SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Il Pd fa fronte unito davanti alla stampa. E già questa è una notizia dopo la battaglia, quasi da “Guelfi e Ghibellini” portata avanti con la campagna referendaria. E se l’ascia di guerra dal 4 dicembre sembrava seppellita, a dissotterrarla per qualche minuto ci pensa Paolo Perazzoli, che però stavolta l’arma del referendum la indirizza verso Pasqualino Piunti.

Il campo di battaglia e quello del ricorso del Pd, che nei prossimi mesi sarà al vaglio del Consiglio di Stato, dopo la bocciatura da parte del Tar Marche. Sul piatto sempre l’interpretazione del comma 10 dell’articolo 73 del Tuel e di rimando la composizione del Consiglio Comunale sambenedettese, che il Pd non ritiene congrua rispetto ai risultati della prima tornata elettorale di giugno. Cosa c’entra il referendum però?

Per Perazzoli la posizione assunta da Piunti in occasione della recente campagna referendaria, col Sindaco sambenedettese apertamente schierato, come Perazzoli d’altronde, per il No “dovrebbe aiutarlo a capire che scandalo è stato quella interpretazione del Tuel che ha portato, alla coalizione che ha superato il 50% dei voti al primo turno, il riconoscimento di soli 6 consiglieri in assise” chiosa l’ex primo cittadino. Paolo Perazzoli, di fronte ai consiglieri democratici, forse un po’ in imbarazzo viste le recenti divisioni intercorse sul tema, rincara la dose: “Piunti si è opposto alla Renzi Boschi e all’Italicum, il suo partito propone il proporzionale e si oppone a queste leggi iper maggioritarie” commenta l’ex consigliere regionale, nell’intento chiaro di accomunare due battaglie formalmente diverse sotto la stessa bandiera del principio di rappresentanza.

Chiaro l’intento provocatorio del consigliere democratico, ma in ogni caso la politica ci stupisce sempre per i risvolti curiosi che riesce a regalare.