SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Enorme, con scaglie verdi e occhi da rettile. E’ il tipico aspetto che si attribuisce ad un dinosauro. Questi affascinanti e spaventosi animali popolarono indisturbati la Terra per 165 milioni di anni, dal Triassico al Cretaceo, finché un devastante cambiamento ambientale non ne decretò la quasi totale estinzione. Un lasso di tempo sconfinato, soprattutto se paragonato agli appena 4,2 milioni di anni che ha impiegato l’australopiteco per evolversi nell’attuale Homo sapiens.

I dinosauri hanno lasciato molte testimonianze del loro passaggio, eppure si sa ancora pochissimo di loro. La scoperta di nuovi fossili, negli ultimi vent’anni, ha fatto emergere elementi sorprendenti, che stanno a poco a poco cambiando la percezione di queste creature ancestrali.

Non ci sarà da stupirsi, quindi, se nei prossimi anni i bambini giocheranno con un T-rex di plastica guarnito di penne colorate, e studieranno a scuola come gli Oviraptor covavano le loro uova in modo non dissimile dalle galline.

La scoperta dei dinosauri piumati è avvenuta in Cina, nel deserto del Gobi; una pianura stepposa e inospitale, fredda e costellata di laghi salati. Il territorio, nel mesozoico, era però ricoperto da una giungla lussureggiante, che ospitava varie specie acquatiche e terrestri. Oggi le sue sabbie nascondono tesori archeologici di incomparabile valore, in uno stato di conservazione che non ha eguali nel resto del mondo.

I primi fossili trovati appartenevano a lucertoloni del genere Raptor, identificati poi come gli antenati dei moderni uccelli. Questi sono considerati più antichi dell’Archaeopteryx, l’antico volatore riesumato in Baviera 150 anni fa. I Raptor cinesi, infatti, sono molto più simili ai dinosauri terrestri, e si presume che fossero incapaci di volare.

Perché erano dotati di piume, allora? Gli archeologi hanno discusso a lungo sulla questione. La risposta è che, con ogni probabilità, il piumaggio non si era sviluppato per il volo, ma solo per mantenere stabile la temperatura corporea; i dinosauri hanno conquistato i cieli solo in seguito, a poco a poco, salendo sugli alberi e planando per catturare le prede. La suddetta teoria arboricola sembra trovare conferma nello Scansoriopteryx, scoperto nel 2002 in territorio cinese: il piccolo dinosauro, grande come una lucertola, possedeva un lungo dito artigliato sulla sommità delle “ali”, con cui probabilmente si arrampicava sugli alberi.

L’evoluzione delle penne e delle ossa cave, in seguito, ha permesso a queste specie di sollevarsi da terra, evolvendosi in uccelli propriamente detti.

Il piumaggio, però, non era una caratteristica esclusiva degli arboricoli. La scoperta di un fossile di Kulindadromeus zabaikalicus, nel 2014, ha suscitato molto scalpore nella comunità scientifica. Kulindadromeus, infatti, è un dinosauro molto antico, non imparentato con i volatori moderni, eppure dotato di piume miste a squame. Dal ritrovamento, si è ipotizzato che tutti i dinosauri potessero avere, potenzialmente, un piumaggio protettivo, dai velociraptor ai tirannosauri. La famiglia dei tyrannosauridae, in particolare, aveva colonizzato molti territori, dall’America all’Asia, adattandosi ai climi più diversi. Non è strano, quindi, che necessitasse di una protezione in più. Le penne fanno anche pensare che molti dinosauri fossero omeotermi, a sangue caldo. Attualmente, la teoria non è ancora confermata; si suppone piuttosto che avessero una via metabolica intermedia, “a sangue tiepido“, poi completamente scomparsa con l’evoluzione.

Sull’estinzione dei dinosauri sono state avanzate molte ipotesi. Certo è che alla fine del Cretaceo, circa 66 milioni di anni fa, più della metà delle specie terrestri e marine esistenti scomparvero bruscamente. Ammoniti, rettili, uccelli ancestrali, mammiferi, e soprattutto tutti i dinosauri di grossa taglia.

Nel 1979, il geologo Luis Alvarez analizzò alcuni strati rocciosi risalenti a quel periodo, scoprendo che contenevano un’alta concentrazione di iridio. L’iridio è un metallo prezioso estremamente raro sulla Terra, ma si trova in maggiori quantità sulla superficie degli asteroidi. Alvarez quindi cominciò ad ipotizzare che, tra il Cretaceo ed il Terziario, un meteorite si fosse schiantato sulla superficie terrestre.

Qualche anno dopo, la sua teoria sembrò trovare conferma: nella penisola dello Yucatán, in Messico, si scoprì una enorme voragine, generata secondo le ricostruzioni da un corpo celeste di circa dieci chilometri di diametro. A questo si aggiunge il colossale cratere di Shiva, situato sul fondo dell’oceano Indiano, che si formò nello stesso periodo.

I due meteoriti facevano forse parte di uno sciame di asteroidi che attraversò la Terra in tempi antichissimi, sconvolgendone l’ecosistema.

La teoria meteorica, però, non soddisfa del tutto i ricercatori; si ritiene, infatti, che l’impatto sia avvenuto molti secoli prima dell’effettiva estinzione di massa, e non sarebbe quindi stato l’evento decisivo. I dati raccolti indicano che nel lasso di tempo detto “limite K-T” (tra Cretaceo e Terziario), la concentrazione di anidride carbonica in acqua è aumentata vertiginosamente; il fenomeno sarebbe spiegato da una serie catastrofica di eruzioni vulcaniche, che combinate ai danni meteorici avrebbero inferto il colpo di grazia alle specie animali presenti.

Dall’estinzione di massa si salvarono poche specie. Alcune hanno conservato il loro antico aspetto, come i coccodrilli e le tartarughe, altre si sono evolute e diversificate in moltissime famiglie diverse. Tra queste, il Purgatorius è un esemplare particolarmente interessante.

Purgatorius è il nome dato ad un piccolo mammifero simile ad un ratto, i cui resti sono stati trovati presso il Purgatory Hill nel Montana. Si può dire che la scelta del nome sia stata una felice coincidenza, perché il roditore è un probabile anello di congiunzione tra i mammiferi ancestrali ed i primati.

I primissimi mammiferi si separarono molto presto dai dinosauri propriamente detti, ancora prima del Mesozoico, sviluppando l’omeotermia ed un rivestimento esterno simile al pelo. Studi recenti hanno confermato che peli e penne si sono entrambi formati da una profonda mutazione delle squame, a riprova del legame con i rettili.

I più antichi mammiferi conosciuti, attualmente, sono i cinodonti (letteralmente “denti da cane”); osservandone la ricostruzione, si nota una vaga somiglianza con Dino, l’animale domestico dei Flintstones. Da questi progenitori, con tutta probabilità, si è evoluto l’ordine dei Plesiadapiformi: piccoli mammiferi arboricoli simili a topi e scoiattoli, tra i quali era compreso il già citato Purgatorius.

Dopo di loro, l’evoluzione ha compiuto progressi che possiamo ancora oggi ammirare; dal Purgatorius alla tupaia, dalla tupaia al tarsio, dal tarsio al lemure, dal lemure alle scimmie. Questo elenco non vuole dire che una specie si sia letteralmente trasformata nell’altra, piuttosto indica la loro probabile successione evolutiva. Ciascuna famiglia deriva da un antenato comune, che si è sviluppato in modi e tempi diversi. Anche i cosiddetti “fossili viventi“, ovvero gli animali che non hanno cambiato il loro aspetto nel corso delle ere geologiche, sono in realtà molto diversi geneticamente dai loro predecessori.

In definitiva, l’archeologia è una scienza ancora piena di misteri da risolvere, vuoti temporali da riempire, nuove ipotesi da formulare. Fino alla fine del novecento si è creduto che i dinosauri fossero lucertole verdi a sangue freddo, ora si immaginano pennuti e organizzati in branchi, intenti alla cura delle uova, con una struttura sociale più o meno complessa.

Molto probabilmente, presto verranno alla luce nuovi elementi finora mai sospettati, che porteranno ad altre scoperte rivoluzionarie sull’origine delle specie.