SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Addio consiglio comunale (forse). Paolo Perazzoli rivela la decisione durante l’incontro del neonato “Articolo 1 – Movimento Democratici e Progressisti”, la formazione nata dalla oramai nota scissione del Partito Democratico.

PERAZZOLI LOCAL “Sono ancora tesserato con il Pd ma ad ogni modo sono in attesa della sentenza del Consiglio di Stato sul nostro ricorso relativo alle elezioni comunali – spiega Perazzoli, che chiede che il voto venga reso nullo e sia considerata invece la sua vittoria, conteggiando il voto di lista che ha superato il 50% – Nel caso che il ricorso non venga accolto, io mi dimetterò da consigliere comunale e lascerò il posto al primo dei non eletti”.

PERAZZOLI GLOBAL In apertura Giuseppe Cameli ha detto: “In questi ultimi anni ho sofferto veramente, non mi sono sentito a mio agio, emarginato come molti altri usciti da questo partito. Non ho più sentito lo spartiacque tra destra e sinistra”.

Lungo e dettagliato il discorso di Perazzoli: “Dopo il crollo del Muro molti di noi hanno creduto nella globalizzazione e nel neoliberismo. La crisi economica, ha rivelato la crescita delle diseguaglianze, sono aumentate le ingiustizie. Una parte della sinistra segue la politica dei ritmi televisivi, delle battute fulminanti. Così il Partito liquido è diventato il partito del capo e abbiamo fatto politiche di centrodestra.

Renzi ha fatto tutto lui, ci ha buttato fuori. Non c’è mai stata una discussione. Per il risentimento anti-Renzi abbiamo perso 19 ballottaggi su 20, e anche a San Benedetto rafforzati da una scelta scellerata dei dirigenti. Si è trasformato il partito in un partito di tifosi, di ultras, anche localmente.

Noi partiamo dall’articolo 1, da un lavoro stabile e giustamente remunerato come prima garanzia per una costruzione del sé equilibrata.

Per me sono giorni travagliati, sono iscritto dal 1967, alla Fgci e ho seguito tutte le evoluzioni del Pci. In questo movimento ci sono persone partite da punti diversi, con Mancini e Spadoni ci siamo combattuti, ma da oggi conterà di più quel che si farà rispetto a quel che si è fatto.

In questa fase sto qui, mi hanno chiesto da Roma di dare un impulso, ma dopo questa prima fase, come D’Alema o Bersani sia meglio che si dia un contributo di compagni e compagne più giovani, dovremo cercare adesioni non solo in chi stava nel Pd ma soprattutto in chi in questi anni ha abbandonato per il tradimento degli ideali giovanili. Vorrei tanto andare in pensione (dice sorridente, ndr). Ne vale la pena far nascere questo movimento, è una grande idea ma anche una necessità.

Tra i molti presenti alla Casa del Pescatore, piena e con tante persone in piedi, l’ex sindaco di Spinetoli Emidio Mandozzi, il sindaco di Cossignano Roberto De Angelis, l’ex vicepresidente regionale Antonio Canzian, Stefano Ciampini e Stefania Balestra consiglieri comunali di Monteprandone, l’ex candidato del Pd Gianluca Pompei.

Mandozzi ha affermato: “Questa sera ho ascoltato l’abc del centrosinistra, partendo dal lavoro e dal valore del lavoro”.

Mancini, ex segretario provinciale di Sel: “Dieci anni fa ci lasciammo, noi vedevamo nel Pd una deriva centrista e neoliberista concretizzata. Prendiamo atto di una doppia sconfitta, la vostra strada nel Pd, e la nostra che non è stata in grado di costruire qualcosa a sinistra in grado di condizionare al Pd a sinistra. Oggi lo scenario è cambiato dopo il referendum, siamo al proporzionale e possiamo radicare e costruire una forza di sinistra. Il maggioritario ha destrutturato le forze politiche aumentando il numero di forze leaderistiche e senza democrazia interna.

La crisi economica ci impone una riflessione diversa sulle politiche fatte in Italia negli anni 90 e 2000. Non sono affezionato all’Ulivo e al centrosinistra, il richiamo a quelle stagioni ci deve far riflettere. La flessibilità e precarietà del lavoro sono state aperte con l’Ulivo, le privatizzazioni con Amato, Ciampi, Prodi e D’Alema. Riproporre quelle formule non ci fanno individuare gli errori.

Non possiamo aspettare febbraio 2018 e apparire il partito della responsabilità, appena il governo non rispetterà i nostri intendimenti si dovrà andare al voto altrimenti Renzi farà il gioco che Berlusconi fece con Monti, nei nostri confronti”.

Loredana Emili: “Non sono più iscritto al Pd da anni, sia per esperienze locali ma anche nazionali. Non vivo questa vicenda con apprensione, ma ascolto oggi persone folgorate sulla via di Damasco, come anche Orlando e Calenda scoprono il fallimento delle politiche economiche. Dice Calenda: “Le politiche dei bonus non producono niente.

Siamo ad una rinascita, in Germania la Merkel governa da anni in un sistema proporzionale, il maggioritario ha prodotto frammentazione. Il sistema elettorale fa sì che anziché stare insieme si predilige l’individualità con alcuni progetti. Questa è la scelta fatta in primis da Speranza, non solo con Renzi, il male è oscuro e viene da lontano.

Abbiamo perso milioni di voti, la scissione c’è già stata. Abbiamo pensato che il leader potesse compensare la mancanza di grandi idee collettive. Noi abbiamo fatto delle scelte pesanti, dando i bonus e scacciando i sindacati.

L’ex assessore Luca Spadoni: “Agli amici dico che non sto cambiando partito. In realtà sto tornando a casa. Anche se non è semplice e il percorso non è facile. Ho scelto ciò che è giusto e non ciò che è facile”.