GROTTAMMARE – Quando alcuni giorni fa abbiamo saputo che la Metalcavi, di proprietà delle famiglie Ciabattoni-Cianci (50%) e Marchegiani (50%) era in stato di crisi, tanto da dover ricorrere al licenziamento di 27 dipendenti, abbiamo provato un senso di meraviglia, conoscendo la serietà dei fondatori e la sua storia. Stessa meraviglia hanno manifestato i dipendenti che il 23 dicembre (prima delle festività natalizie) si sono trovati a dover decidere entro due giorni se accettare o meno una proposta definita dagli stessi “indecente” per evitare la chiusura dell’azienda.

A quel punto decisero di farsi tutelare dai sindacati. Il 27 marzo si giunse con fatica ad un accordo tra le parti e all’entrata il vigore il 1 aprile 2017 dei contratti di solidarietà. Durati però poco o niente a quanto pare. Infatti, secondo le Rsa sindacali (ho davanti agli occhi una loro nota del 20 giugno 2017) la richiesta di chiusura dell’azienda causa il mancato raggiungimento del quantitativo di produzione in Kg stabilito dalla dirigenza non corrisponderebbe alla realtà. I dipendenti: “Ci teniamo a precisare che ci siamo sentiti senza punti di riferimento, con poca materia prima e poche ore di lavoro a fronte, a quanto ci è stato detto più volte, di molte commesse“.

Secondo i soci Marchegiani, la risposta dell’Amministratore Unico (viste anche le dimissioni improvvise della vecchia governance) è stata il licenziamento senza provare a risanare l’azienda. Soci al 50% che affermano anche di essere stati messi al corrente, soltanto a marzo 2017, della situazione in cui versava l’azienda “Eravamo ignari delle condizioni di crisi, considerato che nell’aprile 2016 era stata riconfermata la stessa governance per i risultati positivi raggiunti che non lasciavano certo presagire che si stava andando verso la chiusura“.

Un altro particolare veicolato sulle cronache non corrisponderebbe a verità: quando l’amministratore unico afferma che la ditta andava ricapitalizzata ma l’impegno non fu accolto dai soci. “Il problema -fanno notare le sorelle Marchegiani riguarda tutta la società, compreso lui stesso (Riccardo Cianci), tra l’altro socio come noi oltre che Amministratore Unico. Anzi noi ci siamo presi tempo per pensarci al contrario della compagine Ciabattoni-Cianci che, fin da subito, dichiarò di essere contraria alla ricapitalizzazione

Altro fatto di non poca rilevanza è che il ‘gruppo’ Cianci-Ciabattoni sarebbe proprietario al 100% di un’azienda simile, la Metal Press Srl (“Della quale lo stesso Riccardo Cianci è Amministratore Unico“, affermano i soci Marchegiani) posta a pochi chilometri dalla ‘agonizzante’ Metal Cavi. Metal Press Srl, ora affittata da una nuova società, la MP costituita da parenti molto stretti di Ciabattoni e Cianci“.

Insomma una vicenda tutta da chiarire e che molto probabilmente finirà nelle aule di tribunale. Un vero peccato perché la Metal Cavi era ritenuta un gioiello ed ora i fondatori, che assistono da lassù a quanto sta avvenendo, non saranno sicuramente contenti. A San Benedetto si dice: “Si staranno rivoltando nella tomba