SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Cesare Cameli, l’avventuriero sambenedettese che a marzo è partito a piedi con l’obiettivo di arrivare ad Honk Kong, ha deciso di tornare a casa.

Lo ha comunicato sulla pagina Facebook dedicata alla sua impresa,“Walking to China”, spiegando come la sua decisione sia stata dettata da una serie di motivazioni come la nostalgia per la famiglia e gli affetti e la consapevolezza che, parole sue, “non si risolvono i problemi scappando”.

Il 29enne sambenedettese, prima di fare dietrofront, era comunque arrivato fino in Albania, un’impresa in ogni caso fuori dalla portata della maggior parte di noi.

Di seguito vi proponiamo le parole esatte con cui Cesare ha spiegato la decisione di tornare indietro:

 

“Ciao a tutti.
Ho qualcosa di molto importante da annunciarvi: oggi sono tornato a casa. Capisco che molti di voi saranno delusi, altri meravigliati, ma era ciò che sentivo. Così come qualche anno fa mi era venuta questa voglia di arrivare in Cina a piedi, adesso sentivo che era giunto il tempo di smettere. La mèta, Hong Kong, in realtà era solo un obiettivo ideale, non rappresentava il vero scopo del mio viaggio, che in fondo è il viaggio stesso. Ciò che volevo era scoprire me stesso, capire ciò che volevo dalla vita, e credo di esserci riuscito, mi conosco un po’ meglio.
Ho capito che amo viaggiare, tanto quanto amo la mia famiglia e la mia casa, mentre prima di partire sentivo il bisogno quasi impellente di andarmene. Pensavo che dovevo andare a vivere fuori, lontano, da solo, per riuscire a trovare la felicità, invece non è così. Non è scappando che si risolvono i problemi. La felicità si trova già dentro di noi.
Ho compreso che mi piace la giusta compagnia, quanto è importante avere qualcuno con cui condividere questi momenti. Ho capito che nella vita ogni problema si può risolvere e che non bisogna mai avere paura, mai perdere la speranza. Mi sono reso conto di come ognuno cerchi di vivere la sua vita e se fai la tua strada col sorriso puoi viaggiare in sicurezza ovunque.
Sono arrivato fino in Albania, ma già da qualche settimana mi frullava in testa questa idea. Ho camminato per centinaia di chilometri su strade trafficate e strette, mi sono sacrificato per un ideale. Un sogno di libertà. Poi, come folgorato da una scossa elettrica, ho realizzato che in fondo non era ciò che volevo continuare in questo modo. Io desideravo camminare immerso nella natura, tra sentieri e spiagge, tra colline e montagne, però a un certo punto non è stato più così. Mi sono ritrovato senza altra possibilità che camminare per strade, prestando attenzione alle macchine, senza più potermi godere il paesaggio circostante. Ma questo lo sapevo, cioè sapevo che ci sarebbero state strade da fare, pezzi pericolosi, però mi aspettavo più sentieri alternativi.
Così mi sono detto: “Cesare, ma è questo che vuoi? Camminare per migliaia di chilometri su strade piene di veicoli a motore?”
No. Ho capito che per me arrivare a Hong Kong non era poi così importante, ho capito ciò che volevo, ciò che voglio. Però quest’avventura è stata importantissima per la mia crescita personale, e se mi chiedessero: “La rifaresti?” Risponderei sì senza esitazioni.
È stata bellissima, durissima, emozionante e massacrante, ma rimarrà per sempre una parte indimenticabile della mia vita, e non smetterò mai di camminare. Magari farò altri lunghi tragitti, questa volta però con la consapevolezza di scovare sentieri alternativi e partire in compagnia.
Grazie a tutti per avermi seguito, per avermi confortato e supportato, per avermi pensato. Senza di voi non sarebbe stata la stessa cosa.
Scriverò un libro su quest’avventura dove ringrazierò tutti i miei più cari sostenitori, dove riporterò tutte le emozioni e le sensazioni di questo viaggio. Non pretendo capiate la mia scelta, però spero la possiate accettare.

Vi abbraccio,
Cesare.”