SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Tic-toc, tic-toc: l’orologio della politica sambenedettese scorre inesorabilmente e con un obiettivo all’orizzonte. Anzi due. Le incombenze più grandi per l’assise al momento sono infatti la votazione del bilancio consuntivo 2016, che era da approvare entro il 30 aprile, e la scelta dell’erede di Bruno Gabrielli alla presidenza del Consiglio. Le due questioni non sono separate e si intrecciano come nei migliori “gialli”, ma rispetto a qualche giorno fa ci sono “spettri tecnici” che fanno meno paura.

Sembrano infatti fugati i dubbi sulla validità di una delibera d’assise con il presidente pro tempore in sella e, a questo punto, a livello tecnico almeno, il consuntivo si potrebbe votare anche con Antimo Di Francesco alla guida del Consiglio Comunale. La data più probabile in cui il documento verrà votato è quella del 27 maggio, giorno in cui il capogruppo Pd potrebbe pure avvicendarsi con il nuovo presidente. Oppure no.

Tenere Di Francesco alla presidenza del Consiglio al momento infatti,  potrebbe convenire enormemente anche al centrodestra, per evitare una guerra interna per la corsa allo scranno in assise. Tutti e quattro i gruppi di maggioranza infatti (Fdi, Siamo San Benedetto, San Benedetto Protagonista e Forza Italia) hanno il loro “cavallo” la cui vittoria però, per un motivo o per l’altro , non sarebbe senza conseguenze. Assegnare la presidenza a un gruppo diverso da Forza Italia, infatti, non farebbe che lacerare il già precario equilibrio della maggioranza e la soluzione più indolore per tutti sarebbe quella di pescare il “nuovo” Gabrielli dalla scuderia azzurra. Valerio Pignotti è in ascesa all’interno del partito, essendo stato nominato, due giorni fa, coordinatore provinciale dei giovani “berlusconiani” ma il 22enne non convince il resto del centrodestra per età e, forse ancor di più, per la vicinanza con lo stesso Gabrielli. Gli stessi motivi di esperienza (anzi di mancanza di esperienza) sono il leitmotiv anche attorno al nome di Stefano Muzi che, però, rispetto al compagno di partito gode di maggior fiducia da parte della squadra di Governo, a cui ha dimostrato fedeltà in più di un’occasione.

Non concedere la presidenza ai forzisti potrebbe essere pericoloso per gli equilibri del centrodestra dicevamo, visto che il partito manterrebbe un solo assessore, Annalisa Ruggieri, al pari di Fratelli D’Italia nonostante un consenso elettorale più che doppio rispetto al partito della Meloni (7,58% contro il 3,24% alle scorse elezioni). In questo senso, una soluzione che taglierebbe la testa al toro potrebbe essere “regalare” la presidenza all’opposizione con Pellei, Curzi e lo stesso Di Francesco che sono i favoriti in questo senso.

Al Pd potrebbe non dispiacere accaparrarsi la carica così come alla maggioranza farebbe piacere “spuntare” un po’ l’azione politica degli avversari visto che la dimensione di chiunque prenda la carica, diventerebbe immediatamente più istituzionale. I ragionamenti insomma, per questa ipotesi, vanno fatti da una parte e dall’altra. E già domani potremmo saperne di più. Il Pd ha infatti indetto una conferenza stampa per il 10 maggio nella sede di via Manara e da quell’appuntamento le strategie potrebbero risultare più chiare all’interno di quella che non sembra più politica amministrativa ma una vera e propria partita a “RisiKo”.