SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Qualche giorno fa vi abbiamo parlato della mini-rivoluzione che è alle porte per quanto riguarda l’organizzazione dei comitati di quartiere a San Benedetto (CLICCA QUI). Fra le novità di un regolamento “abbozzato” per ora e che adesso passerà per il vaglio della commissione cultura e poi dell’assise la possibilità di fusione fra comitati, una più trasparente rendicontazione delle spese e alcune novità elettorali. La novità di oggi però sono le prime reazioni politiche al possibile cambiamento. In particolare è Rifondazione Comunista a “rallegrarsi” della possibilità e a definire “ragionevole (finalmente)” la proposta.

Qui il comunicato di Prc:

“Leggendo la bozza del nuovo regolamento di disciplina dei comitati di quartiere che andrà in commissione il 14 settembre non potevamo credere ai nostri occhi: finalmente una proposta ragionevole!
Non possiamo infatti non apprezzare il fatto che si elimini il “porcellum” dei comitati di quartiere, che riguarda l’elezione diretta dei presidenti e che ha creato danni a non finire; inoltre si va anche verso ragionevolezza laddove si prevede una maggiore trasparenza chiedendo, attraverso la rendicontazione precisa delle spese sostenute dai vari consigli direttivi, una sorta di bilancio.
Pensiamo poi che sia giusta la previsione di referendum consultivi per quanto riguarda gli eventuali accorpamenti dei comitati di quartiere, evitando così decisioni “de imperio” che avrebbero potuto creare malcontenti e tensioni inutili.
Apprezziamo anche il limite di due mandati per i Presidenti.

Nel complesso possiamo quindi ritenerci soddisfatti della bozza che finirà in commissione.

Ci permettiamo di aggiungere una nostra ulteriore proposta di modifica con l’obiettivo di andare nella direzione di un maggiore coinvolgimento dei cittadini anche e soprattutto nella fase elettorale; riteniamo debba essere data all’elettore la possibilità di esprimere non una ma tre preferenze, differenziandole anche per genere: questo darebbe un maggiore impulso alle candidature e una maggiore idea di collegialità, poiché in questo modo il singolo consigliere non sarà portato a dire che i voti sono solo “suoi”.

Esprimiamo quindi apprezzamento per il lavoro fatto e, visto che si parla di partecipazione, pensiamo che sia opportuno cominciare a pensare di mettere mano allo statuto comunale, semplificando e rendendo più diretta la possibilità di effettuare referendum consultivi e propositivi nella nostra città; sarebbe un segnale forte, dopo l’oscurantismo della giunta Gaspari che fece votare il diniego al consiglio comunale in merito alla proposta di referendum sulla maxi variante, a fronte di 5.000 cittadini che lo avevano chiesto.”