SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Lo spettro dell’amianto e dei relativi rischi per la salute potrebbe incombere sui cittadini dell’Agraria. E non solo a sentire il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Peppe Giorgini che estende i rischi sanitari anche ai cittadini di Centobuchi e della Riviera in generale, rischi dovuti al trattamento delle macerie post-sisma  di Arquata e Pescara del Tronto destinate allo stoccaggio a Centobuchi per poi essere triturate e “riciclate” ai fini edilizi in uno stabilimento specializzato del quartiere Agraria.

112 TONNELLATE DI AMIANTO. “E’ stimata in 112 tonnellate la quantità di amianto totale presente nelle macerie che sono destinate al nostro territorio, prima per lo stoccaggio a Centobuchi e poi per il trattamento, lo sminuzzamento e il riutilizzo che secondo i piani dovrà avvenire in un’azienda dell’Agraria” chiosa proprio Giorgini nel corso di una conferenza stampa tutta dedicata all’argomento. Il consigliere si riferisce alle stime che la Regione ha fatto all’interno del Piano Operativo per la Gestione delle Macerie in cui è scritto, a chiare lettere, che la percentuale di amianto stimata tra le 560 mila tonnellate di macerie destinate alla provincia di Ascoli, è lo 0,02%, ovvero un totale che fa 112 tonnellate.

I RISCHI SANITARI. Ovviamente attorno a queste percentuali nasce il fantasma del rischio sanitario visto che l’amianto è da decenni riconosciuto come elemento cancerogeno, “tanto più quando viene sminuzzato (come dovrebbe avvenire appunto nel processo di trattamento all’Agraria) visto che il rischio maggiore deriva dall’inalazione delle polveri” continua il consigliere regionale.

Al momento, la PicenAmbiente, incaricata del trasporto e stoccaggio delle macerie non è ancora entrata a pieno regime(solo 26mila le tonnellate al momento stoccate a Centobuchi n.d.r.) ma, prosegue Giorgini, “quando lo farà arriverà a trattare oltre mille tonnellate al giorno, qualcosa come un totale di 15mila camion che faranno la spola fra le zone colpite dal sisma e Centobuchi, con rischi enormi sanitari anche nel trasporto e per gli stessi operatori” chiosa ancora il grillino.

“METTETE LE MACERIE NELLE CAVE”. Giorgini, che ha già scritto all’ufficio di tutela dell’aria, bonifiche ambientali e ciclo rifiuti della Regione, e che si appresta a scrivere anche ai Sindaci dei comuni della Riviera, afferma di volersi assicurare “che sia il trasporto che la triturazione dei materiali provenienti dalle cittadine terremotate, avvenga con la certezza dell’assenza di amianto”. “Anche perché l’elemento non può essere trattato come semplice rifiuto urbano” chiosa invece Giacomo Manni, consigliere comunale dei 5 Stelle di Ascoli con lo stesso esponente grillino che individua una soluzione: “Stoccare definitivamente le macerie nelle decine di cave presenti proprio in prossimità di quelle zone”.

Insomma il rischio potenziale sembra esserci anche se, invero, proprio Massimo Sbriscia (titolare dell’ufficio regionale a cui Giorgini ha scritto) nella sua risposta al consigliere ha specificato che la procedura prevede l’individuazione in loco (e successivo trattamento speciale) dell’amianto anche se, lo stesso Sbriscia, in un altro passaggio ammette che in molti casi le schede che corredano la rimozione e il trasporto delle macerie erano mancanti dell’indicazione della presenza di amianto. (Guarda in GALLERY lo scambio di e-mail fra Sbriscia e Giorgini).