SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Dai banconi ai banchi del Consiglio Comunale. E’ l’esperienza singolare provata oggi dai gestori e titolari di bar che Pasqualino Piunti ha invitato in Comune questa mattina, per un “vis-à-vis” sul tema “movida”. Il Sindaco ne aveva invitati 64, come vi avevamo anticipato qualche giorno fa (CLICCA QUI)  , ma all’incontro si è presentata più o meno la metà dei bar. Alla fine c’erano soprattutto quelli del centro, i più coinvolti negli effetti della cosiddetta “movida molesta”.

Il meeting è durato poco più di un’ora e mezza e in cui è andato in scena un confronto, a tratti serrato fra l’Amministrazione (oltre a Piunti erano presenti anche Bruno Gabrielli, l’assessore Filippo Olivieri e il Consigliere Carmine Chiodi assieme al comandante dei vigili Giuseppe Coccia e al direttore del Suap Claudio Salvi n.d.r.) e i titolari dei bar e fra gli stessi gestori.

QUESTIONE DI RESPONSABILITA’. Uno dei principali temi di confronto è stato quello della responsabilità dei gestori, e la linea tenuta da molti proprietari di locali è stata abbastanza comune: “Come dovrebbe comportarsi un gestore di fronte a 5 o 6 persone che creano problemi o schiamazzano davanti al suo locale?” chiede alla platea dei politici Sandro Assenti, titolare di uno dei più noti e frequentati chalet della Riviera. Sempre Assenti punta il dito sui fenomeni di costume: “Il concetto di bar è cambiato negli anni, ora sono diventati luogo di aggregazione al pari delle discoteche e combattere una moda per un gestore non è affatto facile” continua l’imprenditore che propone: “Abbiamo bisogno delle telecamere e di un servizio di buttafuori che copra capillarmente tutte le zone”.

NODO BUTTAFUORI. Proprio sulla questione buttafuori, al centro anche di una discussa ordinanza all’epoca di Gaspari, emerge qualche frizione fra gli stessi gestori. “Gestisco un’attività da 40anni e non ho mai avuto bisogno di buttafuori”, parole e musica sono dell’ex assessore Settimio Capriotti che è anche imprenditore del settore. Capriotti il suo punto di vista lo spiega anche: “I buttafuori sono un alibi, non servono se un locale non dà da bere a chi è già ubriaco e soprattutto non servono a chi vende alcool di qualità e non shot a un euro”.

Altri titolari però non sembrano vederla allo stesso modo: “Il buttafuori a me serve proprio per “rimbalzare” fuori dal locale chi è già ubriaco e fonte di potenziali problemi” dichiara uno dei gestori, e ancora: “Ai buttafuori chiediamo espressamente di non far entrare gli ubriachi” commenta un altro.

DECRETO SICUREZZA. Ogni intervento dalla platea di “bar tender”, nel corso della mattinata, è stato ascoltato da Piunti che ha puntualmente risposto a tutti dimostrandosi anche piuttosto “salomonico” nelle osservazioni. Da un lato il Sindaco ha ribadito di voler risolvere il problema enunciando anche ai presenti le possibilità che gli fornisce il nuovo decreto sicurezza(limitazione delle vendite e anche possibilità di chiudere i locali per 60 giorni n.d.r.) ma dall’altro lato ha assicurato di non volere che “San Benedetto diventi una città per vecchi” difatti mostrando un’apertura verso un fenomeno sociale  non ignorabile come l’aggregazione giovanile.

PIUNTI E LA QUESTIONE MORALE. Proprio sul tema dei giovani però, è arrivato uno dei passaggi più importanti ‘dell’oratoria’ mattutina di Piunti che a un certo punto ha lanciato anche una questione morale, quasi di berlingueriana memoria, il Sindaco di centrodestra ci perdonerà il paragone. E lo fa proprio in risposta a uno dei quesiti più popolari fra i baristi sambenedettesi, ovvero: “Cosa fareste nei nostri panni?” La risposta di Piunti è stata piuttosto chiara: “Un gestore deve innanzitutto rispettare le regole” chiosa il primo cittadino, “non solo le leggi ma anche le norme morali, perché quando si vende alcool ai minori si infrange certamente la legge, ma prima di tutto si è fatto qualcosa di brutto moralmente”.