ANCONA – Ogni anno vengono prodotti nel mondo più di 300 milioni di tonnellate di plastica ed almeno il 10% di questi materiali finisce negli oceani, dove si degradano molto lentamente e tendono a frammentarsi in minuscole particelle: le microplastiche, con dimensioni inferiori ai 5 mm e spesso invisibili ad occhio nudo.

A quanto riportato da una nota dell’Ansa, il Mediterraneo risulta uno dei bacini maggiormente contaminati come emerge da un recente studio pubblicato su Nature/Scientific Reports, frutto della collaborazione tra l’Istituto di Scienze Marine del Cnr di Lerici (ISMAR-CNR), l’Università Politecnica delle Marche, l’Università del Salento e Algalita Foundation (California). I quantitivi vanno da 500 g per kmq fino addirittura a 10 kg per kmq.

Le microplastiche, scambiate per cibo, possono essere ingerite dai più piccoli organismi del plankton fino ai predatori terminali. L’Università Politecnica delle Marche ha scoperto tracce in almeno il 30% del pescato dell’Adriatico in quantitativi che per altro non rappresentano un pericolo per la salute.