SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Quando a San Benedetto si parla di inadeguatezza e ridimensionamento del nostro ospedale si entra nella dimensione di un’opinione così diffusa da sfiorare la tautologia. Eppure può capitare che attorno a un punto di partenza totalmente condiviso si riescano a parlare sostanzialmente due lingue e, quando accade, è spesso la politica l’unica a riuscire nell’impresa.

E’ questo il filo conduttore per provare a raccontare quello che bolle in pentola nel Consiglio Comunale sambenedettese sul tema Sanità, nel pomeriggio dell”11 maggio messo sul tavolo dell’omonima commissione, nata per fare da raccordo, a un mese dalla sua celebrazione, dell’assise “aperta” e delle sue risultanze.

Nato con l’annuncio che Piunti incontrerà il Direttore Generale dell’Asur Marini questo lunedì, l’incontro inizia con la totalità dei presenti che non aspetta altro che sia Giorgio De Vecchis a prendere parola e a “battezzare” le discussioni. Prevedibile. Il consigliere è sempre stato, in questi mesi, il più attivo sul fronte, trasformandosi pure in topo di biblioteca e sviscerando dati, drg medi, flussi di mobilità e quant’altro fosse utile a capire una cosa: “Il nostro ospedale, negli ultimi dieci anni,  è stato particolarmente danneggiato per quanto riguarda la produzione di servizi ospedalieri”.

Niente di nuovo. Così come non è una sorpresa che il Consigliere faccia spesso riferimento al decreto Balduzzi rivolgendosi ai colleghi. D’altronde la “venuta” di Ceriscioli in città il 7 aprile è stata utile per capire quasi solo una cosa: “San Benedetto e Ascoli non possono avere due ospedali di primo livello perché i loro bacini di utenza, per il decreto Balduzzi, non ne hanno diritto”, questa non è altro che una citazione del Governatore. La novità sta quindi, semmai, nella fermezza con cui lo stesso De Vecchis, ma pure Curzi e Pellei hanno rivendicato che “un ospedale di primo livello a San Benedetto spetta per legge“(160 mila gli abitanti del nostro bacino per il politico, che mette in conto anche una “quota turisti”). Perché i bacini di utenza di cui parla Ceriscioli “hanno confini regionali che la legge non pone” tuona il leader di Ripartiamo da Zero che sembra parlare, o voler parlare a tratti, una lingua diversa dal Sindaco che annuncia che andrà ad Ancona, lunedì, per “rivendicare ciò che è giusto” mentre De Vecchis pone, a tratti, un’unica strada: “la class action”.

E se Piunti arriva ad assicurare che non andrà da Marini “con l’anello al naso” resta la diffusa sensazione che le armi che maggioranza e opposizione vorrebbero mettere in campo sono diverse. Più per la sottile arte della diplomazia Piunti e Giovanni Chiarini (“non andremo da Marini a battere i pugni”), quasi al limite della “sovversione” talune posizioni di minoranza. Col governo della città dice di non voler “fare una di campanile guerra con Ascoli” sulla questione, Marco Curzi non esita a dire che negli anni il “Mazzoni” ha raggiunto un sovradimensionamento, per servizi, “che spetterebbe a una città con più di 600mila abitanti”.

Ma la posizione forse più dura, durante i lavori, la assume Domenico Pellei che non esita a bollare la mozione-sanità che il Consiglio vorrebbe redigere e spedire a Ceriscioli come “inutile”, arrivando a proporre una “manifestazione impattante e azioni finalmente forti, come lo sarebbe fare il Consiglio Comunale direttamente ad Ancona, davanti alla Regione”(posizione condivisa dallo stesso Curzi). Insomma, se anche il  centro (non ce ne voglia Pellei ma Udc e “bombaroli” non sono certo un binomio consueto), arriva a prendere posizioni estreme sulla nostra Sanità, sarà il caso di iniziare a muoversi. O a parlare. Indipendentemente dalla lingua.