SAN BENEDETTO DEL TRONTO . Il problema dei cosiddetti graffiti urbani riassume bene il problema della società di massa (per questo se ne parla tanto). Tutti sentono di avere il diritto di esprimersi e di essere “qualcuno”. Pochi hanno la capacità di farlo a un livello decente. I muri e i giardini della città di San Benedetto del Tronto esprimono implacabilmente questo gap: per ogni metro quadrato di arte c’è un chilometro quadrato di patetico esibizionismo.

I writers, in genere, rifiutano questa discriminante estetica: sostengono il diritto all’espressione di massa, ovviamente a scapito dello sguardo pubblico costretto a sorbirsi, in aggiunta alla bruttezza urbana, la bruttezza vanamente riparatoria di orribili graffiti. Né è facile escogitare soluzioni “selettive”, tendenti a impedire o cancellare l’espressione del brutto e valorizzare l’espressione del bello: il mercato, che oggidì piaccia o non piaccia è il selezionatore quasi unico della qualità (vera o presunta) non ha potere sui muri e nei giardini. La libera espressione del sé è il solo criterio (iperdemocratico) che governa il graffitismo. Diciamo che, almeno per il momento, è un criterio ancora molto immaturo e generico. Produce quantità e non qualità. Mediocrità e non fantasia. E fa rimpiangere – che tristezza – perfino l’arbitrio e le speculazioni del mercato dell’arte.

Scorrere le opere dipinte sulle facciate dei massi colorati con fantasia costeggianti il molo di San Benedetto del Tronto, è per gli occhi dei passanti e dei turisti, una esplosione di colori che li investe emozionandoli.

Proprio la reazione che la Street Art al molo di San Benedetto del Tronto vuole provocare, è portare i colori sui massi, ridare nuova vita a un molo maltrattato e dimenticato con tanti disegni, significa regalare un attimo straordinario di intima e personale sorpresa a chi fa quel tragitto da sempre, costringendolo a rallentare per ammirarlo.

Parecchi possono essere gli appellativi per definire street artist: pittori, scenografi, illustratori, cartoonisti e appassionati viaggiatori.

È proprio il viaggiare a sostanziare le loro opere che traggono ispirazione dalla complessa rete delle relazioni umani che sperimentano e osservano durante i viaggi di mare in mare e che annotano nei loro taccuini di viaggio, pieni di sketch, volti, espressioni, atmosfere scene e scenari che poi scivoleranno dal foglio di carta al masso sul molo dove i soggetti si uniformeranno allo sfondo del mare integrandosi armoniosamente nel contesto marino.