SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Una lunga e dettagliata commissione congiunta (fra Affari Generali, Ambiente e Bilancio) per parlare di rifiuti. D’accordo, l’argomento non è dei più invitanti ma l’incontro, tenutosi eccezionalmente in sala consiliare nel tardo pomeriggio del 14 dicembre, è servito per una visione più chiara delle prospettive nello smaltimento dei rifiuti del nostro territorio e per capire, in sostanza, se i sambenedettesi saranno destinati a vedere aumentata la Tassa sui Rifiuti (Tari).

Discariche piene

Ad aprire l’incontro ci pensa l’amministratore delegato della Picenambiente Leonardo Collina che “inonda” letteralmente i consiglieri di numeri. Nella giungla di diapositive spiegate alle tre commissioni riunite e agli assessori Andrea Assenti (Partecipate) e Andrea Traini (Ambiente e Bilancio) esce fuori uno scenario piuttosto chiaro, quello di un “territorio consumato” per l’amministratore delegato. Le discariche della provincia di Ascoli sono sostanzialmente piene visto che dopo Relluce si è riempita anche la discarica Geta e allora, già da tempo in realtà, Picenambiente è costretta a portare i rifiuti a Fermo e Corinaldo con un costo, spiega Collina “di 119 euro per tonnellata” ben superiore al costo medio attuale di 95 euro che, tra le altre cose, dal 2011 è anche aumentato di circa 20 euro. Non è finita qui, “dalla prossima settimana conferiremo l’indifferenziata a Fano” spiega ancora l’Ad, “al costo di 122 euro la tonnellata”.

Tari: si pagherà di più?

Facile immaginare un aumento di costi dunque nel caso in cui i nostri rifiuti dovessero continuare a sopportare lunghe trasferte. Aumento che in un anno è stato quantificato in oltre 300 mila euro. Non molto per un servizio che grava in bilancio al Comune di San Benedetto per 10 milioni di euro e mezzo, ma in ogni caso un controsenso se teniamo presente che la nostra città ha un percentuale di raccolta differenziata piuttosto “virtuosa” che tocca il 60%. Senza contare che l’utilizzo di discariche esterne dovrebbe essere una soluzione soltanto “tampone” che alla lunga lieviterebbe nei costi. Come fa notare ai presenti Giorgio De Vecchis: “Il cittadino ha sempre sentito che più differenziata faceva e meno tasse avrebbe pagato, oggi non è così perché paghiamo una evidente carenza di impianti per lo smaltimento in zona”. Gli fa eco anche Domenico Pellei: “I cittadini non si spiegherebbero un aumento di costi a fronte di un settore, quello rifiuti, in continua crescita”.

Una soluzione locale

Quali le soluzioni dunque? Per l’assessore e vice sindaco Andrea Assenti innanzitutto “un piano d’ambito che dia le linee guida per lo smaltimento” e poi prosegue il membro d’amministrazione “una soluzione per avere una discarica di servizio locale, che non ci costringa a dover conferire fuori bacino (fuori dalla Provincia n.d.r.) altrimenti i costi sono destinati a moltiplicarsi negli anni”.

Le soluzioni sono sostanzialmente due: continuare a utilizzare la discarica Geta (attraverso un’operazione tecnica denominata “sormonto” e il cui iter procedimentale è stato recente oggetto di una “guerra dei rifiuti” fra Castelli e D’Erasmo) oppure attraverso la tanto discussa in passato sesta vasca di Relluce con la quale, secondo Collina, “non avremmo avuto problemi per molti anni a venire” (il progetto prevedeva infatti spazio per oltre un milione di metri cubi di rifiuti n.d.r.).

Insomma per i sambenedettesi i costi della Tari potrebbero avere un aumento sì, ma forse contenuto, lasciando la nostra città “in una delle fasce più basse per i costi dei rifiuti” commenta ancora l’Ad di Picenambiente che dati alla mano, ricorda come una famiglia media sambenedettese di 3 persone “paga 197 euro di Tari, sotto la media nazionale di 290”. Una media incoraggiante se nel conto ci mettiamo l’impatto dei turisti in estate, ma forse una media che non tiene conto di tutto secondo Giorgio De Vecchis, autore di uno degli ultimi interventi in “commissione rifiuti”: “Il nostro sistema è protettivo forse verso i nuclei familiari ma bisogna calcolare anche l’incidenza della Tari sulle attività commerciali, e in questo caso non siamo fra le fasce più basse” chiosa il consigliere.