SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sono state settimane intense quelle che hanno condotto il Consiglio Comunale a esprimersi sul ruolo di Bruno Gabrielli, chiudendo, almeno dal punto di vista formale, una “querelle” che la politica sambenedettese si portava avanti dal 17 marzo.

Premesso che la “questione-Gabrielli” non nasce probabilmente il 17 marzo e che, politicamente almeno, ma anche giudizialmente non finisce certo oggi, quel che è certo è che, almeno dal punto di vista del voto sulla mozione, il Consiglio non ha riservato nessuna sorpresa. Alla fine sono infatti 19 i voti che hanno “spodestato” il Presidente del Consiglio dal suo ruolo e dopo settimane in cui si è parlato di trattative, strategie e contro-strategie, il conto dei voti ci restituisce una situazione che, rispetto al 25 marzo, giorno in cui si votò l’ammissione della procedura di revoca, poco appare cambiata.

I 19 Sì definitivi alla sfiducia sembrano infatti portare le stesse “impronte” di chi ha firmato, il 17 marzo scorso la mozione originaria. In 21 firmarono quel giorno, e a parte Paolo Perazzoli e Flavia Mandrelli che hanno rinunciato a votare all’ultimo minuto, quei firmatari hanno confermato oggi le loro intenzioni. I restanti 4 voti, 3 astensioni e un No, dovrebbero infatti arrivare tutti dalla stessa parte politica. Anzi, dallo stesso partito. Chi si è opposto è stato probabilmente, visti i costanti segnali che ha sempre mandato, il membro più giovane di Forza Italia, Valerio Pignotti. Chi invece ha lasciato la scheda bianca (Muzi e il Sindaco Piunti?) è con ogni probabilità l’altra parte di un partito che da questa assise esce ancora di più diviso a metà, l’ipotesi che vuole Andrea Sanguigni fra gli astenuti, cambierebbe di poco le carte in tavola e disegnerebbe solo uno scenario in cui uno dei due forzisti fra Muzi e il Sindaco si sarebbe “sporcato” le mani direttamente con un Sì.

NIENTE SORPRESE, SOLO VELENI. Chi si aspettava un Consiglio Comunale con un colpo di scena da “segreto dell’urna” è rimasto probabilmente deluso. Gli spunti di cronaca però, non sono di certo mancati e l’aspetto più importante è stato l’attacco frontale di Bruno Gabrielli a quelli che ha sempre ritenuto gli “architetti” della sfiducia. L’esponente azzurro è infatti uscito allo scoperto facendo nomi e cognomi di chi ritiene responsabili per l’intera vicenda, dando un volto a ciò che aveva solo lasciato intendere nelle sue controdeduzioni dove, a proposito della mozione, scriveva: “Un documento creato ad arte da qualcuno al fine di portare avanti una scellerata azione politica discriminatoria atta a demolire la mia persona e il partito di cui mi onoro appartenere.

LA GUERRA FREDDA E’ FINITA. Gabrielli ha infatti attaccato direttamente e pesantemente il Gabinetto di Piunti, rappresentato da Luigi Cava e quindi, di rimando, lo stesso primo cittadino. Nei fatti, l’ormai ex Presidente del Consiglio, chiude la stagione della guerra fredda fra le tre parti e apre un conflitto netto e alla luce del sole che probabilmente caratterizzerà la scena politica da qui in avanti. Bruno Gabrielli infatti, che ha già presentato un esposto in Procura, ricorrerà di certo al Tar aprendo il primo fronte di battaglia. Il secondo, da oggi in poi si consumerà in assise, dove però, oggi più che mai, Piunti ha dimostrato di poter contare su una maggioranza fortemente coesa. Il caso Gabrielli ha infatti “amputato” una importante articolazione della maggioranza e, per il futuro, ha disegnato i contorni dell’imprevedibilità politica nelle azioni e nei voti di  Gabrielli e Pignotti ma, dall’altra parte, ha rinsaldato il resto delle “truppe piuntiane”.

OPPOSIZIONE “USATA” PER RAFFORZARE LA MAGGIORANZA DI PIUNTI? La questione ha di certo costruito attorno al Primo Cittadino, con chi è rimasto, una “cortina di ferro”. Il Sindaco adesso può contare su 12 o 13 fedelissimi (gli 11 consiglieri di Siamo San Benedetto, San Benedetto Protagonista e Fratelli d’Italia più almeno uno fra i due azzurri Mariadele Girolami e Stefano Muzi), gli “apostoli” di Piunti che, però, a lungo andare, potrebbero essere pochi per tenere al sicuro il “messia”. Dall’altra parte, chi si fa qualche domanda è l’opposizione. Mandrelli e Perazzoli, dopo la pesante  pioggia di “missili” di Gabrielli verso Cava, hanno praticamente “etichettato” come puramente politica l’intera faccenda, salvandosi in corner dalla spiacevole sensazione del sentirsi “usati” per un semplice regolamento di conti interno e astenendosi dal voto. E gli altri? Solo il futuro, e la salute di questa maggioranza, ci dirà infatti se l’opposizione ha fatto un assist gratuito a Piunti oppure se ha contribuito ad aprire, consapevolmente, un periodo di crisi nel centrodestra.