CUPRA MARITTIMA – Parole di soddisfazione, quelle di Roberta Rossi. Un onore a cui corrisponde inevitabilmente un onere. L’assessore all’ambiente non cela infatti, accanto all’orgoglio “di poter rappresentare la cittadinanza”, l’apprensione affinché il messaggio dell’uguaglianza di genere passi attraverso “l’educazione dei figli”.

“É ancora lunga la strada da percorrere per parlare di pari opportunità” spiega l’assessore. Strada lunga ma apparentemente necessaria per poter smettere di parlare di ‘quote rosa’. “Non siamo diversamente uomini, siamo semplicemente donne” aggiunge la Rossi.

Parlare dell’esser donna, spesso ma non sempre, include anche la maternità. “Talvolta mi chiedo se sto sottraendo del tempo ai miei figli per l’impegno politico – prosegue – ma credo che l’educazione passi dall’esempio. Modello fruttuoso quello che passa attraverso gesti concreti, vista l’attività propositiva di entrambi i figli dell’amministratrice. E, a proposito di esempi, Roberta Rossi ne cita uno illustre: Margherita Hack. “É riuscita a realizzarsi sia nel lavoro che nello sport – prosegue l’assessore – e si è sempre impegnata nelle campagne per i diritti civili e degli animali”.

Vuole lasciare ad altri, in altre sedi, il sofisma su come declinare il sostantivo “sindaco” o “assessore”, quando si parla di una donna ma le preme la questione dei cognomi. In una famiglia il cognome di marito e moglie “hanno pari dignità” e ” devono andare ai figli, come fanno d’altronde da anni senza alcun problema, nei paesi spagnoli” Allo stato attuale invece, l’aggiunta del cognome materno “viene visto come un capriccio o sembra nascondere chissà quali vicende familiari“.

“É ancora una questione culturale” conclude l’assessore,