VENEZIA – Operazione delle Fiamme Gialle rinominata “Italian Job”. Il Nucleo Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, su ordine della Dda partenopea, sta eseguendo nelle province di Roma, Napoli, Salerno e L’Aquila il fermo di quattro persone indiziate di traffico internazionale di armi e di materiale dual use, di produzione straniera.

Si tratta, in particolare, di tre persone di nazionalità italiana fra cui un teramano di 51 anni residente a Roma e di un soggetto libico che, in concorso tra loro, nel periodo dal 2011 al 2015, hanno introdotto in paesi soggetti ad embargo, quali Iran e Libia, in mancanza delle necessarie autorizzazioni ministeriali, elicotteri, fucili di assalto e missili terra aria.

Tutti i soggetti coinvolti svolgono, formalmente, attività connesse con il commercio internazionale, avvalendosi anche di società con sede in Paesi esteri, principalmente in Ucraina ed in Tunisia, nonché mantenendo consolidati rapporti con personalità del mondo politico e militare in Stati dell’area asiatica e mediorientale quali Iran e Libia.

Tra le aziende implicate nei citati traffici illeciti spicca una società con sede in Roma, operante nel commercio di elicotteri che, sulla base dei riscontri effettuati, avrebbe, almeno in un caso, ceduto, attraverso triangolazioni che hanno consentito alle merci di non entrare nel territorio nazionale, materiali di armamento di produzione estera verso l’Iran.

In un altro caso, con le medesime modalità, una società basata in Ucraina, facente capo a soggetti italiani, avrebbe ceduto armamenti a gruppi militari libici.

L’esame della documentazione cartacea e telematica sequestrata a seguito di perquisizioni delegate, eseguite nel novembre del 2015, congiuntamente con le risultanze delle indagini tecniche e delle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, ha permesso di ricostruire l’entità dei traffici illeciti di cui si parla aventi ad oggetto, tra l’altro, anche vari tentativi, idonei e diretti in modo non equivoco, di vendere elicotteri militari, fucili d’assalto, munizionamento da guerra, missili anti-carro e terra-aria, sempre nei due citati Paesi sottoposti ad embargo internazionale.

I riscontri effettuati hanno confermato anche come la società capitolina in questione non fosse in possesso delle necessarie autorizzazioni del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero dello Sviluppo Economico per commerciare armi e beni dual use.

Durante le attività d’indagine, la Procura di Napoli ha, inoltre, trasmesso rogatorie internazionali verso i diversi Paesi interessati dalla vicenda.