SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tic-toc, tic-toc. L’orologio della politica sambenedettese scandisce il tempo che rimane fino al 27 maggio, giorno X per i destini del Consiglio Comunale, che sabato mattina è chiamato ad eleggere il suo nuovo presidente e, punto non meno importante, il bilancio consuntivo.

FRA CONSUNTIVO E PRESIDENZA DEL CONSIGLIO. Il rendiconto 2016 non sarà di certo una bottiglia di latte, ma è comunque scaduto visto che la legge ne impone l’approvazione entro il 30 aprile e da altre parti, ritardi minori dei 27 giorni con cui verrà approvato quello sambenedettese, hanno comunque creato “casi” politici. Ad Ancona, per esempio, i 23 giorni di ritardo  con cui il Consiglio ha votato il rendiconto hanno mobilitato Sel, che lamentava come, senza il documento, il Comune avesse praticamente le mani legate per quanto riguarda gli aspetti contrattuali (assunzioni, trasferimenti, rapporti contrattuali con i privati) CLICCA QUI. 

LA “POLE” DI CHIARINI. Da queste parti, però, sembrano altre le questioni che preoccupano le dinamiche dell’assise. C’è infatti un presidente del Consiglio che “s’ha da fare” e la sua elezione non potrà non smuovere e ridisegnare tanti equilibri politici. Soprattutto se la attuale “pole position” dovesse essere conservata da Giovanni Chiarini anche nel “giorno gara”. Le ultime “qualifiche”, per la cronaca, si effettueranno giovedì pomeriggio, quando la maggioranza si riunirà per l’ultima volta per dare il via libera al consigliere di San Benedetto Protagonista. 

Da un punto di vista di voti la maggioranza sembra abbastanza tranquilla visto che i 13 consensi necessari a eleggere Chiarini (per il regolamento dell’assise si elegge il presidente a maggioranza assoluta) sembrano facilmente raggiungibili visto che dovrebbero votare ” a occhi chiusi” a favore della nomination sia i 9 delle due liste civiche principali (Siamo San Benedetto e la lista dello stesso Chiarini) sia i due di Fratelli d’Italia, oltre a Mariadele Giorlami e al Sindaco Piunti. Oltre a Perazzoli, assente dichiarato sabato prossimo (il consigliere di Articolo Uno, comunque in uscita dal Consiglio, non ci sarà per altri impegni), è sicuro che non voterà Bruno Gabrielli( e anche se dovesse farlo sembra improbabile che lo faccia per Chiarini) mentre potrebbe essere diversa la posizione degli altri due forzisti Valerio Pignotti e Stefano Muzi.

FORZA ITALIA AL PALO? Se il secondo ha mostrato sempre una certa fedeltà alla maggioranza e all’occorrenza potrebbe essere richiamato nei ranghi, per Pignotti la questione è un po’ diversa. Il giovane azzurro infatti, seppur più vicino a Gabrielli, potrebbe rientrare nelle dinamiche di assestamento che l’elezione di Chiarini causerebbe. A patire dal posto in Consiglio Provinciale che, almeno ufficialmente, Forza Italia non ha rivendicato ma che se Chiarini dovesse diventare il nuovo Presidente del Consiglio diventerebbe il primo obiettivo con Pignotti, per un soffio fuori alle elezioni di inizio 2017, primo aspirante. I berlusconiani infatti, con oltre il 7,5 %  alle elezioni, si ritrovano al momento con un solo assessorato contro i tre assessori (più Chiarini alla presidenza del Consiglio eventualmente) di una lista come San Benedetto Protagonista che ha portato a casa un consenso maggiore di circa due punti percentuali (qualcosa come 400 voti) e addirittura con un assessore in meno rispetto a SiAmo San Benedetto che alle amministrative ha preso una manciata di voti in meno. L’attuale peso di Forza Italia però, va commisurato alle più recenti vicende fra cui i casi Gabrielli e Girolami che “ricalcolano” in qualche modo gli equilibri di opposizione(in difetto per i berlusconiani) anche se, il partito azzurro, potrebbe lamentare un ritorno, in termini di “cariche”, che al momento li affianca a Fratelli d’Italia, che ha avuto meno della metà dei consensi alle scorse consultazioni rispetto ai forzisti.

QUESTIONE COMMISSIONI. L’elezione di Chiarini apre poi anche la questione commissioni. Il Consigliere, se venisse eletto, dovrebbe lasciare le 5 commissioni di cui fa parte (Affari Generali, Bilancio, Urbanistica, Problemi Sociali e Viabilità e Trasporti) e soprattutto dovrebbe dire addio alla presidenza della Commissione Sanità. Nella partita entrerà sicuramente lo stesso Gabrielli, che rimessosi i panni “civili” da semplice consigliere, di certo entrerà in qualche commissione (probabile che entri in quella Bilancio e in almeno una fra Affari Generali e Urbanistica) mentre è quasi impossibile che possa sostituire lo stesso Chiarini alla presidenza della commissione Sanità visto il carattere di sinergia fra l’organo e il Sindaco che lo stesso Piunti ha impostato (con Chiarini ha incontrato i vertici Asur). E il probabile voto favorevole del primo cittadino alla sfiducia non sarebbe un buon punto di partenza.

Le dinamiche delle commissioni però, a differenza del latte e dei consuntivi, non hanno scadenze impellenti ed è probabile che per la presidenza della Sanità se ne riparli con calma, magari aprendo anche all’opposizione. E il nome di Marco Curzi, per dinamiche politiche e soprattutto per affinità col mondo della sanità, potrebbe tornare “caldo”.