GROTTAMMARE – La collaborazione tra il Comune  e la comunità educativa Lella nella gestione dei migranti in età minorile attira il mondo accademico come esempio di buone pratiche in ambito sociale.

Una ricercatrice dell’Università di Ferrara, professoressa Paola Bastianoni, interessata ad approfondire le attività svolte dalla comunità per minori che si trova a Grottammare, ha avuto modo di incontrare l’assistente  sociale del Comune, dott.ssa Matilde Capretti, e conoscere il progetto  “Affido consensuale omoculturale”: un’esperienza nata in seno ai servizi sociali comunali nel 2015 e di cui beneficiano 4 minori con un sensibile risparmio per le finanze dell’ente.

L’interesse della studiosa è nato nel corso di un evento formativo per addetti ai lavori, organizzato dall’ateneo ferrarese sul tema dell’accoglienza dei minori stranieri. In quella sede, è emerso che il rapporto tra la comunità Lella e il Comune di Grottammare inquadra una realtà virtuosa in Italia, capace di armonizzare le necessità dei minori con le difficoltà economico organizzative dei Comuni su cui, per legge, ricade la loro protezione.

“Affido consensuale omoculturale” vuol dire che il minore è inserito in famiglie di connazionali, preliminarmente individuate e formate, dove il bambino/ragazzo trova un appoggio e un sostegno affettivo molto utile e performante, poiché vengono annullate le problematiche che scaturiscono dalla diversità linguistica e culturale del paese d’origine, rispetto a quello di destinazione.

Il progetto, inoltre, si caratterizza per l’attivazione di percorsi misti, che mettono cioè in relazione i servizi sociali dei  Comuni, le Comunità Educative e le famiglie affidatarie.

In questo modo, è garantita al minore una rete sociale che lo condurrà alla gestione autonoma della propria vita, una volta maggiorenne.

“Il nostro territorio  – spiega l’ideatrice, assistente sociale comunale, Matilde Capretti – negli ultimi anni è stato fortemente caratterizzato dal fenomeno dell’arrivo cospicuo di minori stranieri non accompagnati (Msna), espressione con la quale giuridicamente si designano i minori stranieri presenti a vario titolo sul territorio italiano (migranti, rifugiati, in stato di abbandono) ma in assenza di qualsiasi riferimento familiare (perché non reperibile o non identificabile).  In aderenza a tutte le norme nazionali e internazionali, la tutela dei minori da parte delle istituzioni deve essere piena e incondizionata, per questo motivo,  l’onere della tutela e dell’accoglienza di questi minori influisce notevolmente sull’organizzazione e sui bilanci  dei Comuni”.

Vale la pena di rilevare che la protezione dei minori al di fuori di un progetto di affido familiare costa mensilmente circa 3 mila euro. Il ricorso all’affido familiare, invece, genera un risparmio del 70% per le casse comunali.