà, di soccorrere chiunque si trovi in difficoltà in mare aperto, nessuna discriminazione”.