SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Ricordate il caso del sambenedettese Nobile Capuani coinvolto nella presunta combine dietro a Barcellona B-Eldense finita 12 a 0 per i blaugrana lo scorso 1° aprile?

In tanti fra giornali e tv fra Spagna e Italia (e non solo) si sono occupati della vicenda che ha visto Capuani, ex Direttore Sportivo del club di terza serie spagnolo con sede ad Elda, finire in manette appena 5 giorni dopo la gara assieme ad altre 4 persone. La magistratura iberica già dall’inizio ha prefigurato i reati di corruzione tra privati e associazione a delinquere e al momento l’intero procedimento si trova ancora alla fase delle indagini preliminari, che, parimenti a quanto avviene in Italia, per presunti crimini di questo genere possono durare anche diversi mesi e quindi il “caso” è piuttosto lontano dal vedere la luce.

Nel frattempo Capuani, tornato in Italia qualche giorno dopo l’arresto è libero. Seppur con qualche limitazione: ogni 15 giorni deve apporre la propria firma in commissariato a San Benedetto. L’ex Ds dell’Eldense, che già tempo fa aveva indetto una conferenza stampa per dichiararsi estraneo ai fatti, è tornato a parlare del suo caso, contattando stavolta direttamente la nostra redazione.

“In questo momento sto lavorando” ci confessa Capuani “anche se ho dovuto rinunciare ad operare nella zona di San Benedetto per quello che mi è successo” (l’uomo al momento fa l’agente di commercio n.d.r.). Capuani si dichiara “molto provato” per la vicenda che lo ha coinvolto e si è presentato a colloquio con Riviera Oggi accompagnato da un suo ex collaboratore tecnico (e avvocato) spagnolo, cognato fra l’altro del legale che in Spagna sta seguendo il procedimento a suo carico.

Abbiamo parlato per più di un’ora davanti ai documenti che Capuani e l’avvocato ci hanno mostrato a suffragio dell’innocenza di cui l’uomo si professa ma su cui, visto il procedimento ancora in corso in Spagna, non possiamo sbilanciarci anche e soprattutto perché, nel farlo, non potremmo che dar voce ad una sola “campana”. C’è da dire però che le carte mostrateci, secondo la nostra personale visione,  ridimensionerebbero di molto il caso nel quale il dirigente sambenedettese è stato trattato da certa stampa alla stregua di un delinquente comune, addirittura di un mafioso. Molte accuse, tra l’altro, sembrano basate più su rapporti di amicizia con un’altra persona che addebitabili a lui personalmente.

Ai posteri l’ardua sentenza ma una cosa ci sentiamo di dirla. Non avevamo mai visto Nobile (che conosciamo da tanto tempo) così provato per quanto è accaduto con il sambenedettese che ci ha confessato come le sue condizioni di salute abbiano fortemente risentito di questo “incubo” che, parole sue, vive “da tre mesi”. “Ho continui mal di testa e vertigini” ci rivela “e ho dovuto consultare anche un neurologo”. Quello che però preoccupa di più l’uomo è il suo rapporto con la città: “Non posso più fare una passeggiata per San Benedetto per paura delle occhiate che potrebbe lanciarmi la gente” continua l’ex Ds dell’Eldense “tutto quello che desidero è tornare a fare due passi al Molo come facevo sempre”.

Insomma al di là delle valutazioni di merito sulla colpevolezza o l’innocenza di Capuani, che non sta a noi fare è evidente come la situazione prettamente “umana” che l’ex dirigente sportivo vive da mesi ormai non è quella che si dipingerebbe come un idillio e, a questo punto forse, neanche l’eventuale non colpevolezza sancita potrebbe riuscire a cancellare un periodo che resterà “nero” per tutto il resto della sua vita e di quella dei suoi familiari. Nel frattempo dunque l’unica cosa che possiamo fare è raccontarvi la storia del Capuani uomo. In attesa che la giustizia faccia il suo corso.