Veniamo da decenni dove la politica si è sviluppata in una discrasia perenne tra forme e contenuti, mai combacianti. La politica è diventata comunicazione e la comunicazione è la forma necessaria per rappresentare una sostanza cangiante. Occorre ricombinare la comunicazione con un idealismo oggi sostituito dalla ricerca del consenso.

Il voto a difesa della Costituzione del ’48 consente invece di gestire un capitale di contenuti già pre-confezionati (per quanto soggetti a distorsioni a causa della malta usata dove prima vi era il cemento) e, più che mai dopo il voto del 4 dicembre, di un brand.

La Costituzione porta con essa un intero sistema di comunicazione e sentimenti molto profondi, essendo di fatto l’unico documento italiano nel quale si riconoscano i cittadini (persino molti dei votanti Sì). Valenze intellettuali ma anche sentimentali, il valore dei morti e poi degli studiosi, il ricordo di uomini che poi, a vario titolo, furono la guida per la resurrezione dell’Italia (con tutti i problemi connessi).

Assieme al brand Costituzione, vi è però un riferimento di contenuti politici ancora vivi. E inattuati.

Servirebbe, oggi, un Partito della Costituzione: una forza politica che abbia il coraggio di proporre l’attuazione della Carta del ’48, che fu fin da subito ostacolata e che poi, tra ovvie resistenze, subì la ferita decisiva nel 1978 (assassinio di Moro e rinuncia alla sovranità politica) e la morte nel 1992 (Trattato di Maastricht).

Chi oserebbe attaccare, nella forma, un Partito che oggi si richiami all’attuazione della Costituzione? Sarebbe difficile, forse impossibile. Specialmente se coloro che si esponessero fossero personalità di indubbia stima intellettuale, quali possono ritenersi coloro che hanno promosso il Comitato per il No nazionale, ad esempio.

COSA SIGNIFICA “ATTUARE” LA COSTITUZIONE? Facile a dirsi, difficile a farsi. Perché, seppur figlia di culture istituzionalizzate nel dopoguerra (le principali: la democristiana, la socialista, la comunista, ma anche la repubblicana e la liberale) l’attuazione della Costituzione avrebbe una portata rivoluzionaria. Ci riferiamo soprattutto alla portata sociale ed economica della Carta, tenendo presente che altrettanto impegnativo sarebbe uno sforzo per attuare i diritti civili e individuali richiamati dalla stessa.

Articolo 1  L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Articolo 3 secondo comma È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Articolo 4 La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

E poi ancora: Articolo 31, La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose; Articolo 32 La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti; Articolo 34 I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.

 Articolo 35: La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme e applicazioni; Articolo 36: Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa; Articolo 38: I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria; Articolo 41: L’iniziativa economica privata è libera.

LA RENZI-BOSCHI ERA ZUCCHERO Vi è stata una grande mobilitazione contro la revisione costituzionale che ha condotto il governo alla sconfitta nel referendum. Ebbene, va detto, a tutti coloro che hanno brandito la bandiera del NO, che la Renzi-Boschi è uno zuccherino a confronto di come la Costituzione italiana sia stata manomessa nell’ultimo trentennio. L’opposizione era sacrosanta e giusta. Ma il NO non è stato salvifico: equivale ad un calcio di rigore parato e all’ipotesi di un contropiede.

Basti per tutti il Trattato di Maastricht; sottoscritto nel 1992, ha aperto la stagione dell’austerità in Italia e ha disattivato tutti gli articoli della Costituzione sopra elencati. I vincoli esterni posti all’azione pubblica, poi definitivamente privatizzata con l’adozione di una moneta straniera, hanno comportato che laddove vi fosse un disoccupato, un malato, un servizio da realizzare nell’interesse pubblico, questo fosse impedito da accordi sovra-nazionali.

Il recepimento di questi vincoli, via via più stringenti, è stato tra l’altro introdotto nella Costituzione Repubblicana con le modifiche del 2001 (articolo 117), del 2012 (articolo 81 pareggio di bilancio) e voleva essere rafforzato ancora dalla Renzi-Boschi.

UN PARTITO DELLA COSTITUZIONE Per questo occorre, oggi, la nascita di un vero Partito della Costituzione, e quindi interclassista e moderno; che abbia la forza organizzativa prima e di consenso popolare poi per condurre la battaglia repubblicana, democratica e costituzionale a Roma per farsi ascoltare da Bruxelles.

L’applicazione della Costituzione, il Sì alla Costituzione del 1948, sarebbe oggi un atto rivoluzionario per le forze che dominano la società italiana ed europea. 

L’Italia non cambia perché si tagliano gli stipendi di qualche politico.

L’Unione Europea non cambia perché un Presidente del Consiglio pensa di acquistare consenso parlandone male.

Un Partito della Costituzione, in un nuovo sistema elettorale che si spera proporzionale (Gentiloni e Renzi volendo) può essere il perno capace di legare esperienze politiche diverse e guidarle verso una reale trasformazione.