RIPATRANSONE – Ubaldo Maroni lascia il Partito Democratico dopo l’esito delle elezioni comunali di Ripatransone. Ecco il suo messaggio rilasciato alla stampa.

“A distanza di quasi un mese dal voto di Ripatransone sento il dovere di fare una riflessione personale, alla luce dell’esperienza maturata nella mia vita politico-amministrativa. Negli ultimi anni, e in particolare negli ultimi mesi, ho più volte esternato il mio disappunto politico nei confronti dei metodi di gestione sia del Partito Democratico Nazionale sia di quello locale che – secondo me – si sta trasformando in un insieme di “comitati elettorali” basati solo su interessi e personalismi, sempre più lontani dagli ideali del partito. Dopo il mortificante risultato delle recenti amministrative di Ripatransone, nessuna analisi, nessuna autocritica è stata fatta tra gli iscritti al PD, né si sono visti commenti e riflessioni sulle bacheche della (vuota) sezione locale. Le sporadiche considerazioni emerse assomigliano solo a un patetico tentativo di spacciare l’esito delle urne come un successo. Da tutto questo emerge  l’immagine di un partito in cui non si discute più, in cui si finge di dibattere e dialogare su decisioni in realtà già prese, al di là e al di sopra dei reali bisogni e delle aspettative dei cittadini. La campagna elettorale ripana è stata gestita in modo solo apparentemente democratico, specie per quanto concerne il percorso seguito per la scelta del candidato Sindaco. Nonostante, infatti, fossero emerse altre candidature, non si è ritenuto opportuno fare ricorso allo strumento democratico delle primarie, previste dallo statuto del Partito Democratico. Eppure sarebbe stata  una bellissima opportunità per coinvolgere davvero la cittadinanza, sensibilizzandola e stimolandone la partecipazione alla vita politica, evitando che tutto fosse percepito come una “scelta dall’alto”. È questo, probabilmente, uno dei tanti motivi che ha spinto molti cittadini a non recarsi alle urne o a esprimere il proprio dissenso attraverso le innumerevoli schede bianche e nulle (14,8%). Una sana, costruttiva e obiettiva autocritica, inoltre, non avrebbe tenuto conto solo del 45% dei cittadini che si è recato alle urne ma avrebbe cercato la motivazione di quella maggioranza che ha scelto l’astensione, il voto disperso, il voto di protesta. Mi auguro, per il futuro di Ripatransone, che si possa uscire dalle logiche di partito, si riesca a superare finalmente i protagonismi, la rassegnazione ma, soprattutto, si abbia il coraggio di puntare su una nuova classe dirigente (con o senza esperienza politica) da cui possa emergere un futuro Sindaca/Sindaco e un’Amministrazione propositiva, coinvolgente, intraprendente, ottimista, sincera, lungimirante e umile. Per quanto mi riguarda, purtroppo, non mi sento più di far parte del partito democratico. Vivo una grandissima delusione, carica anche di tutto il percorso di formazione politica che ho seguito, dalla Democrazia Cristiana fino ad oggi. Ho creduto davvero che con il PD potesse nascere un partito autenticamente democratico, capace di farsi portavoce di ogni cittadino e di costruire un percorso di partecipazione e di valorizzazione dei talenti di cui il nostro territorio è ricco. Ma ormai considero chiusa la mia esperienza politica e, soprattutto, il rapporto con il Partito Democratico a cui ho aderito con grande speranza ma che oggi vedo trasformato.  Lascio con amarezza e profonda tristezza, nel ricordo del grande lavoro e dei piccoli-grandi risultati conseguiti negli anni in cui ho amministrato con il partito e nel partito. Come iscritto al PD e come cittadino ho sempre cercato il contatto con la popolazione, impegnandomi per coglierne le esigenze, le preoccupazioni, le speranze. Posso dire, senza timore di essere smentito, di aver sempre onorato in maniera disinteressata e appassionata ogni carica da me ricoperta: Sindaco, Presidente del Consiglio Provinciale, Assessore Provinciale, oltre ad altri incarichi regionali e nazionali.  Il lavoro comune e congiunto, la sinergia delle intenzioni e l’impegno fattivo hanno determinato ogni mia azione nel lungo percorso compiuto fino a oggi. Auspico che, in questo momento di transizione per Ripatransone, tutte le Associazioni culturali, sociali e religiose presenti sul territorio si impegnino maggiormente per amplificare la propria vitalità e il proprio supporto alla comunità. Anche a esse è affidato il compito di incoraggiare la nascita di un nuovo gruppo, di ricostituire dinamiche di partecipazione e condivisione, di ricomporre la trama di quel tessuto sociale oggi sfibrato, proprio come me che, dopo una vita al servizio della politica, chiudo questo percorso con grande delusione ma, fortunatamente, senza rammarichi“.

Subito dopo è intervenuto Alessandro Ricci, unico candidato (Pd) alle ultime elezioni comunali di Ripatransone. Ecco il suo messaggio.

Ho letto con attenzione il comunicato con cui annunci la tua uscita dal Pd a seguito del risultato delle elezioni del Comune di Ripatransone ma anche, se ho ben capito, per una critica al modello di gestione del Partito democratico sia a livello nazionale che locale. Proverò, in queste poche righe, a contraddire l’adagio di John Keats secondo cui “la vittoria ha molti padri, la “sconfitta” invece è orfana”. Lo farò mettendo da subito in chiaro che sicuramente ho io, in prima persona e senza nascondimenti, una buona parte di responsabilità per il mancato raggiungimento del quorum. Non sono riuscito, in qualità di candidato sindaco e quindi di capofila di una squadra, a spiegare ai cittadini quanto importante fosse lo sforzo messo in campo, quanta voglia di fare c’era in quel gruppo, quanto amore per la città di Ripatransone animava la nostra lista, quanta trasparenza avevamo voluto nel percorso elettorale. Il nostro programma, costruito attraverso ben 15 assemblee con la gente e le associazioni, voleva riprendere e rilanciare quella eccellenza che venti anni di giunte di centrosinistra hanno costruito in questa realtà.  Il nostro piccolo centro è stato in questi anni un cantiere di opere a servizio del cittadino. Vado a memoria: il palazzetto dello sport, il presidio socio sanitario e la Rsa, la nuova illuminazione nel centro storico, la riqualificazione dell’ex Ripana e dell’ex Cantinone, la riqualificazione delle mura castellane, la messa a norma del teatro Mercantini, la messa in sicurezza antisismica e prevenzione incendi nella scuola del capoluogo, efficientamento energetico della scuola e del palazzo comunale, il campetto e garage di Sant’Angelo, via delle fonti, la nuova scuola in Valtesino, l’asfalto di numerose strade, il nuovo mattatoio, la metanizzazione di alcune frazioni, i nuovi alloggi di edilizia pubblica, i nuovi centri polivalenti nella frazioni, il palazzetto delle associazioni, la nuova biblioteca, le tante manifestazioni a carattere culturale e turistico, cag e centro anziani, bottega del vino, la ricicleria comunale, la riqualificazione dei campi sportivi della Petrella e della Valtesino, la bandiera arancione del Tci, la denominazione di Città del vino, dell’olio e del sollievo, il riconoscimento come ente di prima classe per il servizio civile nazionale. Potrei continuare, anche fosse solo per ricordare opere che forse oggi diamo per scontate ma che scontate, per una piccola realtà come Ripatransone, non sono. Il centrosinistra ha scritto pagine di storia molto positive per la nostra città. Dobbiamo ringraziare tutti gli amministratori che, con tanta passione e competenza, hanno fatto sì che ciò si realizzasse. Avrei voluto proseguire sulla loro linea, all’insegna di un rinnovamento che non avrebbe che potuto far bene alla politica locale ma, evidentemente, non sono riuscito a comunicare questa volontà.  Non sono invece pentito dell’aver voluto mantenere alta la bandiera della trasparenza e dell’onestà. Lo sappiamo tutti: sarebbe bastato un piccolo escamotage, una lista civetta da confezionare in una notte, per vincere le elezioni a dispetto del quorum. Abbiamo detto “no” agli imbroglietti per interpretare una politica con la P maiuscola, lasciando i sotterfugi a chi non ha il coraggio di mostrare apertamente le proprie idee o a chi continua solamente a tenere sotto gli occhi i propri affari. Non so a quali “comitati di interessi e personalismi” ti riferisci nella tua lettera. Se avessi partecipato più attivamente alla campagna elettorale avresti potuto vedere che gli unici interessi in gioco erano quelli dei cittadini, in una dimensione continua di ascolto e di inclusione. Non capisco nemmeno la lamentela sulle primarie: dei quattro potenziali candidati tra cui scegliere, tre erano nella lista. C’era forse qualche sorpresa da tirare fuori dal cilindro, come avvenne cinque anni fa quando una lunga mano convinse la Bassetti, allora iscritta al Pd, a candidarsi con una lista fuori dal centrosinistra? Maroni, quel centrosinistra è stata la casa della tua esperienza politica e non posso condividere un abbandono in un momento in cui, proprio chi ha più esperienza ed ha amministrato la cosa pubblica per decenni, deve consigliare, motivare e unire con puro disinteresse personale. Avresti potuto essere, in questo percorso verso le amministrative, uno dei protagonisti del rinnovamento, una guida per i tanti giovani che si sono messi a disposizione della città, perché la politica, che noi tutti vogliamo, non è un mestiere, ma un servizio per il bene comune. Tu sei stato uno dei primi ad aderire convintamente al nuovo corso della rottamazione di Renzi. Come sai, a me la rottamazione non è mai piaciuta e ho preferito puntare al rinnovamento: a 32 anni ci ho provato, non facendo politica di professione e continuando a svolgere un mio lavoro per vivere. Se oggi tu provi amarezza per il corso nazionale e ti ricredi, io continuo a puntare fermamente ad una nuova stagione di impegno che possa rispondere alle sfide inedite che i tempi ci impongono. Ma continuo a pensare che tu, dopo l’errore di aver incoraggiato il non voto alle amministrative di Ripatransone, ne stia facendo un altro tirandoti fuori da un percorso politico che avrebbe potuto vederti tra i padri nobili. Abbiamo davanti un anno impegnativo e dovremo farci trovare pronti quando, alla fine del commissariamento, i cittadini saranno di nuovo chiamati alle urne. Sarà un anno di crescita per tutti e per me in particolare. Sarà un anno in cui, in maniera serena e trasparente, ricostruiremo il nostro programma e sceglieremo il candidato alla carica di primo cittadino. Sarà un anno, lo spero sinceramente, in cui i più giovani potranno fare uno scatto in avanti e mettere in campo il loro entusiasmo e le loro idee, pronti a lanciare una sfida per far continuare a crescere la nostra città. Sarà un anno, infine, che spero anche di riflessione per chi non è riuscito o non ha avuto il coraggio di un confronto aperto ed ha preferito decapitare il Municipio piuttosto che affrontare una leale competizione. Maroni, come spero di aver dimostrato, il mancato raggiungimento del quorum a Ripatransone non è orfano e, anzi, forse ha più di un padre. Ma, soprattutto, il commissariamento del Comune è una sconfitta per tutti i cittadini che ancora credono alla democrazia ed alla trasparenza. Diceva il saggio “Quando perdi, non perdere la lezione”. Non la perderò. Non la perderemo.