Foto di Alessandro Foschi

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quarta serata di proiezioni per la 24^ edizione del Premio Libero Bizzarri, la rassegna del documentario legata indissolubilmente a San Benedetto che quest’anno ha scelto il calcio come filo conduttore dell’intera manifestazione.

Ad appassionare gli spettatori durante l’appuntamento di giovedì un docufilm dalle atmosfere molto “british”realizzato dal regista sambenedettese Luigi Maria Perotti e presentato dal giornalista Maurizio Compagnoni. Stiamo parlando della pellicola “My Best”, alla sua prima nazionale in Italia dopo la presentazione a Londra di qualche mese fa.

Protagonista del documentario, come suggerisce anche il titolo, l’indimenticato campione nordirlandese per la prima volta descritto con gli occhi del suo unico figlio Calum. Girato in tre anni fra l’America e l’Europa, My Best è il racconto del tentativo da parte di Calum Best di conoscere meglio la figura paterna, quel George Best idolo delle folle e stereotipo, tutto anni ’60, del calciatore-viveur. Una figura a tratti nebulosa nei ricorsi di Calum ma in ogni caso pesante e influente.

Nell’arco dei circa 80 minuti che compongono il documentario, lo spettatore viene calato nella vita di Best Junior che racconta la sua infanzia in Usa, il rapporto con la madre, costretta a crescerlo praticamente da sola e quello con il padre, pesantemente condizionato da quell’alcolismo fonte di tante leggende sulla stella del Manchester United ma anche una condanna che lo porterà a morire di cirrosi epatica nel 2005 a soli 59 anni.

My Best  dipinge insomma un ritratto di una delle più grandi icone dello sport del ‘900 che per certi versi è inedito quanto genuino perché si affida agli occhi di chi ha vissuto George Best non come un dio del calcio ma come un uomo, nella piena accezione del termine, con tanto di numerosi difetti e contraddizioni.