SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Continuiamo la nostra inchiesta sui non collegamenti ferroviari riguardanti San Benedetto e tutto il Piceno rispetto, soprattutto, alla città di Pesaro (clicca qui), ma dobbiamo precisare: il nostro non è un accanimento, ma è la necessità di garantire un termine di paragone nella nostra stessa Regione. Nel nostro ultimo articolo, abbiamo dimostrato come, in una data, il 17 marzo, Pesaro usufruisce di collegamenti diretti (cioè senza cambio) in treni di lunga percorrenza da Roma, Torino, Venezia oltre che Milano, per un totale di 18 treni contro i quattro che fermano a San Benedetto, di cui solo uno, un intercity, in orario diurno.

Ma perché e come Trenitalia giustifica queste scelte? Di seguito una analisi dettagliata.

LE FAMOSE FREQUENTAZIONI Le stazioni italiane vengono classificate dalla Rete Ferroviaria Italiana sulla base di “dati oggettivi e sintetici”. Quattro le categorie, rigorosamente anglofone: platinum, gold, silver, bronze. Le quali esprimono “lo stato attuale e le potenzialità”. Le platinum riguardano le grandi città, le gold comprendono “impianti medio/grandi, con frequentazione alta (maggiore di 10.000 frequentatori medi/giorno circa) e servizi viaggiatori di qualità elevata per la lunga, media e breve percorrenza. E’ generalmente sempre garantita la presenza di servizi per frequentatori non viaggiatori e più saltuariamente per la città. La gestione è di norma affidata da RFI a Grandi Stazioni e Centostazioni“. Per le silver invece si legge: “Stazioni/ fermate medio/piccole, con frequentazione consistente (generalmente  maggiore di  2.500 frequentatori medi/giorno circa) e servizi per la lunga, media e breve percorrenza: la gestione di norma è affidata a Centostazioni o mantenuta in carico diretto a RFI (per analisi specifiche, all’interno della categoria può essere individuata la sotto categoria “Top Silver” con la frequentazione più alta)“. Clicca qui.

I parametri utilizzati per la classificazione sono quattro:

a) intermodalità: tiene conto della presenza contemporanea o meno, all’interno della stazione o nelle immediate vicinanze, di fermate della metropolitana, capolinea di autobus urbani/extra-urbani, fermate del tram, corsie dedicate ai taxi,collegamenti con aeroporti, parcheggi auto, moto e bici.

b) le aree aperte al pubblico: tiene conto della grandezza della superficie totale delle aree aperte al pubblico comprese aree commerciali quali negozi e  aree espositive.

c) il livello del servizio viaggiatori: considera l’importanza dell’impianto in termini esclusivamente legati al livello dell’offerta commerciale di trasporto e conto del numero e della tipologia di treni (treni AV, lunga/media percorrenza, regionale, metropolitano).

d)  la frequentazione giornaliera: data dal numero di passeggeri che giornalmente transitano all’interno della stazione per salire o discendere da un treno e dal numero di persone che, pur non usufruendo del servizio di trasporto viaggiatori, frequentano comunque l’impianto (per acquisti, interscambio con altre tipologie di trasporto, turismo, semplice transito, ecc).

Il punto fondamentale è che il punto c) è vincolato dalle decisioni di Trenitalia: più treni si fermano, più “punti” di prendono. Ma c’è di più: il punto d) (in realtà il primo nella classificazione) è da una parte vincolato dalle decisioni di Trenitalia, perché più treni fermano e maggiore è il numero di biglietti venduti; tuttavia vi è un dato del tutto discrezionale, perché non si può calcolare con precisione coloro che circolano nella stazione anche per “semplice transito”. Ad esempio da qualche anno la stazione di San Benedetto è diventata anche un punto di transito per accedere dalla zona portuale a via Gramsci a piedi: è un traffico non valutabile e quindi soggetto ad una valutazione tutt’altro che oggettiva.

LA CLASSIFICA DELLE STAZIONI Ci si perdoni il link a Wikipedia, per altro, in massima parte, con fonti attendibili. Nella lista delle principali città italiane per traffico, sono segnalate le prime 90 stazione per traffico passeggeri. Dai 150 milioni di Roma Termini in giù, fino alla stima di 3 milioni per Avellino e Pordenone. Fra Marche e Abruzzo Ancona è la stazione con più traffico (5,8 milioni). Nell’Adriatico, fascia povera in quanto a numeri, registriamo, oltre Venezia, Bari (14 milioni), Rimini (5 milioni), Ravenna (5,2), Ferrara (5). Nessuna stima di Pesaro tra le prime 90.

POPOLAZIONE Pesaro è la seconda città delle Marche con 94.500 abitanti. San Benedetto ne ha 47.500 circa. Se vediamo però gli abitanti per zone geografiche, vediamo che la Provincia di Pesaro-Urbino ha 365 mila abitanti, quella di Ascoli 211 mila. A questo numero però c’è da sommare gli abitanti della Provincia di Fermo (anche loro sprovvisti di collegamenti diretti) pari a 177 mila abitanti, e almeno un terzo (ci teniamo bassi) degli abitanti della Provincia di Teramo, nell’identica situazione e per gran parte facenti riferimento a San Benedetto per i contatti ferroviari. Quindi circa 100 mila abitanti della Val Vibrata e del vicino Abruzzo. Parliamo di qualcosa che si avvicina a mezzo milione di residenti. Sommatorie che non possono farsi per quanto riguarda la Provincia di Pesaro essendovi collegamenti di lunga percorrenza anche nelle contermini province di Rimini e Ancona.

PRESENZE TURISTICHE Vero che rispetto ai dati del 2015, gli ultimi disponibili nel sito della Regione Marche, Pesaro vantava 3.256.430 presenze, mentre la Provincia di Ascoli era a 2.106.903. Vero è che l’intera parte meridionale delle Marche, la vecchia provincia contenente anche Fermo (2.044.591) e dimenticata anch’essa dai collegamenti a lunga percorrenza, consta di complessive 4.151.494 presenze. Senza contare eventuali turisti che vorrebbero giungere a Martinsicuro o Alba Adriatica, in Abruzzo.

DISTANZE Il punto è che la ferrovia di Pesaro dista appena 33 chilometri da quella di Rimini, mentre la stazione di Ancona si trova a 59 chilometri da quella pesarese. Ad eccezione delle rare fermate a San Benedetto, troviamo tre fermate standard tra Rimini e Ancona, quindi in 92 chilometri. Poi c’è una sorta di balzo interstellare fino alla stazione centrale di Pescara, distante 146 chilometri da quella del capoluogo marchigiano. C’è qualcosa che non va, oppure ci sono grandi problemi con i numeri.

TERREMOTO Forse è spiacevole toccare questo argomento ma a fronte del disastro avvenuto nelle montagne delle Marche meridionali, se la politica regionale e la dirigenza di Trenitalia non mostrano alcun interesse neanche di fronte all’ulteriore pericoloso tracollo turistico, allora, davvero, c’è da alzare le mani in segno di resa.