SAN BENEDETTO DEL TRONTO – La Cna Picena scende in campo al fianco dei gestori di aree balneari demaniali a uso ricreativo e turistico in merito alla cosiddetta applicazione della Direttiva Bolkestein. La nuova normativa, in discussione in questi giorni in Parlamento, rischia infatti di crere non pochi problemi soprattutto alle piccole imprese a conduzione familiare che, soprattutto lungo la nostra costa, rappresentano la struttura portante del settore. Poche indicazioni ma precise che la Cna di Ascoli sta portando avanti con forza a livello nazionale grazie all’impegno del sistema nazionale della Cna.

In primo luogo prevedere su scala nazionale criteri e modalità di affidamento solo per nuove concessioni su aree disponibili nel rispetto dei principi di concorrenza, di qualità paesaggistica e di sostenibilità ambientale, di valorizzazione delle diverse peculiarità territoriali, di libertà di stabilimento, di garanzia dell’esercizio, dello sviluppo, della valorizzazione delle attività imprenditoriali nonché di riconoscimento e di tutela degli investimenti da effettuare, dei beni aziendali e del valore commerciale, mediante procedure di selezione che assicurino garanzie di imparzialità e di trasparenza nel caso in cui le concessioni presentino un interesse transfrontaliero certo, prevedano un’adeguata pubblicità dell’avvio della procedura e del suo svolgimento e tengano conto della professionalità acquisita nell’esercizio di concessioni di beni demaniali marittimi, lacuali e fluviali per finalità turistico-ricreative.

Di conseguenza mantenere salvo il riconoscimento e la tutela del legittimo affidamento delle imprese balneari titolari di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali ad uso turistico e ricreativo rilasciate anteriormente al 31 dicembre 2009 con la conservazione, per queste ultime, del diritto alla continuità della concessione in atto.

E per tutti prevedere, anche in relazione alle innovazioni introdotte dalla presente legge, un adeguato periodo transitorio per l’applicazione della disciplina di riordino.

“Le imprese del settore della balneazione – è la posizione della Cna di Ascoli Piceno – hanno un impatto occupazionale ed economico notevole e crescente. Sono imprese per lo più familiari, appena il 14 per cento è composto da società di capitali. Ci sono imprenditori che hanno ipotecato la casa per poter ammodernare gli stabilimenti. Tanto che alle imprese sono stati chiesti anche lavori di opportunità pubblica, a cominciare dalla pulizia degli arenili. La conseguenza è che il litorale italiano è tra i meglio attrezzati d’Europa”.

Ora esiste il rischio che una cattiva interpretazione della Direttiva Servizi e i tanti errori politici commessi nell’applicazione in Italia possono mettere a rischio tante imprese. “Ma le nostre proposte – prosegue la Cna di Ascoli – possono disinnescare le due mine più pericolose. Prima di tutto, in Italia non c’è scarsità di materia prima, vale a dire di spiagge, perché il 48 per cento delle coste è ancora disponibile. Lo stesso vale per la tutela del legittimo affidamento, dietro al quale c’è un patto di reciproca fiducia tra Stato e balneatori che non può essere rotto”.