SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Due Pd. Anzi mezzo Pd e mezza “Cosa”. Insomma: il Partito Democratico a dieci anni dalla nascita subisce la scissione più profonda, anche se negli ultimi tre anni vi è stata in realtà una piccola diaspora di parlamentari (ad esempio Fassina, D’Attorre, D’Antoni), ricompensata però nel tempo da molti accordi in entrata.

Se dunque a livello nazionale abbandonano il PDR (come viene ironicamente ribattezzato), ovvero il Partito Di Renzi, calibri di livello come D’Alema, Bersani e l’astro da tempo nascente Emiliano, è interessante valutare in che modo, a livello locale, avverranno i posizionamenti degli iscritti al Pd.

L’aspetto più interessante è legato alla situazione dell’ex sindaco ed ex candidato sindaco di San Benedetto Perazzoli. Il quale pochi mesi fa sembrava sul punto di essere rieletto mentre poi il cosiddetto fuoco amico gli ha sbarrato. Da allora Perazzoli si è distinto per una appassionata campagna per il No al referendum del 4 dicembre che ha scavato ulteriormente il solco con gli ex (ormai) compagni di partito.

Se Perazzoli dunque, dalemiano storico, sarà il punto di riferimento per la nascente Cosa, da chi potrebbe essere seguito? In consiglio comunale a San Benedetto è facile ipotizzare che Di Francesco, Capriotti (super-renziano) e Morganti restino nell’attuale Pd. Stessa cosa dovrebbe fare, all’esterno, Colonnella (Damiano, suo punto di riferimento nazionale, è critico con Renzi ma non lo abbandona) e Sorge.

Con Renzi il sindaco di Monteprandone Stracci, renziano della prima ora, l’assessore grottammarese Splendiani, e soprattutto il deputato Agostini, sotto il cui ombrello resteranno molti attuali democratici, a partire dal sindaco di Offida Lucciarini e al capogruppo consigliare di Ascoli Ameli.

La situazione paradossale potrebbe aversi sempre a San Benedetto dove i sommovimenti del Pd hanno generato anche una scissione all’interno di Sinistra Italiana. Qui l’ex candidato alla segreteria Arturo Scotto si è ritirato (è stato eletto Fratoianni) proprio perché attratto dalle sirene della sinistra Pd o anche del “campista progressista” Pisapia, ex sindaco di Milano. Con lui una parte dell’ex Sel sambenedettese tra cui Giorgio Mancini e l’ex assessore Luca Spadoni i quali rischiano di riconvergere affianco a Perazzoli, nonostante alle scorse elezioni amministrative avessero rifiutato l’appoggio al candidato sindaco. Divisioni poi comunque ricomposte durante la campagna referendaria.