SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una lettera aperta dell’ex assessore Palmiro Merli.

“Da cittadino che ha una qualche conoscenza della vita ospedaliera, avendo lavorato in quella struttura qualche decennio, e da ex amministratore di questa città, vorrei fare qualche riflessione sul dibattito in corso sulla situazione del Madonna del Soccorso e sulle prospettive della sanità del nostro territorio.

Le proteste che da varie parti si levano hanno tutte le loro buone ragioni. Non vorrei però che, come si dice, si buttasse via il bambino con l’acqua sporca.

Se è vero che il nostro ospedale soffre di gravi carenze, è anche vero che è in grado di offrire servizi di qualità che, a mio giudizio, meriterebbero la stessa pubblicità delle denunce. Mi riferisco a reparti dove operano professionisti di alto livello che, non a caso, attirano pazienti da fuori zona: penso a Chirurgia, a Ginecologia, a Neurologia, alla Medicina. Come negare che il trattamento offerto in questi reparti sia di primissima qualità, che semmai il problema è di un’eccessiva domanda rispetto alle potenzialità?

Io penso che sia utile e necessario dare un po’ di fiducia alla sanità pubblica, senza nascondere i tanti e spesso seri problemi ma sentendoci orgogliosi, e facendo di tutto per non lasciarli scappare, di uomini e donne di talento che rendono il nostro ospedale un luogo dove farsi curare a dovere.

Dobbiamo invece gridare forte il nostro dissenso per politiche scellerate che hanno fatto decadere la qualità di servizi ritenuti sulla carta essenziali per un ospedale “di frontiera” come il nostro, ad iniziare da quelli di emergenza. Il personale del Pronto soccorso non merita di lavorare in quelle condizioni, e la politica deve dare risposte rapide ed incisive. Così come è assurdo che, nella Regione dei record per longevità della popolazione, a San Benedetto vengano ridotti i posti letto in Geriatria. Che dire poi di Ortopedia, un reparto che l’anno scorso ha portato a termine oltre 800 interventi ma che è stato mutilato sia di personale che di posti letto?

Inutile negare che, nella distribuzione del personale tra Ascoli e San Benedetto, ci sia una disparità inaccettabile e che questo squilibrio vada colmato in attesa di un ospedale unico che, a mio parere, resta l’unica prospettiva concreta per avere una sanità pubblica all’altezza delle aspettative, perno di un sistema in cui il privato sia di supporto ed integrazione e non sostituivo, come oggi troppo spesso accade, del pubblico.”