SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Daniele Aniello ha una grande passione per il basket, sport che ha praticato da giocatore – disputando la maggior parte dei suoi Campionati in Serie C1 – e con cui ancora oggi continua a lavorare, ma come allenatore: “Ho iniziato ad allenare molto giovane, perché volevo acquisire esperienza. Quindi mi sono ritrovato a 32 anni con un bel bagaglio. Ora ne ho quasi 37 e sono contento di quanto ho fatto finora, ma ragiono per piccoli step”.

Il coach grottammarese ha poco guidato la squadra di Fabriano fino alla promozione in Serie B e ha attribuito questo successo anche all’entusiasmo dei tifosi: “Avevo bisogno di un po’ di pressione. La palestra era sempre piena durante le partite e le persone venivano persino in trasferta per vederci. Quando abbiamo vinto il Campionato piangevano tutti” – afferma Aniello – Prima allenavo la Serie C ad Ascoli Piceno e non c’è paragone. Qui dalle nostre parti si dà attenzione quasi esclusivamente al calcio. Il basket non è seguito”.

Ma Daniele Aniello ad Ascoli ha continuato a portare avanti alcuni progetti, come l’IPA (Italian Prep Academy): “Si tratta di una sorta di stage di basket della durata di un anno per ragazzi stranieri. Copriamo noi una parte delle spese, a seconda delle capacità degli atleti. Il prossimo anno sposterò il progetto a Fabriano per seguirlo meglio. In ogni caso, andare all’estero è molto importante, ti fa crescere e ti arricchisce come persona. Anche io continuo a fare viaggi: mi chiamano a fare da allenatore nei camp e, se posso andare, non rifiuto mai”.

Daniele, raccontaci il tuo ultimo successo a Fabriano.

“E’ stata la mia prima esperienza dopo Ascoli, dove ho finito la mia carriera da giocatore e sono rimasto poi come allenatore. Con la Serie C ad Ascoli ci siamo salvati, anche se la squadra era la più giovane del Campionato e nessuno avrebbe scommesso su di noi. Abbiamo sfidato Fabriano e abbiamo addirittura vinto e da lì sono iniziati i contatti. L’obiettivo a Fabriano non era la promozione in Serie B, ma ce l’abbiamo fatta, anche perché lì il basket è molto sentito e i tifosi mettono pressione. Questo mi ha stimolato. Giorno dopo giorno abbiamo realizzato che potevamo vincere il Campionato e così, dopo la fase regionale, abbiamo avuto accesso a quella nazionale, che è stata molto faticosa, soprattutto per le trasferte in tutta Italia. Adesso siamo in Serie B e vediamo cosa succederà: essendo un mondo professionistico è tutto molto diverso. Puntiamo alla salvezza”.

Quali sono state le tappe più importanti della tua carriera nel basket?

“Ho finito il percorso delle giovanili a San Benedetto, dove a 18 anni mi hanno dato la possibilità di giocare da titolare in Serie C2. Poi mi sono spostato a Rieti per la Serie B, ma per la maggior parte del tempo sono stato in panchina. Dopodiché ci sono state la C1 a Foligno e a Soverato, la promozione dalla C2 alla C1 ad Alba Adriatica, la C1 a Porto Recanati, una stagione in Irlanda, la C1 a Perugia, un anno in Germania e nel 2007 sono tornato qui. In quel periodo c’era a Martinsicuro Gabriele Leone, che purtroppo ora è scomparso. Gabriele mi ha voluto fortemente nella sua società per la promozione in C1 e mi ha fatto un contratto di tre anni. Era da pazzi rifiutare. Alla fine sono sono stato lì due anni e purtroppo non ce l’abbiamo fatta a passare in C1. Il secondo anno abbiamo anche vinto la Regular Season, ma poi siamo usciti ai Play Off. Nel frattempo avevo iniziato ad allenare ad Ascoli, dove avevo allenato e giocato qualche tempo prima, anche se per una brevissima parentesi. Dato che Ascoli aveva comprato il titolo per la C1 mi sono trasferito lì, grazie a Gabriele, che mi ha lasciato andare. Ad Ascoli ho concluso la carriera da giocatore a causa dei miei problemi alla schiena e ho preso il timone della prima squadra, la Serie C nazionale. E’ stata una bella esperienza, estremamente formativa per me, anche perché ero l’allenatore più giovane del Campionato di Serie C. Mi occupavo anche delle categorie giovanili e devo dire che abbiamo vinto tanto. Peccato che ad Ascoli il basket non sia seguito come il calcio. Quest’anno, comunque, mentre ero a Fabriano, l’Ascoli ha partecipato al Campionato di Serie D arrivando fino ai Play Off”.

Com’ è la situazione del basket femminile in Italia?

“Bisognerebbe creare un bel movimento giovanile. Fino all’Under 14 maschi e femmine giocano insieme, ma poi? Le ragazze sono costrette nella maggior parte dei casi a cambiare squadra e a spostarsi. Per questo è necessario partire proprio dal basso, dalle bambine più piccole. Mi piacerebbe allenare le donne un giorno, penso che sarebbe un’esperienza totalmente diversa da quelle fatte finora”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Questa estate vado alle Maldive per allenare e per me già poter viaggiare senza spendere nulla è un obiettivo raggiunto. Poi, la prossima stagione a Fabriano miriamo a salvarci nel Campionato di Serie B. Per il resto, un passo alla volta”.