SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sul famoso project financing per la piscina comunale si è detto di tutto e i detrattori del piano dell’Amministrazione hanno avanzato per tutta l’estate, in serie, questioni urbanistiche, procedurali, politiche. Domani la commissione Lavori Pubblici ne riparla, probabilmente in quella che sarà ancora una tappa intermedia verso l’approvazione in Consiglio, e lo farà dando spazio alle risposte di amministratori e tecnici del Comune sui dubbi avanzati un po’ da tutti, dalle società sportive all’opposizione.

In attesa di sapere come andrà il tavolo di commissione torna a parlare uno dei critici della prima ora. Quel Giorgio De Vecchis che la gamma di dubbi sulla finanza di progetto di cui parlavamo poc’anzi se l’è fatta venire tutta. Oggi però, a un giorno dal confronto con la maggioranza, sembra voler battere su un punto in particolare: l’aspetto economico. “Se il project fosse buono l’aspetto urbanistico potrebbe passare anche in secondo piano perché un’Amministrazione determinata farebbe una variante” esordisce il consigliere “ma il problema vero è l’illogicità economica che ha questo progetto”.

“SE LA PISCINA L’AVESSIMO PAGATA NOI…” Quando parla di illogicità De Vecchis mette nel calderone una serie di considerazioni. Fra queste c’è la destinazione del personale attuale della Piscina Gregori (“Ho dei dubbi che riassorbiremo 284mila euro, perché se anche quei lavoratori li riprendesse l’ente evitando nuove assunzioni, ci sarebbe la questione dell’anzianità rispetto a un neoassunto”) ma soprattutto un’analisi comparativa dei costi e delle scelte che ha (o avrebbe avuto) dinanzi la maggioranza. “Sono convinto che se la vasca esterna l’avessimo finanziata noi in 3 o 4 anni l’avremmo ripagata soltanto grazie all’utenza estiva (che il consigliere stima in circa 200 mila euro ogni estate e a fronte di un investimento che fino a qualche mese fa, nei piani del Comune, ammontava a 580 mila euro n.d.r.)”.

“NON SONO CONTRARIO A UNA PRIVATIZZAZIONE” Nonostante queste considerazioni però, il consigliere sorprendentemente non storce neanche troppo il naso sull’idea di affidarsi al settore privato: “Non sono contrario a una privatizzazione anche perché quando facciamo comparazioni col settore privato non le possiamo fare a parità di costi visto che la gestione della Piscina non è economica, basta guardare quanto ci costano utenze come l’acqua”. Il problema allora qual è? A quanto pare non è una questione di affidarsi oppure no a una finanza di progetto. Per De Vecchis il problema è quel particolare progetto presentato a gennaio da cinque soggetti (Beani Annibale e Caioni Costruzioni e poi le società Sport Smile, Nuovo Mondo Acquatico e Mida Srl). “Quel progetto presenta dei vantaggi economici mostruosi per chi l’ha proposto” arriva a dire il leader di Ripartiamo da Zero.

“PER I PRIVATI ASSURDO VANTAGGIO ECONOMICO”.  E da buon commercialista, De Vecchis, spiega anche perché, per lui, “chiunque ci si butterebbe alle condizioni accettate dal Comune”. Con la prima bozza di progetto (che Andrea Assenti ha svelato tempo fa alla stessa commissione), il consigliere spiega un concetto abbastanza semplice: “I privati si sono impegnati a spendere 3,2 milioni di euro di cui 2,5 finanziati con un mutuo e 700 mila euro circa di capitale proprio (di “rischio” tecnicamente) che ripagherebbero tranquillamente in meno di tre anni perché prevedono utili medi (al netto di tasse, ammortamenti e oneri finanziari) di 250 mila euro all’anno.”

Per De Vecchis è quindi in definitiva sproporzionata la redditività sul capitale concessa (o che si vorrebbe concedere al momento) per 30 anni a chi ha proposto il project: “Un ROE (Return on Equity, ovvero in soldoni un indice che indica quanto frutta un investimento di capitale) del 35% all’anno è semplicemente un vantaggio economico assurdo e il bello è che hanno messo in moto decine di persone (i dipendenti e i tecnici comunali) per giustificare l’assurdo” chiude il consigliere.

Insomma, a sentire le cifre che sostanzialmente legge il consigliere, si starebbe parlando di un affare da circa 7,5 milioni di euro in 30 anni per i proponenti. Al netto del mutuo che andrebbero a contrarre per realizzare l’opera.