Ebbene Sì: l’unica maniera per sapere la sera stessa delle elezioni chi sarà il partito a formare il governo con un Presidente del Consiglio in pectore è adottare leggi elettorali come il fu Porcellum o lo sfortunato Italicum, l’unica legge elettorale nella storia europea che è stata votata (a colpi di fiducia) ma mai adoperata in una elezione.

I quasi 20 milioni di No del 4 dicembre hanno girato le lancette che la politica italiana aveva innestato negli ultimi 25 anni. Non un salto nel passato quanto un Ritorno al Futuro.

L’agenda politica è dominata dalla necessità di scrivere una legge elettorale che consenta agli italiani di votare. Perché il problema del combinato disposto Riforma Costituzionale + Italicum era tale che, per sbadataggine, strafottenza o calcolo politico, oggi si hanno due leggi elettorali diverse per le due camere: Italicum a Palazzo Montecitorio, e il cosiddetto Consultellum a Palazzo Madama (una sorta di proporzionale puro, resto dell’abbattimento del Porcellum da parte della Consulta).

Al di là di possibili colpi di mano delle forze politiche presenti in Parlamento che rischiano di disegnare una legge elettorale partigiana e quindi nell’interesse di breve periodo delle forze parlamentari più che di quello della rappresentatività richiamata proprio dalla Consulta, al momento gli scenari possibili appaiono sostanzialmente due: il recupero del Mattarellum, un sistema elettorale misto maggioritario (75%) e proporzionale (25%), adoperato nelle elezioni del 1994, 1996 e 2001, e il ritorno al sistema proporzionale (con una soglia di sbarramento), come si è votato in Italia fino al 1992.

Di seguito, a mio parere, le ragioni che dovrebbero condurre gli italiani a preferire il sistema proporzionale

DO YOU REMEMBER UDEUR

Non esiste legge elettorale “costituzionale” in grado di garantire una qualunque maggioranza. La svolta maggioritaria è stata sostenuta proprio per garantire ai vincitori, in termini di seggi uninominali vinti più che percentuali totali, una maggioranza stabile in Parlamento. Ciò comportò tuttavia l’aggregazione di partiti politici spesso non omogenei, sia politicamente, che come consistenza elettorale, che geograficamente. L’Udeur di Mastella col suo 1% di consensi su scala nazionale era però risolutiva in alcune zone della Campania o della Sicilia, dove il 10-15% dei voti spostava da una coalizione all’altra un numero considerevole di seggi. La Lega fungeva da asso pigliatutto o quasi nel Nord. Il maggioritario quindi bipolarizzava ma non bipartitizzava (ci si scusi per i termini). L’elettorato dunque riconosceva nei due poli gli unici contendenti alla gestione governativa, ma non per questo ha rinunciato ad esprimere preferenze particolari. La situazione politica attuale sarebbe tale che questo genere di problema resterebbe, con la sicurezza che nessuna delle coalizioni forzatamente aggregate riesca ad ottenere la maggioranza dei seggi. Vi è infatti la presenza di un “terzo polo”, non ridotto a resto ma stimabile in un quarto o in terzo di elettorato, ovvero il M5S.

IL VELENO VA RIMOSSO

L’attuale Parlamento, con sentenza della Corte Costituzionale 1/2014, è stato eletto con legge elettorale giudicata incostituzionale. Per questo motivo, a partire da quella sentenza, si sarebbe dovuto subito procedere ad approvare una nuova legge elettorale e ripristinare la sovranità popolare, clamorosamente sottratta in precedenza e dopo il gennaio 2014 con cognizione non emendabile. Qualsiasi decisione di questo Parlamento, pur se legittima, è gravata da questo vizio politico. Dunque una situazione siffatta potrebbe essere perdonata soltanto se l’uscita di scena fosse la più neutrale possibile. Il sistema proporzionale metterebbe tutte le forze politiche sulla stessa linea di partenza, mentre sistemi maggioritari falserebbero la rappresentanza popolare e ciò non andrebbe consentito all’attuale Parlamento. Sarebbe come trasmettere un virus pericoloso da una fonte d’acqua ad un’altra alla quale doversi abbeverare per cinque anni.

PARLAMENTARISMO=PROPORZIONALE, PRESIDENZIALISMO=MAGGIORITARIO

Il sistema istituzionale italiano è parlamentare e non presidenziale, e dopo le due riforme costituzionali bocciate (2006 e 2016) lo è irrevocabilmente. I sistemi maggioritari degli ultimi 22 anni hanno creato una sorta di mostro: di fronte a regole parlamentari si è illuso i cittadini di aver trasformato la Repubblica in un sistema presidenziale. Di fatto abbiamo assistito a sfide tra candidati Presidenti del Consiglio, all’indicazione del loro nome nelle schede elettorali, per poi ritrovarsi Presidenti del Consiglio D’Alema, Amato, Monti, Letta, Renzi e Gentiloni. Va detto che la riforma presidenzialista di Berlusconi, bocciata nel 2006, era più congrua a tale modello di quanto fosse l’impostazione surrettizia della Renzi-Boschi (era probabile che con la vittoria del Sì il sistema sarebbe stato modificato ulteriormente). Infatti in Europa i sistemi maggioritari vengono usati sostanzialmente in Gran Bretagna e in Francia, dove il presidenzialismo impone l’indicazione di un vincente. Altrove i sistemi sono parlamentari e proporzionali (in qualche caso misti).

PROPORZIONALE UN TEMPO, MAGGIORITARIO DUE TEMPI

Se nessun sistema elettorale costituzionale è in grado di garantire una maggioranza parlamentare, il Mattarellum consta di due passaggi, mentre il proporzionale soltanto di uno. Col Mattarellum i partiti si accordano prima delle elezioni e poi, una volta ripartiti i seggi in coalizioni (ma anche in singole forze ciascuna di fatto indipendente anche se legata da un patto di lealtà nei confronti degli elettori, non vincolante), rielaborano accordi parlamentari: che rischiano di essere incompatibili con le coalizioni presentate al voto (Sinistra Italiana e Lega non possono allearsi tra loro, Forza Italia e Pd sì). Col proporzionale l’accordo si fa soltanto in parlamento, dove ogni forza ha le spalle coperte dal voto popolare esattamente rappresentato, anziché deformato dai collegi uninominale.

PROPORZIONALE = PRIMARIE AUTOMATICHE, MAGGIORITARIO = POTERE A ROMA

Il Mattarellum sarebbe più accettabile se obbligasse tutte le coalizioni a delle primarie tali da individuare il nome del candidato nel collegio uninominale. Il fatto che un marchigiano venga obbligato a votare un siciliano o un lombardo senza nessuna relazione con la Regione Marche non ha nulla a che vedere con la democrazia. Il Mattarellum, di fatto, ha amplificato il potere delle segreterie romane a discapito delle libere scelte degli elettori, potere poi reso esponenziale dal Porcellum e dall’Italicum, fortunatamente abbandonati. A Roma si sceglieva la ripartizione dei seggi fra i vari partiti, e l’elettore doveva fidarsi della buona fede della coalizione e votare un leghista o un forzista, oppure un rifondarolo o un margherito. I seggi considerati sulla carta più sicuri erano una sorta di lista bloccata riservata ai fedelissimi della segretaria del partito o del capo. Con le preferenze del proporzionale si supera l’ostacolo dell’organizzazione delle primarie da disciplinare per legge come garanzia dell’elettore.

PROPORZIONALE: OCCASIONE STORICA PER UN M5S COSTITUZIONALE

Il Mattarellum, costringendo centrodestra e centrosinistra ad aggregazioni forzate e riconosciute non coese già in campagna elettorale, sarebbe un assist clamoroso al Movimento Cinque Stelle, nato in epoca di Porcellum e di cui ne ha incarnato più di tutti la vocazione: partito unico che punta alla vittoria per aggiudicarsi il 55% dei seggi, da solo. Il Mattarellum obbligherebbe il M5S a definire se resta partito che non si allea con nessuno, o se accetta alleanze parlamentari. Ma questo solo dopo il voto. L’ambizione maggioritaria del M5S, i suoi candidati locali a fronte di candidature turistiche e il sostanziale fallimento delle esperienze politiche di centrosinistra e centrodestra della Seconda Repubblica, che sembrerebbero degli zombie elettorali, garantiranno al M5S un successo invidiabile. Al contrario con il proporzionale stesso la natura del M5S dovrà cambiare pena l’irrilevanza. Sarà partito unico tra vari partiti unici; i suoi candidati saranno valutati alla pari degli altri candidati del collegio; non potendo raccogliere il 51% dei consensi, dovrà subito chiarire a quali condizioni sarà disposto ad allearsi per il governo nazionale. Tutto ciò potrà istituzionalizzare il M5S, selezionarne una classe dirigente (per condurre trattative occorre saper esercitare la mediazione politica, cosa diversa dal prendere ordini) e renderlo importante nelle vicende parlamentari. Pd e M5S potrebbero alternarsi nelle coalizioni, o, fra qualche anno, governare assieme in una coalizione centrista. Per il M5S e i suoi attivisti sarebbe una fortuna, perché darebbe un senso al loro NO costituente del 4 dicembre.

PROPORZIONALE : COSTITUZIONE = MAGGIORITARIO : AUSTERITÀ

La Costituzione del ’48 era pensata per un sistema elettorale proporzionale. Una grande partecipazione politica garantiva che alla maggioranza parlamentare che approvava le leggi e sosteneva il governo corrispondesse una identica maggioranza dei cittadini. Con il tentativo del compromesso storico, nel 1978, si tentò di superare i vincoli politici esterni all’Italia e garantire una maggioranza parlamentare forte dell’80% dei consensi cittadini. La fine tragica di quel tentativo portò l’Italia in balìa dei vincoli esterni, sulla moneta per prima (Sistema Monetario Europeo), fino ai vincoli sul bilancio avviati da Maastricht nel 1992. Da allora lo Stato Italiano applica l’austerità ovvero una tassazione più alta della spesa pubblica: i cittadini infatti sono soggetti ad un costante impoverimento e ad una erosione dei risparmi. Nessun governo in carica ha ricevuto un rinnovo dei consensi elettorali, persino nelle elezioni intermedie (regionali o referendum che fossero): Renzi è l’ovvia conferma. La Dc, al confronto, governò ininterrottamente per 45 anni grazie ad un reale miglioramento economico e sociale avvertito dai cittadini.

Con il maggioritario il governo viene sostenuto da una minoranza dei cittadini, per cui può attuare quelle politiche antipopolari riducendosi ad un consenso residuale. Col proporzionale il governo non può perdere la fiducia della maggioranza dei cittadini. Deve quindi essere espansivo, anti-austerità e, in una parola, Costituzionale.