SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Inizia con “scusate lo sfogo” il post dell’ex capogruppo consiliare del Partito Democratico di San Benedetto Claudio Benigni che in realtà è un “j’accuse” alla gestione della Sanità nel Piceno e a San Benedetto, e quindi una critica alla Regione Marche. Il che, essendo a guida Pd, fa ovviamente più rumore.

Partendo da alcune riflessioni personali dovute alla necessità di cure, prima al Pronto Soccorso di San Benedetto poi all’Ospedale Mazzoni di Ascoli, Benigni scrive: “Ho vissuto sulla mia pelle quello che la stragrande maggioranza dei cittadini sambenedettesi percepisce e respira oramai da anni. Pochissima fiducia verso una struttura che, al di là di alcuni singoli comparti di eccellenza da e continua a dare, checché se ne dica, sensazioni di smantellamento totale”.

“Ora per fortuna sto meglio ma la strada verso una sanità di eccellenza nel territorio piceno è purtroppo ancora lunga per non dire infinita specie nella nostra San Benedetto. A detta di tutti esistono criticità che partono da lontano ma oggi abbiamo una situazione che non è più possibile sottacere. Per troppo tempo sono state coperte inefficienze e ingiustizie: attese lunghissime sperando di arrivare in vita al giorno prefissato per l’esame diagnostico, accoglienza improntata alla tipica scortesia dei forti coi deboli, una struttura dal numero impressionante di amministrativi ma costantemente deficitaria sul fronte del personale sanitario, organici rimaneggiati durante gli esplosivi periodi estivi che fanno da contraltare a quelli invece in sovranumero del Mazzoni di Ascoli, numeri letto più che sufficienti ma che non bastano mai per una cronica disorganizzazione, comparti che scoppiano ed altri che latitano, persone che lavorano per quattro ed altri…” è il lungo elenco di Benigni.

Il quale poi ricorda: “Circa nove anni fa muovevo i primi passi da consigliere comunale quando firmai una mozione presentata dal consigliere di An Giorgio De Vecchis la quale intendeva soltanto attenzionare, per usare un termine in voga, il declino del nosocomio sanbenedettese. Beh...venni pesantemente redarguito dalla classe dirigente del mio partito perché a loro dire, quella mia azione avrebbe prodotto da lì a poco gravi ripercussioni da parte del governo regionale amico dell’amministrazione dell’epoca. Oggi la mia consapevolezza mi porta a dire che non si può più restare in silenzio sull’importantissimo tema della sanità. A prescindere da chi siano i nostri governanti, amici o meno, il sistema sanitario deve funzionare, punto”-

“Il nostro presidente Luca Ceriscioli che ho sempre stimato e che ho contribuito a far eleggere (con i miei 2.800 voti) sa che gli impegni assunti in campagna elettorale vanno rispettati e appena accadrà (fino ad oggi poco si è visto) sarò il primo a rallegrarmene. Diversamente sappia che mi troverà costantemente incazzato. L’Ospedale Unico (di eccellenza) è ovviamente un progetto condivisibile ma nel frattempo (un frattempo molto molto lungo) i servizi ospedalieri che siano di Area Vasta o meno debbono essere di qualità e dai tempi di attesa ragionevoli. Come ha sempre detto Ceriscioli la salute dei cittadini non può essere trattata con il pallottoliere. Urge insomma uno scatto di reni, investimenti… più che rassicurazioni (se i fondi ci sono mettiamoli in campo)”.

“Non possiamo consolarci col fatto che ci sono tante cliniche private convenzionate disponibili ad offrire posti letto, anzi. Tenere le strutture pubbliche ai minimi livelli non fa che aumentare i fatturati di quelle private, le quali sono ben liete di prendersi la “ciccia” ma si guardano bene dall’accollarsi reparti come quelli del Pronto Soccorso che sono a “rimessa totale” o di acquistare costosissime e nuove apparecchiature. E non possiamo neppure consentire che questo tema venga lasciato ad appannaggio dei Pentastellati. Di questi ultimi giorni infatti la loro dichiarazione in base alla quale intendono raccogliere 1000 firme (e certamente ci riusciranno, visto il tema caro della Salute Pubblica). Non possiamo più tacere. E’ finito il tempo delle parole ed è arrivata l’ora dei fatti nella quale i cittadini debbono pungolare e protestare mentre i governanti debbono dare risposte: è in gioco la salute dei nostri figli, la vita dei nostri genitori”.