SAMB IN SILENZIO RUMOROSO. È fuor di dubbio che il presidente Franco Fedeli ha un modo di gestire gli aspetti tecnici più come Maurizio Zamparini oggi e Romeo Anconetani del Pisa negli anni settanta, piuttosto che come altri presidenti più silenziosi pubblicamente e magari ‘terribili’ dietro le quinte.

Al nostro piace ragionare in assoluto, sempre senza mezze misure. Che faccia bene o meno lo sapremo soltanto fra qualche mese. In questo momento c’è un po’ di confusione. Secondo me, fino ad un paio di settimane fa, le sue critiche a viso aperto hanno rappresentato sollecitazioni utili per giocatori e tecnico. La conferma l’ho avuta nel dopo Ancona quando Franco Fedeli ha provato a sollevare il morale di tutti con parole rassicuranti.

Non saprei invece come giudicare la ‘ricaduta’ di Padova dove ha sbagliato, secondo me per la prima volta, a giudicare la prova complessiva e dei singoli calciatori. Fosse stato presente, probabilmente (credo) sarebbe stato più elastico nei giudizi. Tra Web Tv e campo c’è una bella differenza.

Lo dice uno che nel post partita ha avuto un duro scontro dialettico con il tecnico patavino Brevi che non voleva riconoscere la superiorità dei rossoblu mostrata in campo per almeno un’ora (un tifoso patavino ci ha detto in ascensore “Eppure la Samb non è il Real Madrid!”), dopo il regalo del rigore che ha deciso la gara.

Soltanto Uno è infallibile ma non si può negare che una persona trasparente come il presidente rossoblu è più unica che rara e per me è più un merito che un demerito. Credo che sia stata anche la chiave della sua fortuna di imprenditore.

Detto questo ritengo giusto pubblicare le sue parole ma ricamarci sopra no perché, dopo, tutto diventa gossip e serve soltanto per dividere.
Da giornalista sportivo della mia squadra del cuore cerco sempre di difenderla anche derogando da quello che è l’aspetto professionale ma senza oltrepassarne la deontologia. Insomma a me non piace fare scoop sulla Samb per il gusto di farli quando non riguardano fatti concreti e utili alla causa rossoblu. Quante volte sono stato accusato di essere un ‘nemico’ di precedenti ‘patron’? Non lo ero e credo che adesso si sia capito perché. Volevo semplicemente difendere i colori che amo da chi ha cercato di usarli per fini e utilità personali.

Sarà per questo motivo che approvo il parere di coloro che la pensano così: sarebbe opportuno di non pubblicare le intenzioni di mercato con tanto di nome e cognome; si destabilizzano ambiente, squadra e economicamente anche la società. Chi è attento sa che è esattamente la linea editoriale che adotto da sempre, quella cioè di fare nomi dopo le certezze.

Non mi importa se al lettore fa piacere sognare e vuole sapere, anche se l’affare non si concluderà. Sono invece in linea con dichiarazioni di questo tipo: “un allenatore non dice a terze persone che vuole dimettersi, si dimette e basta”, motivo per cui chi riporta certe considerazioni non virgolettate fa più male che bene a società complesse come quelle calcistiche.

Sono altresì assolutamente contrario ai silenzi stampa e alla moda di far parlare i giocatori soltanto davanti ad un componente della società. Lo ritengo un comportamento offensivo per il giocatore stesso ma anche una scelta nociva perché utile soltanto a diffondere notizie distorte attraverso voci più o meno in buona fede. Una volta non era così, una giustificazione (per modo di dire) può esserci nei campionati dove i Media acquistano certi diritti; un’assurdità anche quella che è però ancora più assurda nei tornei in cui le esternazioni dei calciatori non sono a PAGAMENTO.