SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dopo una lunga gestazione il “caso” Gabrielli si chiuderà nella mattinata di sabato. Dopo oltre un mese dalla presentazione della mozione di sfiducia da parte di 21 consiglieri. Dopo chiacchiere, manovre controdeduzioni, l’assise metterà fine, almeno a livello politico, alla “querelle” che vede coinvolto il presidente del Consiglio Comunale.

Attorno al voto del 29, negli ultimi giorni, si sono susseguite tante speculazioni, e le manovre della politica, reali o percepite che siano, potrebbero essere già partite. Parte dell’opposizione starebbe infatti pensando al clamoroso dietro-front: ovvero votare no o astenersi alla mozione per creare qualche grattacapo (o qualcosa in più) a Piunti &Co. Nei prossimi giorni, sia la maggioranza che le due principali forze del centrosinistra (Pd e Articolo 1), dovrebbero sedersi attorno a un tavolo e delineare le strategie di base con cui affrontare il voto decisivo sulla sfiducia.

La notizia però, è che ogni manovra potrebbe essere inutile visto che, a differenza di quanto trasparito finora, sono 16 i voti che servono all’assise per buttare fuori Bruno Gabrielli. Il regolamento per il funzionamento del Consiglio Comunale infatti, parla chiaramente di maggioranza dei due terzi dei consiglieri “assegnati”all’Ente per legge, per deliberare definitivamente sulla revoca. Il termine “assegnati” non è casuale perché è un diretto riferimento al comma 2 dell’articolo 38 del Tuel che parla di “un terzo dei consiglieri assegnati”, escluso il Sindaco, per dare validità alle sedute d’assise.

Piunti dunque resterebbe fuori dal computo per determinare il quorum strutturale (ovvero 24 consiglieri), anche se, proprio il voto del Sindaco potrebbe risultare decisivo (visto che può votare e il suo voto conta per il raggiungimento del quorum funzionale). Appare sicuro infatti che i 12 consiglieri di maggioranza proseguiranno nei loro intenti e, dato per scontato che i due di Ripartiamo da Zero (De Vecchis e Sanguigni) voteranno sì, per arrivare a 16 (i due terzi) basterebbero i voti del Primo Cittadino e di Stefano Muzi, i due che con ogni probabilità si sono astenuti durante la prima votazione sull’ammissibilità procedurale.

Eventuali manovre del centrosinistra, dunque, potrebbero servire a poco in questi giorni. Anche se, si sa, il segreto dell’urna potrebbe giocare comunque qualche scherzo.