SAN BENEDETTO DEL TRONTO – C’era sinceramente curiosità, e un po’ di “timore”, nell’incontrare Cesare Cameli dopo il ritorno in Riviera dal viaggio a piedi, purtroppo non terminato, che doveva portarlo ad Hong Kong.

La “paura” era semplicemente dettata nel far riaffiorare una possibile ferita ancora fresca. Invece Riviera Oggi, nella mattinata del 20 giugno, ha trovato un Cesare Cameli davvero sereno.

Il sogno del 29enne si è concluso in Albania dopo tre mesi. “Ho capito che amo viaggiare, tanto quanto amo la mia famiglia e la mia casa, mentre prima di partire sentivo il bisogno quasi impellente di andarmene. Pensavo che dovevo andare a vivere fuori, lontano, da solo, per riuscire a trovare la felicità, invece non è così. Non è scappando che si risolvono i problemi. La felicità si trova già dentro di noi. Ciò che volevo era scoprire me stesso, capire ciò che volevo dalla vita, e credo di esserci riuscito, mi conosco un po’ meglio” ribadisce il 29enne come già affermato sulla sua pagina ufficiale Facebook il 17 giugno.

Un ragazzo cortese, disponibile e sicuro di sé come quando il 15 febbraio 2016 ci raccontò della sua sfida. “Ammetto che in quel periodo – ci confida Cesare – avevo preso la vicenda con molto vigore. Volevo assolutamente raggiungere a tutti i costi Hong Kong. Quando m’infortunai a fine aprile 2016 e fui costretto a rinviare il viaggio, cambiai anche le mie motivazioni. Avrei affrontato la camminata ma stavolta ascoltando il mio corpo e la mia anima. E così ho fatto dal 27 marzo 2017, giorno della mia partenza”.

Torniamo alla tua decisione di interrompere il viaggio: “Era un’idea che mi frullava da un pò di tempo, prima di raggiungere l’Albania. Io desideravo camminare immerso nella natura, tra sentieri e spiagge, tra colline e montagne, però a un certo punto non è stato più così. Mi sono ritrovato senza altra possibilità che camminare per strade, prestando attenzione alle macchine, senza più potermi godere il paesaggio circostante. Ma questo lo sapevo, cioè sapevo che ci sarebbero state strade da fare, pezzi pericolosi, però mi aspettavo più sentieri alternativi. Più andavo avanti e aumentavano le complicazioni – prosegue Cesare – Dal punto di vista mentale e fisico. E dato che comunque stava comportando un notevole sacrificio economico, specie da parte della mia famiglia, ho deciso d’interrompere. Non era giusto andare avanti e spendere soldi (n.d.r. soprattutto in visti) se ormai avevo perso le motivazioni. E’ stata una scelta ben ponderata. E alla fine, va bene così”.

Dopo la dipartita di Cesare Cameli, il web si è diviso. La maggior parte delle persone si è comunque congratulata, lodando il coraggio del ragazzo che in tre mesi ha comunque raggiunto l’Albania a piedi. Altri, però, hanno criticato e in alcuni casi “sbeffeggiato” l’operato di Cesare. Con superficialità. Il 29enne di Porto d’Ascoli ha comunque compiuto un grande lavoro. Camminare a piedi non è così semplice come forse in molti possono pensare. Percorso azzardato? Sicuramente non semplice ma ha avuto comunque il coraggio, ne va dato atto, di averci veramente provato. Ha affrontato sentieri di ogni tipo con uno zaino di 30 chili sulle spalle e avversità meteorologiche. Inoltre, stando completamente solo, ha speso molto in energia mentale come confermato dallo stesso Cesare: “Non era semplice. In compagnia ti dai la carica l’uno con l’altro. Da solo lo devi fare, appunto, automaticamente e non è così semplice. Ho letto le critiche e anche le offese. Come ho già detto nella mia pagina, auguro una buona vita anche a loro, il giudizio più importante è quello dei miei cari e comunque la stragrande maggioranza delle persone ha recepito il mio messaggio e li ringrazio di cuore. Io sono sereno e contento di quello che sono riuscito a fare”.

Forse la visibilità mediatica ha ‘complicato’ in parte il tuo viaggio? “Sicuramente mi ha dato molte responsabilità, questo era inevitabile, e un pò di pressione l’ho sentita ma non voglio comunque cercare questo alibi. Non ero favorevole alla pagina Facebook ma infine ho accettato di fronte alla richiesta dei miei familiari e amici che volevano mantenere un contatto con me. Infatti, ho ricevuto anche tanto affetto da gente che non conosco e che mi ha aiutato durante il viaggio”.

Quali insegnamenti ti ha dato questo percorso fino in Albania? “Mi ha dato numerosi insegnamenti. Camminare in mezzo alla natura ti fa apprezzare la vita. Noti cose che nella vita di tutti i giorni è impossibile vedere. Dalla fauna alla vegetazione. Strade e luoghi mai visti, totalmente diversi dalla nostra mentalità. Ritrovi anche il contatto con la gente. Quanti visi, incroci di sguardi e parole provenienti da culture diverse dalla nostra. Una cosa che, ‘per colpa’ della tecnologia, abbiamo perso o dato comunque per scontato – afferma Cesare – Ho incontrato numerose persone che mi hanno aperto il cuore, rimaste affascinate dalla mia sfida. E si supera la diffidenza, molte volte creata dai media e dalla società contemporanea. L’Albania, per esempio, è davvero un paese cordiale con persone davvero di cuore. Facevano a gara a volermi dare una mano. Ciò mi ha colpito molto. E in Albania è successo anche un fatto particolare: mi era stata concessa una camera in un albergo ma poi mi era stato detto che era già occupata, ritirando i documenti la proprietaria mi ha chiesto se ero io in foto dato che nello scatto non avevo barba e capelli lunghi. Gli ho risposto di sì raccontandogli la mia storia. Mi aveva preso per una sorta di talebano che poteva rappresentare una minaccia (n.d.r. sorride). Invece, parlando di persona e occhi negli occhi, la proprietaria aveva capito tutto. Questo è molto importante: tornare a parlarsi e a guardarsi negli occhi. Nel mio viaggio l’ho potuto fare, in varie lingue, ed è stato bellissimo. Poi, affrontando caldo torrido e maltempo, ho imparato ad affrontare le avversità e ho acquisito comunque forza. Non rinnego nulla del mio viaggio”.

Cosa consigli a coloro che sono comunque rimasti colpiti dalla tua esperienza? “A loro dico di immergersi nella natura. Abbiamo la fortuna di avere vicino a noi parchi e luoghi meravigliosi per escursioni di vario genere. Si possono trarre insegnamenti anche nelle passeggiate montane. E’ impossibile non trovare la pace dei sensi guardando il cielo, un’alba o un tramonto in un posto completamente immerso nel verde. Comprendi la bellezza della vita e capisci che lo stress e le amarezze quotidiane dovute a lavoro o società non sono tutto nella vita. Auguro a chiunque di avere un contatto diretto con la natura. Fidatevi di me”.

Dagli occhi di mamma Roberta e papà Venanzio è ben percepibile l’orgoglio per il percorso compiuto dal figlio: “Quando siamo andati a trovarlo in Albania abbiamo deciso di percorrere con la macchina il suo tracciato. Non era semplice in auto, figuratevi a piedi. E in Albania abbiamo camminato insieme a lui circa tre ore per comprendere la sua fatica. Non si può comprendere stando seduti comodi a casa davanti alla Tv o al computer. Siamo orgogliosi di nostro figlio”.

Chiudiamo la nostra bella chiacchierata con una domanda ‘obbligata’ a Cesare: ci riproverai ad andare a piedi ad Hong Kong? “Devo ammettere che la voglia di completare ciò che non ho terminato, è concreta. Sicuramente non sarà nel breve periodo. Però in futuro, da solo o in compagnia, mi piacerebbe cercare di completare il mio percorso. Nel frattempo scriverò sicuramente un libro su questo viaggio che, come detto prima, mi ha regalato molti insegnamenti da condividere con la collettività e proseguirò le mie escursioni nei paesaggi meravigliosi a stretto contatto con la natura”.