MARTINSICURO – “Houston, we’ve had a problem here”. In tempo di amministrative si alza il sipario sull’appuntamento con l’ignoto, che torna quest’anno in una versione ancora più oscura. Se nel 2016, ad infestare la Riviera, sono stati i candidati “fantasma” che non avevano avuto preferenze, adesso è la volta dei candidati che sembra non abbiano il titolo professionale. Con cui invece si presentano.

“Non risulta iscritto presso alcun Ordine”, svela il messaggio “alieno” riguardo ad alcuni aspiranti consiglieri “non identificati” dal sistema informatico. Persino Mike Bongiorno suggerirebbe loro di lasciare dal suo microfono “a gelato”, invece di adagiarsi nella cabina spaziale di Lascia o Raddoppia? per cercare di vincere una poltrona con l’aiuto del pubblico.

Prima domanda: Perché un candidato non dovrebbe abusare di un titolo professionale? (dettagli)

Perché se utilizza per esempio quello di architetto, ingegnere o biologo, ma non è iscritto all’albo viola il codice deontologico. Idem per chi lo è, ma si spaccia per senior (sezione A, laurea magistrale) quando invece è iunior (sezione B, laurea triennale) senza però specificarlo, mentre la Legge lo impone.

Perché commette un reato violando anche il Codice Penale art. 498, che descrive il delitto di usurpazione di titolo come l’uso abusivo del titolo di una professione dove è richiesta una speciale abilitazione dello Stato. Lo protegge in quanto attraverso esso è consentito esercitare una professione, cosa possibile solo agli iscritti all’albo. Nei casi in esame, laurea e abilitazione sono condizioni necessarie ma non sufficienti per potersi fregiare del titolo. Forse sventolarlo in casa davanti allo specchio gli porterebbe solo un voto?

“I titoli professionali di Architetto e Architetto Iunior, possono essere utilizzati esclusivamente dagli abilitati regolarmente iscritti all’albo, rispettivamente nelle sezioni A e B –  conferma l’architetto Valeriano Vallesi, presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Ascoli Piceno – Chi risulta iscritto, ma abusa del titolo, per esempio dichiarandosi ‘architetto’ quando è invece ‘architetto iunior’, e quindi tenuto a specificare la dicitura estesa come sa bene, è soggetto a sanzioni disciplinari e viene sospeso. Per i non iscritti che abusano di suddetti titoli c’è invece la Procura. Gli iscritti che vengano a conoscenza di tali abusi sono tenuti a segnalarli al Consiglio di Discliplina dell’Ordine, per non incorrere essi stessi nella violazione del Codice Deontologico (articolo 12)”.

Il discorso vale per diverse altre professioni, ma l’opinione pubblica non bada a queste “sottigliezze”. Almeno finché non crolla qualcosa o muore qualcuno, perché scopre dietro un professionista “abusivo”.

Seconda domanda: In che modo un candidato può abusare di un titolo professionale e passarla liscia?

Può farlo anche al supermercato o alla pompa di benzina, sempre meglio che in campagna elettorale: “Per sistemare la spesa c’è l’ingegnere-architetto”; “L’auto del biologo nutrizionista ha sete, faccia il pieno”. Basta solo che nessuno se ne accorga.
In genere nessuno controlla, figuriamoci, non lo fanno nemmeno i candidati sindaco e i capigruppo. Tuttavia, sarebbe stato un gesto di riguardo verso gli elettori, verificare i titoli sfoggiati da chi spezza le catene dei Codici per diventare consigliere, captando qualche voto in più lavorando sull’immagine.

Terza e quarta domanda: Si potrà controllare domani un’intera città, se oggi non si riesce a verificare un semplice titolo professionale? Perché non sostituirlo con il meno impegnativo segno zodiacale?

Chiediamo l’aiuto del pubblico, mandiamo la pubblicità e torniamo tra 5 minuti. O tra 5 anni.

Quinta domanda: Come identificare un UFO tra gli aspiranti consigliere, verificandone il titolo-volante?

Ormai tutti i candidati sindaco hanno presentato le liste degli aspiranti consigliere, di cui conosciamo la professione. Tra loro ci sono imprenditori, impiegati, operai, artigiani, laureati, studenti, pensionati e disoccupati, persone che non cercano di mostrarsi diverse per accattivarsi le simpatie degli elettori, ostentando titoli e competenze che fanno scena ma non hanno. Figurano anche molti professionisti, tutti iscritti all’albo, che si presentano con il titolo professionale che hanno il diritto di utilizzare.

Quelli che invece non dovrebbero esserci sono i “furbetti”, candidati che puntano a guidare la città ma non rispettano le leggi di quello Stato che dovranno, un giorno, rappresentare assumendo una carica politica. Giocano a carte scoperte senza preoccuparsene, visto che la consultazione degli albi è pubblica, mentre se si vuole barare conviene inventarsi una laurea o una medaglia all’onore in Papua New Guinea, più difficile da verificare direttamente dai cittadini.

Sesta domanda: Si può inventare, trasformare o raddoppiare un titolo professionale?

Certo, ed è pure molto facile. Ma c’è il rischio di essere scoperti pagando caro le conseguenze, e magari anche quello di venire sbeffeggiati (si pensi al caso piuttosto recente del “plurilaureato” Oscar Giannino).

“Si tratta chiaramente di un uso abusivo del titolo – ci spiega Vallesi il 17 maggio – ma non ne siamo stupiti. Addirittura ci è capitato che qualcuno si facesse chiamare ‘architetto’ giustificandosi con la laurea honoris causa che gli era stata conferita. Poi nel procedimento ha avuto torto e ha perso”.

Settima domanda: Chi danneggia un candidato che abusa di un titolo professionale?

Chi si presenta in campagna elettorale fregiandosi di titoli che non ha, danneggia almeno 3 categorie:

1. i cittadini-elettori, che vengono fuorviati dall’immagine più accattivante di quella reale (e vera) che il candidato cerca di trasmettere, attribuendosi un titolo professionale che per legge non può usare;

2. i “colleghi” candidati alla carica di consigliere, che nel presentarsi per come sono e per quello che realmente fanno, potrebbero essere penalizzati in fase di voto. A parità di condizioni, quale indeciso voterebbe per esempio un disoccupato avanti con l’età, piuttosto che un giovane professionista in carriera, che invece non lo è (anche se lui, quello che vota, non lo sa)? Chi si presenta come “impiegato”, “studente”, “operaio”, in generale dichiarando la sua attività lavorativa, informa solo gli elettori, dicendo qualcosa di sé per farsi conoscere. Ovviamente farà una selezione tra le cose che potrebbe dire, tirando fuori il meglio per presentarsi bene e convincere: ma sembra una scelta razionale ed opportuna, visto che ha l’obiettivo di ottenere quanti più voti possibili per raggiungere lo scopo. Solo che non si mette a violare la legge, per esempio sparando UFI (Unidentified Flying Information). Proprio così.  Invece, chi abusa di un titolo che non gli spetta non lo fa per informare (cioè per trasmettere dati, “oggettivi”), piuttosto per manipolare a proprio vantaggio l’informazione. Quindi a scapito di altri, almeno teoricamente. E se poi qualcuno lo voterà, perché adescato dalla sua immagine, anche praticamente;

3. l’immagine dei candidati sindaco, delle liste e di chi ne fa parte. A trasferire l’errore di uno, prima al “sistema centrale” e poi a tutte le “periferiche” è un attimo. Una persona sa che gli altri non c’entrano nulla, però si insinua il dubbio che, proprio perché già ce n’è uno, magari anche loro… sotto sotto… chi lo sa… Nella questione in esame, va escluso che sia sottesa una strategia studiata a tavolino per costruire una superlista di cervelloni per sbancare alle amministrative. Infatti i “furbetti” sono pochi, sparpagliati, e in una lista ce n’è al massimo uno. Da solo non riuscirebbe ad elevarne la forza e la qualità dell’immagine globale, tanto più perché nessuno di loro va oltre l’attribuzione di un semplice titolo professionale. Per ora. Gli altri… sotto sotto… chi lo sa…

Nota del direttore: Il problema sopra descritto esiste anche fra i candidati delle prossime elezioni di Acquaviva e Martinsicuro? Pare, infatti, che ci siano sospetti abbastanza fondati per i quali preferiamo attendere. Chi potrebbe però incorrere in spiacevoli incidenti di percorso, tipo quelli sopra accennati, è ancora in tempo per tirarsi indietro. Speriamo nessuno.