SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Sulla questione scoppiata attorno all’ex Galoppatoio abbiamo capito alcune cose. Uno, che si tratta di una questione di titoli di concessione (come ha ribadito a Riviera Oggi anche il Comandante Gennaro Pappacena CLICCA QUI) per cui, per usufruire dell’area non sarà possibile emettere permessi di occupazioni di suolo pubblico, ma servirà una concessione demaniale marittima. La seconda questione che pare certa è che, di questo particolare tecnico, negli anni, non fosse a conoscenza nessuno all’interno del Comune.

PARLA URBINATI. Una svista dunque, o semplicemente una convinzione tecnica poi rivelatasi errata. La tesi sembrerebbe confermata anche da Fabio Urbinati, oggi Consigliere Regionale, ma fino all’anno scorso assessore alle Attività Produttive della Giunta di Giovanni Gaspari. Il politico, a Riviera Oggi dichiara: “Non è necessario che un assessore sappia certi dettagli tecnici perché si tratta di cose che vengono demandate direttamente agli uffici del Comune” chiosa Urbinati che poi spiega meglio: “Quando un’associazione, ad esempio, chiede di usufruire di un’area per una manifestazione, è compito della Giunta concedere il patrocinio ma una volta arrivata la richiesta però, sono gli uffici a portare avanti le procedure”. Il Consigliere Regionale, poi, rivela qualche dettaglio in più: “Negli anni in cui abbiamo amministrato, noi abbiamo fatto tante iniziative al porto, lì però sapevamo chiaramente che ci dovevamo rapportare con la Capitaneria perché la zona del porto è sotto la loro diretta gestione”.

OCCUPAZIONE DI SUOLO PUBBLICO.Le parole dell’ex membro di Giunta fanno capire insomma che la particolare fattispecie giuridica dell’ex Galoppatoio, sotto la gestione del Comune ma di fatti proprietà del demanio marittimo, ha dato il là negli anni a una consuetudine errata. Sembra infatti che, per gli eventi di quella zona particolare, sia stata sempre emessa l’occupazione di suolo pubblico, in luogo della concessione demaniale. Tesi suffragata da alcuni documenti, reperibili nell’albo pretorio del Comune e che vi riportiamo in allegato. Dai documenti si capisce, come in almeno due occasioni sia stata concessa proprio l’occupazione di suolo pubblico. La prima  occasione a seguito di una richiesta pervenuta il 9 giugno 2016 per un’esposizione di prodotti e, tornando indietro nel tempo la stessa occupazione fu concessa per un evento pubblicitario che ha avuto luogo, sempre all’ex Galoppatoio, nell’estate 2015.

QUALI PROSPETTIVE PER GLI EVENTI FUTURI ALL’EX GALOPPATOIO? Dopo i chiarimenti della Capitaneria di Porto quali sono le prospettive per gli eventi che, in futuro vorranno essere ospitati in quell’area? Uno degli eventi estivi che dovrebbe trovar luogo all’ex Galoppatoio è “l’Hoppy Days”, festa della birra artigianale diventata consuetudine dell’estate sambenedettese. In questi giorni, infatti, l’organizzazione dovrebbe incontrare l’assessore al Commercio Filippo Olivieri. 

Quello che è certo ripetiamo è che, per usufruire dell’area, bisognerà pagare una concessione all’erario. La procedura è un po’ diversa dalla richiesta di occupazione di suolo pubblico che è una procedura di domanda e risposta “one to one” in cui c’è un richiedente e il Comune che concede. Per le concessioni demaniali invece è previsto un iter “aperto” in cui la richiesta di usufruire dell’area è sottoposta a procedura di evidenza pubblica per 20 giorni e, qualora in quel lasso di tempo l’organizzatore di un altro evento manifestasse la volontà di occupare il luogo nel medesimo periodo, starà al Comune scegliere a chi concedere la zona.

Un’altra sorpresa poi potrebbe uscire fuori dai canoni di concessione. Dopo la polemica infatti, paradossalmente, organizzare un evento all’Ex Galoppatoio potrebbe costare meno in futuro. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti infatti, per questi casi specifici prevede delle tabelle di calcolo del canone e, in base a diversi parametri c’è un costo che oscilla da meno di un euro a quattro euro al metro quadrato. Si tratta però di canoni annuali, mentre per concessioni di una settimana o un week-end (la tipica durata di un festival per esempio) si applicherebbe un canone ricognitorio, ovvero la tariffa minima, individuata, dall’ultima circolare ministeriale del dicembre 2013 in 359, 27 euro. (CLICCA QUI)