SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo settimane in cui la voce di dissenso sull’ormai famoso progetto per la piscina comunale è stata affidata quasi al solo Giorgio De Vecchis, l’opposizione si mostra oggi compatta per dire “no” al project financing che dovrebbe andare a ricostruire la vasca esterna e, fra le altre cose, ristrutturare anche l’interno della Piscina “Gregori”.

Quattro capigruppo che fanno fronte unito come si era visto poche volte in precedenza nella storia, seppur breve, di questo Consiglio Comunale. De Vecchis, Di Francesco, Mandrelli e Pellei tutti allo stesso tavolo per argomentare, chi battendo su un aspetto chi su un altro, i loro dubbi sul progetto presentato da Andrea Assenti ormai tre settimane fa. “Finora non ci eravamo espressi, a parte Giorgio (De Vecchis n.d.r.) ma confrontandoci, in questi giorni, abbiamo capito che attorno alla questione ci sono delle perplessità piuttosto serie che abbracciano i conti, la procedura e soprattutto il fatto che il Comune non vuole più gestire un fiore all’occhiello della città come la piscina” esordisce l’esponente di Articolo Uno Flavia Mandrelli.

La parola a questo punto passa al capogruppo del Pd Antimo Di Francesco che definisce il piano “un tuffo nel vuoto” ed evidenzia criticità sul piano procedurale, urbanistico e sulla durata (45 anni) della convenzione con i privati. Il democratico poi si concentra su aspetti tecnici (“mancano tantissimi parcheggi a servizio di quella che dovrebbe essere la nuova struttura”) e politici (“l’amministrazione non ha coinvolto né il quartiere di riferimento né le associazioni”) annunciando che, prima che la questione project venga votata in Consiglio, “chiederemo più tempo per studiare il progetto che non può essere liquidato in due commissioni”. Si passa poi alle argomentazioni del centrista Domenico Pellei che ricorda come “i project, in questa città, hanno prodotto sempre parti travagliati, basti pensare al Palacongressi o alla “nuova” sede dei vigili urbani di Piazza Kolbe” chiosa il consigliere che lancia un monito: “Fidarsi di un project è come firmare una cambiale senza sapere quali impegni si prenderanno i privati” dice Pellei che poi spiega: “Sicuramente saranno previsti degli impegni precisi nel contratto ma se un giorno i gestori venissero a dire che non riescono più a sostenerli li dovremmo per forza di cose ridiscutere, come accade spesso in questi casi”.

A prendere parola per ultimo è forse il più atteso dei consiglieri, almeno per gli sforzi profusi in queste settimane sul tema, quel Giorgio De Vecchis che torna a battere sulla questione dei conti (“La piscina, se riaprissimo di tasca nostra la vasca esterna, si reggerebbe da sola nonostante la gestione antieconomica del Comune. Non a caso i privati stimano di guadagnarci 340 mila euro all’anno netti“) e soprattutto sull’aspetto procedurale. De Vecchis infatti, già settimane fa ha evidenziato come, a suo avviso, il progetto sia contrario “ab origine” alla legge ( in particolare all’articolo 183 del codice degli appalti CLICCA QUI) e dice: “Dall’inizio avrebbero dovuto annullare la prima proposta e poi togliere la piscina dal piano opere pubbliche. In questo modo il progetto è impugnabile da chiunque e rischiano di bloccare tutto per anni”. Il consigliere a questo punto mette sul piatto tutte le carte: “Noi andiamo contro il project per aiutare questa maggioranza a riaprire la vasca esterna. La strada  però è un’altra se vogliamo andare nella direzione dei privati” prosegue il leader di Ripartiamo da Zero “ed è quella di un bando pubblico”.

La conferenza stampa prosegue poi con gli interventi di altri esponenti dei partiti intervenuti fra cui quello di Edward Alfonsi (“ipotechiamo un bene pubblico per 45 anni”) Umberto Pasquali dei socialisti e Luca Spadoni per Articolo Uno (“Privatizzare i servizi pubblici è la caratura ideologica di questa amministrazione”) con la dialettica politica che si ferma qui, almeno per ora in attesa di altri confronti in commissione e in assise che dovrebbero slittare tutti almeno dopo Ferragosto.